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MESE DI GENNAIO

DEDICATO A GESU' BAMBINO

 

 

GIORNO 20

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Indice

 

  

MEDITAZIONE

 

 

NAZARETH 

 

TESTO. — «...e stava soggetto ad essi» (Luc. II, 51). 

 

1. PRELUDIO. — Mi figurerò Nostro Signore bambino a Betlemme, in Egitto, crescere poi nell'umile casa di Nazareth, sempre semplice, umile, ubbidiente. Vedrò l'officina di San Giuseppe, la cameretta dove si riunisce la famiglia, l'oratorio della Santa Vergine... Tutto è come nelle case dei poveri, ma con la distinzione e il lusso d'una pulizia squisita. 

 

2. PRELUDIO. — Gesù, mio Maestro, insegnami con il tuo esempio a fare santamente le cose più comuni, in vista della gloria di Dio. 

 

1. PUNTO. — Perchè Gesù ha scelto lo stato d'infanzia. — Perché Egli, che è come nessun altro, ha voluto fare come tutti gli altri. Il Figlio dell'Eterno, Colui che è grande dal principio e che si chiama l'Altissimo, si fa piccolissimo e s'assoggetta alla legge comune dello sviluppo. Egli cresce nella statura, in età, in scienza, in saggezza come noi, si rende dipendente dalla sua santa Madre per le cure che richiede la sua debolezza; impara a fare i suoi primi passi tenendola per la mano, per il vestito; a dire le sue prime parole provando, balbettando... Balbettio divino, come sei eloquente! Quali parole dice dapprima Gesù: «Padre, Padre, mio Dio! Madre, Maria...» e «l'Ecce venio, ecco che vengo»! Poi il nome di padre dato a San Giuseppe, e che risuona nel cuore del patriarca come una soave melodia. Bambino, che vuol farsi vedere così alla terra perchè gli uomini non abbiano paura di Lui! Chi dunque può aver paura di un fanciullo che domanda solo d'essere amato e chi può non amare un bambino? Gesù ha dunque scelto lo stato d'infanzia per ispirarci fiducia, amore e per insegnarci ad obbedire con la sua ubbidienza dal Presepio al Calvario. Questa ubbidienza ripara le nostre disubbidienze, onorando magnificamente la sovranità e l'indipendenza di Dio. 

 

2. PUNTO. — Come imiterò questo stato d'infanzia? Essere seriamente bambino non vuol dire fare delle fanciullaggini; ma vuol dire essere semplice; sincero, senza malizia, senza inganno, senza i mille raggiri dell'amor proprio, senza la piccola politica della vanità, delle pretese, dell'orgoglio... Essere sinceramente bambino, come Gesù, significa essere pieno di attrattiva, amabile, dolce, servizievole, sempre pronto a far piacere a rendersi utile, ubbidire con grande umiltà, gioia e prontezza, avere un aspetto sereno e un sorriso calmo, riposare sulla Provvidenza divina come un figlio amorevole, sempre abbandonato a ciò che essa desidera, permette o vuole. Come è buono e santo questo felice stato di infanzia, come è perfetto!... Di esso Nostro Signore ha detto: «Se non diventerete come uno di questi piccoli non entrerete nel regno dei cieli» (Matt. XVIII, 3). E' dunque la via diritta del Paradiso... Io la prenderò seguendoti, mio Gesù, perchè desidero vivamente entrare un giorno nel tuo Regno. 

 

RISOLUZIONI. — Se devo spezzare qualche abitudine di ricerca di me stesso, di finzione, di vanità, farlo generosamente per perfezionare in me la mia somiglianza con il Bambino Gesù. 

 

ESEMPIO.
Quando vi svegliate dite con il cuore: Santissimo Bambino, gli occhi miei sono vostri, la lingua, le mani, e il cuore, ve gli offo per le mani purissime di Maria. E poi durante il giorno servitevene come di cose sue. Suor Margherita di Bona arrivò a tale unione con il S. Bambino, che dovendo nominare le sue mani, gli occhi, la bocca, era solita dire, la bocca, gli occhi, le mani del S. Infante; non più considerandoli come cose sue, ma del suo Diletto. Un tale parlare così insolito, diede occasione alla sua Maestra di correggerla; e Margherita, ch'era allora fanciulletta, nonostante si facesse violenza fino alle lacrime per ubbidire, non c'era modo che potesse dire gli occhi, le mani mie. Perchè nel medesimo tempo in cui faceva ogni sforzo di proferire il suo nome, si sentiva in gola risuonare distintamente il nome di Gesù Bambino. 

 

FIORETTO - Ripetere durante il giorno la giaculatoria: O Santissimo Bambino Gesù, infervora l'anima mia.

 

 

 

 

 

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