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MARTEDI' DELLA PRIMA SETTIMANA

DI QUARESIMA

 

MEDITAZIONE VII 
Tedio del Cuore di Gesù. 

 

Preludio 1. — Cominciò a provar tedio... Tornò da loro, e li trovò addormentati... E tornato li trovò di nuovo addormentati... e ritornò la terza volta.

 

Preludio 2. — Immaginatí di vedere Gesù immerso in grande tedio, noia e nausea; immaginati di vederlo quando va una, due o tre volte dagli Apostoli suoi per cercare un conforto, e di vedere i tre Apostoli addormentati. 

 

Preludio 3. — O Gesù, fatemi ben comprendere il tedio, la nausea che provò il vostro Cuore e quale ne sia stata la cagione, così l'allontani dal mio cuore, vi conforti e vi consoli! 

 

PRIMO PUNTO 
Nei momenti del massimo dolore, torna caro il conforto della persona amica; anzi, lo si cerca, lo si desidera. E se la persona amica, alla quale abbiam dato la confidenza e tutto l'essere nostro, non prendesse parte al nostro dolore, anzi, si mostrasse noncurante, la condotta sua ci cagionerebbe nausea, noia, tedio, ed accrescerebbe, quindi, ancor di più il nostro dolore. Ora, Gesù si trova, come hai meditato, in una tristezza mortale, in preda ad un grande timore. Gesù ha degli amici, che sono i suoi Apostoli; tre di essi, poi in un modo speciale da Lui privilegiati ed amati, perché furono testimoni della sua divinità e spettatori della sua gloria sul Tabor. Essi sanno che Gesù è afflitto fino alla morte, lo ha detto loro Gesù stesso: L'anima mia è attristata fino alla morte. Che fanno essi? Dormono. Viene Gesù per aver da essi un conforto, in mezzo a tanta pena, ma li trova addormentati. Cerca il loro conforto, e, per tre volte, lo cerca... e sempre li trova addormentati. Gran cosa! Un Dio, che cerca il conforto dagli uomini, dagli uomini che ha tanto beneficati, amati, per i quali ora consuma la sua vita! Eppure, negli uomini, non trova che noncuranza: dormono! Che nausea, che noia, che tedio non doveva provare il Cuore dolcissimo di Gesù, dinanzi a tale condotta!. Il suo Cuore non può reggere, e muove lamento prima a Pietro. Aveva detto Pietro al Salvatore: «Se anche tutti si scandalizzassero, io non già... Dovessi morire con te, non ti negherò». Ed ora dorme. Gli dice, quindi Gesù: «Simone, tu dormi? Non hai potuto vegilare una sola ora?». Raccomanda poi agli altri di vegliare e pregare. — Un apostolo, però, carissimo egli pure al Cuor di Gesù, non dormiva. Vegliava egli... ma lontano da Gesù, in mezzo anzi ai nemici suoi; egli si preparava a tradire il suo divino Maestro, a catturarlo, a trarlo alla morte. Un apostolo tanto beneficato da Gesù, e che, con la più nera ingratitudine, trama alla sua vita. Che nausea, che tedio al Cuor dolcissimo di Gesù!. Tale condotta degli amici senti che parole strappa dalle sue labbra: «Dormite e riposate!». Più: Gesù aveva tanto beneficato il popolo d'Israele, era passato in mezzo ad esso beneficando e sanando tutti gli ammalati ed i miseri. Ora, questo popolo si prepara a dargli la morte. Sentì, come si lamenta Gesù: «Popolo mio, che mai ti ho fatto? o in che ti ho io contristato? Rispondimi. Che mai poteva io far di più per te, e non l'ho fatto? E tu hai preparato una croce al tuo Salvatore». Questa condotta che nausea, che tedio cagiona al Cuor di Gesù!. — Più ancora: Gesù, nello sguardo suo divino, aveva presente anche te, lo stato dell'anima tua, le tante grazie sue, che hai calpestate... la tua noncuranza a tante sue pene, la tiepidezza tua presente nel servirlo, non ostante ch'Egli ti abbia chiamato ad una grande santità... e tutto questo gli faceva nausea, gli cagionava tedio. Senti, come si lamenta anche di te: «Io certamente ti piantai come una mia vigna deliziosissima, e tu mi sei divenuta molto amara».

 

SECONDO PUNTO 
Se non vuoi essere causa di nausea, di tedio al Cuor di Gesù, devi astenerti da qualunque negligenza, anche la più piccola, nel servire il Signore. (..) il suo amore verso di te veste il carattere della gelosia:«Il Signore ha nome Zelatore; Dio é geloso». Siccome ogni fallo, anche lievissimo, importa in te, o un qualche piegarsi verso la creatura, o, almeno, un qualche rallentamento nell'amorosa tendenza verso il Signore, perciò Egli tanto più se ne risente quanto è più vivo l'amore che porta a te, e, quindi, accesa la brama d'esserne corrisposto. Anche tra gli uomini accade qualche cosa di somigliante. Quando un mal garbo, benché lieve, ci viene usato da una persona teneramente amata, non è egli vero che ne proviamo un rammarico ben doloroso? Ah! quando trattasi di tali persone, nulla sembra leggero, tutto diventa grave. Una disattenzione, una scortesia, una tardanza, che se venisse da altri forse non sarebbe da noi nemmeno avvertita, se ci viene da queste è una punta sottile, che ci scende acuta nel più vivo del cuore, e ci fa dire gemendo: da loro non l'aspettava! Cosi fa il Signore con te. Egli sopporterebbe forse più volontieri un grave oltraggio in un suo dichiarato nemico: «Se un mio nemico avesse parlato male di me, certamente avrei pazientato»: ma che certi disgusti, per quanto lievi, me li debba recar tu, «uomo di un solo spirito con me, mio sopraintendente, e mio famigliare, che insieme meco prendevi il dolce cibo», oh! questo mi è intollerabile! E non solo per l'offesa sua, personale, tanto sente il Signore i falli tuoi, ma ancora per lo scemamento, che te ne viene, di quella bellezza e di quel lustro nel quale Egli trova tutta la sua compiacenza. — Ecco perchè, per alcuni moti d'amor proprio, commessi dalla B. Margherita Maria Alacoque, Gesù si risenti e le diede il seguente ammonimento: «Sappi ch'io sono un Maestro santo, che insegna la santità. Io son puro, e non posso soffrire la minima macchia. E' dunque necssario che tu agisca con semplicità di cuore e con intenzione retta e pura in mia presenza; perché non posso tollerare il minimo raggiro... non posso sopportare le anime tiepide ed infingarde, e, se sono dolce nel sopportare le tue debolezze, non sarò però meno severo ed esatto nel correggere e nel punire le tue infedeltà». Ecco perchè la stessa Beata scriveva: «In modo particolare riprendeva (Gesù) con maggior severità la mancanza di rispetto e d'attenzione davanti al SS.mo Sacramento, massime nel tempo dell'Ufficio e dell'orazione, i difetti di rettitudine e di purità nelle proprie intenzioni e la vana curiosità. Benché al suo sguardo divino non sfuggano i più leggeri difetti di carità, e d'umiltà, e da Lui siano altresì ripresi severamente, nondimeno non sono questi comparabili alla mancanza d'obbedienza ai superiori od alle regole; la minima replica, accompagnata da dimostrazione di ripugnanza verso i superiori, torna a Lui insopportabile in un'anima religiosa». Se vuoi, dunque, non esser causa di nausea, di tedio al Cuor di Gesù, devi evitare qualunque negligenza, anche la più piccola, nel servire il Signore.

 

TERZO PUNTO 
Non hai nulla di rimproverarti in proposito? Ahimè! Quante mancanze in quelle orazioni! Distrazioni procurate, oppure negligentemente combattute; quella meditazione non preparata alla sera, fatta a malincuore o con nessuna diligenza al mattino, di rado richiamata alla mente lungo la giornata, quasi mai messi in pratica i propositi. Assisti alla S. Messa, che è il sacrificio della Croce, che si rinnova sui nostri altari; ma, come gli Apostoli, dormi, o non pensi affatto ai dolori e alle sofferenze di Gesù, dopo che Egli ha tanto patito per te. Anche quelle comunioni, come sono fredde! Tu non sai che cosa dire a Gesù; hai bisogno del libro per dire: mio Gesù, vi amo! Quelle confessioni fatte per abitudine! Vai dal confessore più per ricevere conforto o per sfogarti che per ricevere il perdono dei peccati! Che leggerezza in esse! Parli, quindi, con facilità del Confessore, fai osservazione agli altri, ed alle volte ricevi male gli avvisi suoi. La parola di Dio l'ascolti, ma quella fede viva che te la faccia ricevere come tale, che ti faccia vedere nel sacerdote Cristo stesso, che ti spinga a procurare in te le disposizioni necessarie onde fruttifichi, non l'hai, non l'hai! Vieni a visitare Gesù in Sacramento. Sta in quel tabernacolo Gesù ad aspettarti; tiene pronte molte grazie da versarti nel cuore; ma quale contegno irriverente tu tieni davanti a Lui!... quale freddezza dinanzi a tanta carità! Tu vieni ad offendere Gesù! — Osservi puntualmente le tue regole, completamente e tutte, anche le più piccole, vedendo in esse la volontà del tuo Dio?... Come stai con l'obbedienza?... Quale diligenza hai negli esami di coscienza, così generale che particolare?... Ti emendi dei tuoi difetti?... Qual'é la tua carità, pazienza, mansuetudine?... O mio Dio! quanti difetti, quante mancanze! Che se poi fossi arrivato a commettere con tutta facilità il peccato veniale, appunto perchè veniale, e avessi stabilito come regola del tuo agire di fuggir il peccato mortale, perchè porta all'inferno, non badando poi alle tante colpe veniali quotidianamente volute, il tuo stato sarebbe quello della tiepidezza. Per questo, quanta nausea, che tedio cagioneresti al Cuor di Gesù! Gli faresti ribrezzo, e ti direbbe: «Mi sono note le opere tue; come non sei nè freddo, nè caloroso; di grazia fossi tu o freddo, o caloroso; ma perché sei tiepido, e nè freddo nè caloroso, Comincerò a vomitarti dalla mia bocca». Medita bene queste parole, e risorgi dalla tua tiepidezza, corrispondendo generosamente al Cuor di Gesù, consolandolo, dopo che tanta nausea e tedio gli hai fatto provare nell'orto degli olivi per questa tua vita.

 

ORAZIONE. — Quanto mi spaventa e mi confonde, dolcissimo Cuor del mio Gesù, lo stato della mia anima! Come mai mi avete sopportato con tanta pazienza e bontà? Potevate davvero rigettarmi da Voi, abbandonarmi alle mie passioni, eppure no! anche oggi, anzi, mi avete cercato, illuminandomi e parlando Voi al mio povero cuore. Quale grazia, o Signore! E perché tanta vostra misericordia per me? La ragione io non la trovo che nel vostro Cuore dolcissimo, misericordioso. Io vi ho cagionato tedio e nausea mortale nell'orto, del Getsemani con la mia condotta; e Voi, per la bontà del Cuor vostro, offriste al Padre vostro tante pene, tanti dolori per la mia conversione, per il mio ravvedimento. Grazie, mio Gesù, grazie! Davvero a Voi mi converto, mi consacro. Perdonate la passata mia vita, infiammatemi della vostra carità; che il fervore, per i meriti vostri, entri nel mio cuore, mi domini, e mi spinga ad operare secondo il vostro volere. Dolce Cuor del mio Gesù, fa ch'io t'ami sempre più. 

 

GIACULATORIA. — Cor Jesu, flagrans amore nostri, infiamma cor nostrum amore tui. Cuore di Gesù, ardente del nostro amore, infiamma il nostro cuore del tuo amore.

 

(Tutti i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro Bergamaschi)

 

LITANIE DEL PENTIMENTO

 

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