MEDITAZIONE V
Tristezza del Cuore di Gesù.
Preludio 1. — Gesù cominciò a rattristarsi... e disse loro: «L'anima mia è afflitta sino alla morte.., non la mia volontà, ma la tua si compia, o Padre».
Preludio 2. — Immaginati di vedere ancora Gesù prostrato per terra, tutto triste e mesto per l'imminente morte che l'attende.
Preludio 3. — O Signore Gesù, fatemi ben comprendere la terza causa della vostra tristezza, affinché io impari da Voi a sottomettermi con grande rassegnazione alla triste e dolorosa morte che mi attende.
PRIMO PUNTO
Il Signore non ha fatto la morte; il peccato introdusse nel mondo la morte. La morte, è, quindi, il castigo, la maledizione inflitta da Dio all'umanità decaduta. Se la consideri nei suoi effetti subito la riconosci come pena, paga del peccato. Di qui quell'errore, quell'angoscia, quella tristezza che ci cagiona il suo avvicinarsi, quei terrori di morte di cui parla la S. Scrittura, quell'agonia spaventevole nella quale ci getta. Ebbene, Gesù fatto per noi maledizione, volle subire la maledizione della morte, anzi secondo l'Apostolo, volle, benché immortale, gustare la morte, in quello che ha di più amaro e di più ributtante. Nell'orto degli olivi, vedendo oramai presente la morte, prova nell'anima sua terrore, desolazione, angoscia, tristezza mortale. Gesù comprende il prezzo della vita sua, la sua dignità, la sua santità; vede come la vita sua è preziosa per il cielo e la terra, in modo speciale per la santa Madre sua e per i suoi amici. Di qui quel supplichevole appello al Padre: «Che questo calice si allontani da me!». Di qui quella preghiera di cui S. Paolo ci rivela il segreto: «Durante i giorni della sua vita, Egli offriva, con grandi grida e torrenti di lacrime, preci e supplicazioni a Dio che lo può saltare dalla morte». Guardati dal credere, che Cristo non abbia provato il terrore della morte, poichè Egli prese tutto ciò che è dell'uomo, eccetto il peccato. Anzi, Gesù più di tutti provò la tristezza, l'amarezza della vicina morte, come quegli che più distintamente vedeva la forza, la dignità e la bellezza della vita umana, e ciò che è la morte agli occhi dell'Autore della vita. Quindi il Profeta fa dire a Gesù: «Il mio cuore mi trema nel petto, e un terrore di morte è caduto sopra di me. Il timore e il tremore mi hanno sorpreso». «Mi circondarono di dolori di morte: pericoli d'inferno mi investirono. Trovai tribolazione e affanno; e il nome del Signore invocai. Libera, o Signore, l'anima mia». Vedi, come il Profeta descrive la tristezza mortale di Gesù nell'orto, per la prossimità della morte e la sua preghiera per esserne liberato! — Più: vedi la bontà del Cuor di Gesù! Egli aveva presente alla sua mente la vita e la morte di ciascuno di noi: vedeva l'amarezza, le tristezze e le terribili agonie che pure noi avremmo provato, e, delicato e tenero com'era di Cuore, ne provava dolore, come se fossero amarezze ed angoscie sue. Con la sua preghiera, con la sua tristezza impetrava per noi la rassegnazione necessaria, in così terribili momenti. Grande, mortale era la tristezza che provava Gesù innanzi alla morte; e, quindi, al Padre suo si rivolse per esserne liberato. Non cerca, però, la volontà sua ma quella del Padre; «Non la mia volontà, ma la tua si compia, o Padre». Anzi, conoscendo essere volontà del Padre suo che dovesse sottostare alla morte, Egli, non ostante il grande amore che portava alla propria vita, «diede, come dice il Profeta, la diletta anima sua nelle mani dei suoi nemici». Ammira qui l'intera sottomissione di Gesù al Padre suo.
SECONDO PUNTO
Verrà giorno, in cui anche a te il Signore dirà queste terribili parole «Morrai e non vivrai». La morte, allora, si presenterà minacciosa col suo terrore, con le sue
angoscie. Se vuoi renderla meno amara, pensa spesso alla morte. E' necessario, se vuoi star lontano dal peccato. La morte ben meditata, disarma, distrugge il peccato, toglie le radici di esso. Quindi, il detto dello Spirito Santo: «Ricordati della morte e non peccherai in eterno». La morte ben meditata, converte Margherita da
Cortona, gran peccatrice, prima in penitente e poi in santa. — La morte ben considerata, ti insegnerà che l'uomo «morto che sia, non porterà nulla con sè, e non andrà dietro a lui la sua gloria». Quindi, non attaccherai il tuo cuore alle cose fugaci del mondo, nè alla gloria mondana; morrai innanzi tempo a tutto, e quando si presenterà la morte non sarà così amara per te. La morte, così considerata, spinse Francesco Borgia a separarsi da tutto ed a farsi santo. La morte, ben considerata, ti insegnerà che la tua carne deve «ridursi in putredine, ed essere come una veste rasa dalle tignuole»; che tutta la tua carne dev'essere chiusa in una fossa, prima pasto dei vermi, poi ridursi a un pugno di polvere. Tu, allora, ti distaccherai anche dalla tua carne, causa di tanti peccati; così eviterai la pessima morte dei peccatori. — Meditando spesso la morte, tenendotela sempre presente, renderai la tua vita virtuosa, poichè vivrai in maniera, come se tu dovessi sempre morire. Verrà la morte; ma, distaccato come sarai da ogni cosa, libero del peccato, con animo rassegnato e sereno la riceverai, sottomettendoti interamente alla divina volontà. Penserai allora al tuo Gesù agonizzante nell'orto del
Getsemani, alla tristezza da Lui provata per la vicinanza della morte, e ben comprenderai, come la tristezza sua mortale meritò a te la preziosa morte dei Santi. Considererai la morte come un mezzo che Dio ti presenta per congiungerti con Gesù, e, non solo ti sottometterai ad essa, ma giubilante la riceverai, dicendo come S. Luigi: esultanti andiamo al Paradiso.
TERZO PUNTO
Pensi tu di frequente alla morte? oppure, come gli infelici mondani, l'allontani dalla tua mente, per non rattristare i tuoi giorni? Non è il pensiero della morte che rattrista, ma il non pensare ad essa. Non meditando la morte ti stringi ai beni di quaggiù, alle creature, ti metti in pericolo di peccare; col peccato contamini l'anima tua, indi il rimorso, l'agitazione; col peccato poi chiami la morte. Non dubitando della morte che t'aspetta, col tuo pensiero, con la tua immaginazione te la descrivi lontana, lontana? Vai forse dicendo: c'è tempo, c'è tempo?... Come sbaglieresti! Senti che cosa ti dice lo Spirito Santo: «Ricordati della morte, la quale non tarda, e della legge intimata a te di andar nel sepolcro; perché è legge di questo secolo il morire assolutamente». Lo Spirito Santo, con le imagini più vive, ti dipinge la brevità della vita, e, quindi, ti avverte che la morte verrà presto. Vedi quel vapore, ti dice, che nell'aria fa bella mostra di sè? Com'è bello! lo si guarda ammirati. Un soffio di vento lo dissipa: ecco la tua vita. «Essa è un vapore, che per poco compare, e poi svanisce». Vedi quel fiorellino del campo? Com'è bello! Si alza dritto dritto sul suo stelo, la rugiada ed i raggi del sole lo imperlano, si continuerebbe a guardarlo. Passa la bestia del campo, lo calpesta, muore. Ecco la tua vita. Fuori delle immagini, ti dice apertamente che brevi sono i giorni dell'uomo. Quanto grande sarebbe, quindi, la tua stoltezza, se immaginassi la morte lontana, lontana! Devi renderti famigliare il pensiero della morte! «La mattina fa conto di non poter giungere alla sera; la sera non osare di riprometterti la mattina. Sta dunque sempre pronto in modo che la morte non ti colga mai impreparato». Devi, quindi, fare come il servo evangelico, che vigila ed aspetta sempre il Padrone della vita. Devi imitare le vergini prudenti, tenere l'olio nella tua lampada, pronto ad accorrere incontro allo Sposo dell'anima tua. Te lo dice Cristo: «Voi state preparati; perché nell'ora che non pensate, verrà il Figliuol dell'uomo». Ora, sei tu preparato? Sei pronto anche oggi a comparire innanzi al Dio tuo? «Se oggi poi non sei preparato, come lo sarai domani, mentre il giorno di domani é incerto, e tu non sai se potrai averlo?». Se non fossi preparato, come sarebbe terribile la tua morte! Mentre «se tu avrai buona coscienza, non temerai gran fatto la morte». Imita Gesù! Non pensò Egli alla morte solo allora che se la vide dinanzi nell'orto degli olivi, ma «durante i giorni della sua vita, Egli offriva, con grandi grida e torrenti di lagrime, preci e supplicazioni a Dio che lo può salvare dalla morte». Ogni giorno fa il tuo atto di sottomissione alla morte, affinchè, quando si presenterà, abbi a terminare il corso dei tuoi giorni, con una oblazione volontaria e generosa della tua vita nelle mani del tuo Dio, come te ne dà esempio il Cuore di Gesù, nell'orto degli olivi: «Non la mia volontà, ma la tua si compia, o Padre: non mea
voluntas, sed tua fiat». Pensa e proponi.
ORAZIONE. — Parlando di Voi, o Gesù, l'Apostolo vostro diceva: «Non abbiamo noi un pontefice, il quale non possa aver compassione delle nostre infermità; ma similmente tentato in tutto, tolto il peccato». E vedendo l'amarezza grande che doveva essere per noi la morte, a questa voleste soggiacere e provare l'angoscia, i dolori che la accompagnano; ed
eccovi, nell'orto degli olivi, triste fino alla morte, per la morte che vi attendeva. Questo l'avete fatto per me, per rendere meno amara la mia sorte, per renderla anzi, santa e preziosa ed anche rassegnata e lieta. Come è mai grande la carità del Cuor vostro, o mio Gesù! Che tanta vostra bontà non sia inutile per me! Fin d'ora mi rassegno, mi sottometto alla morte. Muoia io dunque, o mio Gesù; quando, dove e nella maniera che vi piacerà d'ordinare. Mi servirò intanto del tempo, che nelle misericordia vostra, mi concedete, per prepararmi sempre meglio. Del resto, io mi abbandono nel Cuore vostro dolcissimo; compiasi sempre, o Signore, su di me la vostra adorabile volontà.
GIACULATORIA. — Cor Jesu, spes in te morientium, miserere nobis. Cor Jesu, in agonia factum, miserere
nobis. Cuore di Gesù, speranza di coloro che muoiono in te, abbi pietà di noi. Cuore di Gesù, in agonia, abbi pietà di noi.
(Tutti
i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro
Bergamaschi)