MEDITAZIONE VI
Timore del Cuore di Gesù.
Preludio 1. — Cominciò ad atterrirsi, a temere.
Preludio 2. — Immaginati di vedere Gesù prostrato per terra, in preda ad un grande timore, terrore e spavento.
Preludio 3. — O Gesù, fatemi ben comprendere la causa del vostro timore, ed imprimete anche nel mio cuore un santo timore del vostro Giudizio: «Inchioda col tuo timore le carni mie; perché ho temuto i tuoi giudizi».
PRIMO PUNTO
Considerando il timore del Cuor di Gesù, non devi dimenticare che in Lui è perfettamente volontario e liberamente accettato, in tutta la possibile sua intensità. Molte erano le cause che produssero nel Cuor di Gesù questo timore. La sua intelligenza comprendeva chiaramente e perfettamente tutto ciò che meritava l'offesa fatta dal peccato alla divina Giustizia. Dovendo esserne la vittima, sentiva sul suo Cuore il peso immenso della collera di Dio suo Padre; peso corrispondente all'iniquità di cui era rivestito. La santa sua Umanità, quindi, ebbe a sostenere, in tutta la sua violenza, la spaventosa tempesta della collera di Dio scatenata su di lei; e, come la vittima sulla quale la vendetta divina doveva scaricare il castigo, s'atterri e tremò. Il castigo, prima di colpire il corpo, cadde sullo spirito e sul Cuore di Gesù. Il solo pensiero della collera divina in se stessa bastava, perché il Cuore dolcissimo e tenerissimo di Gesù pregasse e tremasse, come nessuno mai tremò e pregò. — Gesù aveva anche una vista particolareggiata, una intelligenza chiarissima dei castighi terribili, che la collera e la giustizia del Padre gli avrebbero fatto provare in ciascuno dei membri del suo Corpo, in ciascuna facoltà della sua Anima, senza che un dolore fosse per nulla diminuito da altri dolori, provati nel medesimo tempo. Immagina, da quale orrore andrebbe compreso un condannato, se gli si mostrassero anticipatamente gli strumenti spaventosi del suo supplizio, e: «Vedi, gli si dicesse, vedi queste verghe di ferro? Ebbene, con queste fra poco ti batteranno le nude spalle e tutto il corpo sino al sangue! Vedi queste spine e questi uncini? Con questi a momenti sarai tormentato senza pietà! Vedi questo ferale patibolo? Lascia pure ogni speranza di perdono: a questo verrai barbaramente affisso!» Altrettanto, e senza paragone maggiore, ebbe a sentire timore e spavento il Salvatore, fissando, con lo sguardo del divino suo spirito, i molteplici ed orribili strazi che era per soffrire. Come Gesù in quel momento avrà ripetuto la preghiera
ch'Eglí aveva inspirato al Profeta: «Mio Dio, non allontanarti da me; perchè la tribolazione è vicina. Mi han circondato un gran numero di giovenchi, da grossi tauri sono assediato. Spalancaron le loro fauci contro di me, come Leone che agogna alla preda e ruggisce. Mi son disciolto come acqua, e le ossa mie sono slogate. Si è liquefatto come cera il mio cuore in mezzo alle mie viscere. Il mio vigore è inaridito come un vaso di terra cotta, e la mia lingua è attaccata al mio palato, e mi hai condotto sino alla polvere del sepolcro. Una frotta di cani mi si è messa d'intorno; una turba di maligni mi ha assediato. Hanno forate le mie mani e i miei piedi; hanno, contate tutte le ossa mie. Ed eglino stavano a considerarmi e mirarmi. Si divisero le mie vestimenta e la veste mia tirarono a sorte». Imagina quale timore per Gesù alla vista di tante pene!.
SECONDO PUNTO
Anche tu hai l'anima coperta di peccati! devi, quindi, temere il giudizio di Dio, la divina vendetta. Pensa, che verrà giorno in cui dovrai presentarti dinanzi a Cristo Giudice, per rendere ragione e del bene e del male che avrai fatto. Dinanzi a Cristo, Giudice giusto, che non lascia impunita neppure la più piccola colpa: santo, che non giudica per passione; onniveggente, che vede anche nel più profondo del cuore; onnipotente, dalle cui mani nessuno può sottrarsi; inappellabile, che data una sentenza non la muta per tutta l'eternità. Come, quindi, devi temere! — Solo devi presentarti; non vi saranno patrocinatori, parenti, avvocati. A quel tribunale Maria non sarà più madre, gli Angeli ed i Santi non saranno tuoi difensori. Sarai illuminato da luce divina e vedrai, in un momento, tutte le grazie ricevute, il bene che dovevi fare e che non hai fatto, il male tutto che hai operato. Trovarti lì, dinanzi a quel Gesù, che tanto patì per te, nell'orto degli olivi, e che tu hai così poco amato, forse offeso, che ora ti deve giudicare! Che spavento in quel giorno! Quanto grande dovrebbe essere il tuo timore! Questo solo, se non ci fossero le pene dell'agonizzante Gesù in cui sperare, dovrebbero tenere di notte in agitazione il tuo cuore. Oh! i Santi come temevano! Senti, che cosa diceva S. Bonaventura: «Io pieno d'iniquità mi presenterò dinanzi al rigoroso giudice, per rendere ragione delle opere mie. Guai a me misero, quando verrà quel, giorno terribile!». E un austero penitente, il santo ab. Elia, diceva: «Tre cose io temo: il momento in cui l'anima uscirà da questo mio corpo, la severità dell'esame, la sentenza di Cristo Giudice». — Anche l'Apostolo Paolo, sebbene di nulla la coscienza lo rimproverasse, non si teneva giustificato, perchè chi lo doveva giudicare era il Signore; temeva, quindi, temeva sempre!. Anche tu, dunque, devi ntemere i giudizi di Dio e la vendetta che Egli prenderà delle tue colpe!
TERZO PUNTO
Temi tu il divin giudizio? Imiti forse coloro che pieni di difetti e di colpe volontarie, sian pur veniali, vivono in una grande calma, come se non dovessero comparire dinanzi a Cristo Giudice? I meriti di Cristo sono infiniti, van dicendo, e quindi a che tanti spaventi?... Senti che cosa ti dice lo Spirito Santo: «Servite a lui nel timore, e in lui con tremore esultate». «Sta fisso perpetuamente nel timor del Signore». Colui che è senza timore, non potrà essere giusto». «Con timore e tremore operate la vostra salute». Temi, dunque, anche tu? Gesù si sottomise ad un grande timore nell'orto non per liberare te da ogni timore, ma per meritare a te sollievo nel timore, producendo nel tuo cuore fiducia e speranza per i meriti suoi. Quindi, al vedere il tuo Salvatore agonizzante per mortale timore, devi aprire il tuo cuore ad una grande confidenza, e non mai spingere il timore tuo alla disperazione. Lo Spirito Santo, perciò, ti dice di esultare nel timore e tremore. Ancora ti ripete queste parole: «Nel timor del Signore trovasi fiducia costante, e i figliuoli di lui conserveranno speranza. Il timor, del Signore è sorgente di vita; egli fa che si schivino le rovine mortali». Il tuo timore è fiducioso? — Il timore dei giudizi di Dio ti porti a giudicare ora te stesso rigorosamente ed imparzialmente. Questo è un ottimo mezzo per rendere più mite il divino giudizio; lo stesso Apostolo te lo dice: «se ci giudicassimo da noi stessi, non saremmo certamente giudicati». Il timore del giudizio di Dio, ti porti ora ad aprire candidamente il cuor tuo al Padre spirituale, manifestando tutte le tue colpe, senza diminuirle o scusarle, con umiltà, e tenendoti davvero come reo dinanzi a lui, come la Chiesa ti prescrive. Ora, giudichi te stesso? Manifesti tutte le tue colpe al tuo confessore, come se le dovessi manifestare a Cristo Giudice?... Il timore, ti porti alla spontanea punizione di te stesso, dandoti ora pensiero di soddisfare con convenevoli opere satisfatorie la giustizia divina, giustamente irritata per le tue colpe. «Quanto più adesso tu ti risparmi, ed accontenti la carne, tanto più duramente la sconterai poi, riservando maggior materia da consumare... Adesso è fruttuosa la tua fatica, il tuo pianto accettabile, impetrativo il tuo gemito, soddisfatorio e purgativo il tuo dolore... E' meglio purgare adesso i peccati e troncare i vizi, che riservare da purgarsi nel futuro». Fai tu questo?... Che proponi?...
ORAZIONE. — O Gesù, mi prostro ai piedi vostri, vi adoro, come mio Giudice. Voi, un giorno, giudicherete tutta la mia vita intera, e la giudicherete perfino nelle più piccole cose. Anche una parola oziosa non passerà impunita. Voi pronuncerete quella terribile sentenza: dalla quale dipenderà la mia felicità o disperazione eterna. Io mi sottometto fin d'ora a quella sentenza che pronuncerete e vi ripeto, col santo re Davide: «Giusto sei tu, o Signore, e retti sono i tuoi giudizi». Permettetemi, però, o Signore, ch'io implori la vostra misericordia. O Gesù, ricordatevi di quello che per me avete sofferto, ricordatevi dello spavento e del timore che avete sofferto nel Cuor vostro dolcissimo, nell'orto degli olivi, alla vista della vendetta divina, che stava per piombarvi addosso. Per tante pene del vostro Cuore dolcissimo, siatemi propizio, e misericordioso. Amen.
GIACULATORIA. — Dulcissime Jesu, ne sis mihi Judex, sed Salvator. Dolcissimo Gesù, non essere il mio giudice, ma il mio Salvatore.
(Tutti
i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro
Bergamaschi)