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GIOVEDI' DELLA QUARTA SETTIMANA

DI QUARESIMA

 

MEDITAZIONE XXX 
La Via Dolorosa. 

 

Preludio 1. — «E portando la sua croce, Gesù s'avviò al luogo detto Calvario...». «Figliuole di Gerusalemme, non piangete sopra di me: ma piangete sopra voi stesse e sopra i vostri figliuoli». 

 

Preludio 2. — Rappresentati la via dolorosa del Calvario, il funesto corteo che accompagna Gesù carico del legno della croce, e Maria e le pie donne, che piangono per il misero stato in cui è ridotto Gesù. 

 

Preludio 3. — Signore Gesù, ch'io pianga sempre sopra di Voi, per le pene che sopportaste per me; ma specialmente pianga le mie colpe, che furono la causa di tanti vostri dolori. 

 

PRIMO PUNTO 
E' sul breve racconto degli Evangelisti e sulla Tradizione, che compendiamo la scena della via dolorosa del Golgota. Medita attentamente. Non appena Pilato ha pronunciata l'ingiusta sentenza di morte contro il Salvatore, i deicidi si preparano ad eseguirla. Gesù passa nelle mani dei suoi crocifissori, che lo spogliano del manto di porpora e penosamente lo rivestono dei suoi abiti, fra gli insulti e le derisioni. Si consegna a Gesù la Croce. Con trasporto, con gioia, con venerazione la riceve il Signore, certamente dicendo nel cuor suo: «O Croce, o caro oggetto delle mie brame! Io ti vedo finalmente e dalle mani del mio divin Padre io ti ricevo! Ti saluto, o Croce, ti bacio, ed al mio seno ti stringo, e tutto a te mi dono e mi consegno!». Poi s'avvia al Calvario, appoggiando sulla spalla sinistra il fardello, che deve trascinare sino al luogo del supplizio. Alla testa del ferale corteo si trova un centurione, conforme alle prescrizioni della legge romana. A destra ed a sinistra di Gesù, vi sono due ladri, che con Lui devono essere crocifissi. Presso a Lui cammina un araldo, portando il cartello scritto per ordine di Pilato, e dando fiato alla tromba per far largo. Una folla immensa, insultante, accompagna il Salvatore al Calvario. Gesù è affranto per i dolori sofferti nella precedente notte e nelle ore del giorno. Per la flagellazione ed incoronazione di spine, ha perso molto sangue e la Sua debolezza è estrema. Piega, quindi, sotto il pesante legno della Croce, e cade tre volte. Nessuna compassione vede in quella moltitudine. Temono, però, i Giudei ch'Egli non possa arrivare al Calvario per esaurimento di forze, e quindi, non sia loro concessa la consolazione di vederlo sulla Croce; per questo «afferrarono certo Simone Cireneo, che veniva dalla campagna; e gli misero addosso la Croce, perché la portasse dietro a Gesù». Un nuovo dolore vien a ferire il Cuore di Gesù. Allo sbocco d'una viuzza, parallela alla Via dolorosa, urta una donna desolata al sommo, si fa incontro a Gesù. E' Maria, la Madre sua! Lo vede!... ma in che stato lo vede? Trafelato, ansante, angosciato sotto il peso dell'umiliazione e dei dolori, circondato da una turba infellonita e baccante, che sfoga il suo furore sul Nazareno, con le contumelie e con le bestemmie. Lo vede tutto macero ed affranto per i patimenti, con la corona di spine sulla testa, col viso tutto intriso di sangue, lordo di sputi e di fango. Maria guarda Gesù con un profondo gemito dell'anima, e Gesù guarda Lei; e il linguaggio di quelle occhiate chi può ridirlo?... — Frattanto Gesù va salendo il colle, bagnato di sudore, tremante per febbre, come sul punto di rendere l'ultimo sospiro. Talora persino i soldati sono costretti a sostenerlo, come fa notare S. Marco. Lungo la salita Egli sviene, e cade presso ad un'umile dimora, la cui porta viene aperta. Appare una donna, la Veronica, tenendo fra le mani un pannolino bagnato, che accosta con rispetto al viso del Maestro, coperto di uno strato di polvere mescolato al sangue e alle lacrime. Rianimato da questo contrassegno di pietà, Gesù stesso si asciuga la fronte col sudario che gli si porge, e poi lo rende con uno sguardo di divina gratitudine, imprimendo su di esso l'effigie del suo Volto. In seguito, alcune pie donne piangono alla vista di tanti suoi dolori e patimenti, e Gesù le guarda come per ringraziarle di questo segno d'affetto; per la prima volta rompe il silenzio, serbato sin dalla sua uscita dal pretorio, e dice loro: «Figliuole di Gerusalemme, non piangete sopra di me; ma piangete sopra di voi stesse, e sopra i vostri figliuoli. Che se tali cose fanno nel legno verde, del secco che sarà?». Il Salvatore è arrivato al Calvario; il grande sacrificio sta per compiersi. 

 

SECONDO PUNTO 
Che cosa devi far tu dinanzi a tale considerazione? Non altro che piangere. Devi piangere, in primo luogo, sul tuo Gesù, immerso in tante pene e dolori. E come? Piangerai alla vista della tua madre agonizzante, del tuo padre sofferente dolori di morte, e non avrai una lacrima alla vista del tuo Gesù, che, oppresso da pene indicibili, schiacciato sotto i tormenti, s'avvia al Calvario? Sono carissime a Gesù le lacrime che spargi alla vista delle sue pene. Non lo vedi? Alle donne piangenti volge il suo sguardo amoroso, ad esse indirizza la sua parola salutare e santi insegnamenti. Col dir loro: «non piangete sopra di me» Gesù non ti proibisce il pianto sopra i suoi dolori, chè, sempre Egli cerca ed aspetta chi lo compatisca nelle sue pene; ma desidera che, nel compatirlo, tu abbia quello stesso motivo ch'Egli ha nel patire. Piangi pure, dice anche a te, piangi non per me solamente, quasi che io vado a morire per te, in soddisfazione dei peccati da te commessi. — Devi piangere, in secondo luogo, i tuoi peccati. Sono questi che hanno portato Gesù al Calvario, che l'hanno gettato in un mare di pene; e come non li piangerai? Gesù te lo dice: «Piangete su voi e sui figli vostri». I Santi come ben appresero questo insegnamento! Pietro come pianse la sua colpa, come la pianse sino al termine della sua vita! Guarda la Maddalena ai piedi di Gesù; «bagna i piedi di Lui con le lacrime, e li asciuga coi capelli della Sua testa». Appena S. Agostino comprese le sue miserie, e, tocco dalla grazia del Signore, vide le sue iniquità, versò «grossa pioggia di lacrime: alle quali volendo io dare libero sfogo, scrive, egli, mi appartai più che potei. Io mi sdraiai per terra, e, rilasciato il freno alle lacrime, ne versai a profluvio, grato sacrificio a te, o Signore». — Devi piangere, in terzo luogo, per il terribile giudizio di Dio, che ti aspetta. «Se il legno verde, dice Gesù, è così trattato, che sarà mai del legno isterilito e secco?». Voleva dire: se la sola ombra, la sola veste del peccato, di cui mi ricopersi per vostro amore, mi ha esposto a tante ignominie e a tante pene dinanzi alla giustizia di Dio, come è mai possibile che questa giustizia medesima non faccia orrendo viso ai figli degli uomini, che si rendono rei di tanti peccati per loro malizia? Se così è lacerato questo mio corpo santissimo, santuario della purezza, che sarà del vostro, in cui, per colpa vostra, non vi è parte che non sia impura? Se io, legno verde, olivo eletto, vite fruttifera, sono così malconcio, che sarà mai dell'olivo selvaggio, del tralcio secco, reciso dal vital tronco, del legno arido di maledizione, disseccato già dal fuoco delle passioni, già legato e disposto per alimentare il fuoco dell'inferno? Se io, Santità stessa, non fui risparmiato, vi sarà riguardo per l'iniquità? Se per i peccati vostri sono così severamente punito, non lo sarete voi, che peccaste realmente?.... — Non piangerai a tali parole? Si, si, piangi! Ecco il modo di spegnere il fuoco della divina giustizia. Unisci le tue lacrime alle pene di Gesù e ti sarà usata misericordia. 

 

TERZO PUNTO 
Pensi sovente alle pene, ai dolori di Gesù? Li mediti profondamente? Dinanzi a Gesù sofferente ti raccogli volentieri e versi amare lacrime? «Quanto a me, diceva al suo popolo Agostino, voglio piangere insieme con voi ai piedi della Croce. La Passione del Salvatore deve eccitare il nostro fervore e cavarci le lacrime dagli occhi. Potremo noi versarne quante Egli ne merita? No, al certo; quand'anche i nostri occhi si convertissero in due fontane». Passando un giorno un amico di S. Francesco d'Assisi, davanti alla Chiesa di S. Maria degli Angeli, sentì il Santo, che se ne stava in essa, gemere e singhiozzare con alte grida. Entrato, lo trovò cogli occhi tutti molli di pianto, pallido e sfigurato in volto per grande ambascia. L'amico cominciò a rimproverare il Santo per questa sua eccessiva sensibilità. «Ah! rispose egli, io piango sui patimenti del mio Signore Gesù Cristo, e non potrò mai piangere abbastanza. Se il buon Gesù ha sparso per noi il sangue, potranno mai essere troppo copiose le nostre lacrime in contraccambio?». — E tu che fai? Quanta freddezza quando mediti le pene di Gesù! Se le considerassi non così superficialmente, ma profondamente, e ti rappresentassi il tuo Gesù sofferente a te dinanzi, certo che spargeresti copiose lacrime! Fallo, dunque. — Piangi sulla causa dei patimenti di Gesù, cioè, sui tuoi peccati? — Si! — Ma che lacrime sono? Sono forse lacrime che grondano dagli occhi, bagnano il tuo viso, ma senza che il cuore sia commosso e pentito? Non sono queste le lacrime che cerca Gesù! Esse devono sgorgare da un cuore stritolato per la contrizione. Sono tali le tue? Oh quando vai a ricevere il Sacramento della Penitenza, rappresentati al vivo la Passione amarissima di Gesù! considera Gesù Crocifisso, pondera che proprio i tuoi peccati l'hanno ridotto in quello stato lacrimevole, e le lacrime del dolore gronderanno dagli occhi tuoi! Queste lacrime, mescolate col Sangue di Gesù, cancelleranno le tue colpe e saranno come una specie di battesimo. Ahimè! Quante e quante volte, forse tu, a questo non pensi? Prova ne è il modo stesso con cui manifesti le tue colpe, chè lo esponi con quella disinvoltura con cui si racconterebbe una favola. Si presentò un giorno a S. Francesco di Sales, un povero peccatore per fare l'accusa delle sue colpe;, ma la fece in un modo così indifferente, che il Santo ne restò al sommo addolorato. Se n'accorse il penitente, e gli domandò se avesse qualche male. «No, rispose S. Francesco, voi bensì state male». e si mise a piangere dirottamente. Il penitente, altamente meravigliato, gli chiese di nuovo perchè piangesse. «Ah, replicò il Santo, piango perchè voi non piangete». — Quante volte, forse, il tuo confessore si mostra addolorato della tua insensibilità! E tu che fai? — Piangi i terribili giudizi di Dio che ti attendono? Pensa che giorno sarà mai quello, se non piangi ora le colpe tue! Giorno di lacrime lo chiama la Chiesa: «Lacrimosa dies illa». Pensa sovente alle parole di Cristo: «Se il legno verde è così trattato, che sarà mai del legno isterilito e secco?». 

 

ORAZIONE, — Signore Gesù, fatemi piangere sopra la vostra Passione, e piangere di tenerezza amorosa in modo tale, ch'io goda di versare per Voi le mie lacrime, come Voi godeste di versare per me il vostro Sangue! Signore Gesù, fatemi piangere le mie colpe così innumerevoli, che furono la causa delle vostre pene, dei vostri dolori! Ch'io lavi l'anima mia con le copiose lacrime della penitenza! Ch'io imiti i vostri Santi! Ch'io bagni sempre i sacrosanti vostri piedi come la Maddalena; ch'io pianga per tutto il tempo della mia vita come Pietro! Signore Gesù, fatemi piangere per il terribile giudizio che m'aspetta! In quel giorno di lacrime, quando il mio corpo risorgerà e s'unirà alla mia anima per essere io da Voi giudicato, ricordatevi della vostra pietà e misericordia e perdonatemi, o Signore! 

 

GIACULATORIA. — Cor Jesu, da mihi fontem lacrimarum. Cuore di Gesù, dammi una fonte di lacrime.

 

(Tutti i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro Bergamaschi)

 

LITANIE DEL PENTIMENTO

 

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