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FESTE MOBILI:

 

LUNEDI' DELLA QUARTA SETTIMANA

DI QUARESIMA

 

MEDITAZIONE XXVII 
L'incoronazione di spine. 

 

Preludio 1. — E intrecciata una corona di spine gliela posero in testa, ed una canna nella mano. E, piegando il ginocchio dinanzi a Lui, lo schernivano dicendo: «Salve, re dei Giudei». 

 

Preludio 2. — Immagina di vedere Gesù schernito come re da burla, incoronato di spine, coperto di uno straccio di porpora, con una canna in mano; vedi i soldati che lo deridono. 

 

Preludio 3. — Signore Gesù, ch'io possa conoscere le insegne della vostra dignità regale, e da esse impari a conoscere e praticare le condizioni necessarie per appartenere sempre al vostro Regno! 

 

PRIMO PUNTO 
Terminata la flagellazione, Gesù si ricoperse dei suoi abiti, senza trovare alcuna persona che l'aiutasse. Rimasto in balia 
eccolo di nuovo fatto segno allo scherno e alla derisione. Da una vile soldatesca certo non ci si poteva aspettare il conforto e la compassione. I soldati, invero, non solo non sentivano compassione alcuna per Gesù, ridotto in uno stato lacrimevole per la flagellazione subita, ma ai suoi dolori vollero aggiungere l'ingiuria e la beffa. Avevano sentito i Giudei accusarlo di essersi fatto re; da questo presero occasione per deriderlo e beffeggiarlo. «Condotto Gesù nel pretorio, radunarono intorno a lui tutta la coorte», vale a dire, circa cinquecento uomini, tra fanti, cavalieri, vivandieri e servi di varia natura. «E, spogliatolo, gli misero indosso una clamide di color di cocco». Un tronco di colonna, la columna improperiorum, che si mostra anche al presente, servì di trono, e su di essa fecero sedere il Salvatore. Gli posero «una canna nella mano. Ed intrecciata una corona di spine, gliela posero in testa». Così volevano simulare la cerimonia con la quale si investivano i monarchi nel giorno della loro proclamazione. Vedi poi gli omaggi resi al nuovo re. Gli passavano lentamente uno ad uno davanti: «piegando il ginocchio, lo schernivano: dicendo: Salve, re dei Giudei. E, sputandogli addosso, prendevano la canna, e la battevano nella testa», in maniera che le spine penetravano nelle tempia. «Quale scena! quale spettacolo! Il Salvatore è seduto, curvo e piegato sopra se stesso; è il dolore personificato. L'informe diadema di spine pesa sulla sua bella fronte e la schiaccia e la stringe. Il suo viso dispare quasi interamente sotto alle spine. Il sangue gronda da ogni parte, discende a ruscelli sulle tempia e sul collo, vela i suoi occhi, imporpora le sue spalle; gli inanellati suoi capelli s'impregnano e si coprono di grumi di sangue. Molte spine, entrano nelle tempia, ove il dolore è tanto sensibile. Ogni scossa, ogni colpo, il più piccolo movimento le conficca più profondamente; l'intensità della sofferenza si diffonde in tutto il corpo, penetra fino all'animo. Quale supplizio! Quale ignominia! Chi è Colui così abbandonato a quegli inumani, abbeverato di oltraggi e di torture?». E' il tuo Re, il Sovrano del cielo e della terra! Vieni ai piedi suoi, curvati a Lui dinanzi, ripara tante umiliazioni e tanti schemi, saluta con tutte il cuore il tuo Re: «Ave! Tu es Rex noster». Prostrato ai piedi suoi, considera e medita gl'indegni ritrovati della crudeltà di quei soldati, e acquisterai la vera cognizione della natura e della gloria del Regno di Gesù Cristo, che oscura ogni altro regno ed impero. 

 

SECONDO PUNTO 
Una corona di spine, innanzi tutto, tu vedi sulla sua fronte. Una corona, perchè Cristo è Re; una corona di spine, perchè è Re umile, paziente, povero. E' Re che in questa vita altro non promette ai seguaci suoi che ignominie, persecuzioni, patimenti, e da essi vuole l'immolazione, l'abnegazione; vuole che battano la via stretta dell'eterna salute, nella quale non si trovano che le orme del suo Sangue, la sterilità del pianto, i tronchi della mortificazione, le spine della penitenza. Per questo Gesù non riceve una corona d'oro, di fiori d'alloro, che lo avrebbero mostrato re terreno, voluttuoso; conquistatore di popoli con la spada; ma riceve una corona di spine, simbolo della pazienza, umiltà, povertà sua e dei suoi seguaci. Una canna. Questa, come il più vuoto, il più mobile, il più fragile tra i fusti, è simbolo di debolezza, e raffigura i deboli strumenti che Cristo Re adopera per formare il suo Regno. Egli adopera la stoltezza per confondere e vincere la sapienza; le deboli cose per vincere le forti; le cose che paiono vili e spregevoli per vincere le grandiose della terra. La canna, quindi, esprime magnificamente il carattere di questo Re. Questa canna, però, dev'essere nella sua mano, ed allora vince, supera e atterra gli scettri di ferro e d'oro dei re della terra, o li rende fragili canne, e distrugge i più temuti monarchi, che osano insultare la Sua umiltà, mansuetudine e pazienza. Uno straccio di porpora, Egli porta imporporata dal Sangue suo, perchè è il vero ed unico Re, unto e consacrato nel proprio Sangue e che, con la effusione del suo Sangue, ha stabilito e fondato il regno della sua Chiesa. E' il solo Re, infatti, seguito da un immenso stuolo di martiri gloriosi, i quali han trionfato con Lui, non togliendo ad altri la vita, ma sacrificando la propria. Finalmente, il Regno di Cristo è il Regno del disprezzo degli onori mondani; è il Regno dell'umiltà, della mansuetudine, della pazienza, del perdono in faccia agli insulti, alle ingiustizie, alle bestemmie, alle persecuzioni del mondo. Tutto questo vien rappresentato dal tronco della colonna degl'improperi, sul quale è assiso Cristo come in suo trono, dagli schiaffi e sputi, dalle maledizioni, che lanciano contro di Lui i soldati, alle quali cose tutte Egli risponde con inalterabile mansuetudine, con pazienza divina. Ecco rappresentati il Regno di Cristo, i caratteri, la dottrina di questo suo Regno. 

 

TERZO PUNTO 
La corona di Gesù è di pungentissime spine. Quale sconvenienza, quindi, se tu, come suddito suo, fossi molle, voluttuoso! Non si deve trovare sotto un capo incoronato di spine un membro delicato. Quale sconvenienza se dicessi coi mondani: «Coroniamoci delle rose di tutti i piaceri; diamoci ai divertimenti prima che sopraggiunga la morte!». Se vuoi essere suddito fedele, devi porre ai piedi di Gesù la corona di rose profane, dei pensieri disonesti, dei desideri ambiziosi. Ti devi affrettare a porre sul tuo capo il serto spinoso del tuo Re e Salvatore, procurando di circondarti delle spine misteriose di una vita castigata e severa, mortificata e pura. Lo fai tu? La canna è nelle mani di Gesù. Anche le tue pratiche di pietà, la tua devozione, il tuo raccoglimento, la tua vita spirituale contraria a quella del mondo, la tua pazienza e mansuetudine, saranno stimate debolezza, stoltezza. Sarai giudicato di mente debole, di spirito gretto, insensibile. Così avvenne agli Apostoli. Tu, però, suddito di un Re, che porta fra le mani l'emblema della debolezza, non devi spaventarti di questo, ma rimanere costante nella via del Signore. Ricordati, che la canna era nelle mani di Cristo.. e tu staccato dalla tua volontà, dal tuo amor proprio, per mezzo dell'obbedienza, poniti nelle mani del superiore, cioè di Cristo e opererai cose mirabili, come le operò Cristo, tuo Re. Ti disponi così? Gesù Cristo è ignudo e coperto solo di uno straccio di porpora, che a stento gli copre le spalle. Non conviene, quindi, che tu, suddito suo, ti attacchi alle cose della terra; ancor tu devi amare la sua indigenza e povertà. Non devi cercare il lusso, la pompa nelle tue vesti, che ti renderebbero indegno di figurare alla sequela e alla corte di Gesù Cristo. Ti devi contentare sempre della pulitezza, decenza e semplicità. La tua veste dell'essere imporporata di sangue, resistendo fino al sangue, alle insidie di Satana, e del mondo, portando nel cuor tuo tanta carità da spargere sino il sangue per i tuoi fratelli, se fosse necessario, mostrandolo con i tuoi sacrifici. Lo fai tu? Gesù, finalmente, il tuo Re, è insultato con finti omaggi, con adorazioni da burla! La sua reale dignità è vilipesa, la sua divinità derisa. Ed Egli tutto ciò soffre con una pace inalterabile, con una pazienza invincibile. Suddito di un Re si strapazzato e così pacifico, così tormentato e così mansueto, devi reprimere in te la sete degli onori, delle distinzioni, delle lodi, dei titoli. Devi rintuzzare il desiderio ambizioso, sfrenato d'innalzarti senza merito, di dominare gl'inferiori, di soverchiare gli uguali. Devi ricevere con pazienza e mansuetudine gl'insulti, gli sprezzi, le derisioni. Lo fai tu?. Ecco il carattere del tuo Re, la natura del suo Regno, le condizioni per appartenervi; medita attentamente questi santi insegnamenti e passa a generosi propositi.

 

ORAZIONE. — Signore Gesù, la corona di spine che cingeste, la porpora che portaste, la canna che teneste, gli insulti che tolleraste, come mi mostrano chiaramente che Voi siete il mio Re! Come mi mostrano la natura del Regno vostro, le condizioni per appartenervi! Io dinanzi a Voi mi prostro, vi adoro con tutto il cuor mio, e vi dico che più mi apparite umile, debole, straziato, e più vi riconosco per mio Signore, per mio Re, più vi riconosco come Signore assoluto del mio cuore. Vi saluto, o mio Re. Ascoltate la preghiera che vi presento. Signore Gesù, per me flagellato e coronato di spine, schernito e deriso come re da burla, ch'io tenga sempre presente agli occhi della mia mente questa vostra umiliazione, e conformi ad essa tutta la mia vita! Ch'io rimanga sempre suddito vostro fedele, coperto delle reali vostre divise! Ecco la grazia, che vi domando; ascoltatemi, o mio Re, o mio Signore Gesù! 

 

GIACULATORIA. — Christum Regem spinis coronatum, venite adoremus. Venite, adoriamo Cristo Re coronato di spine.

 

(Tutti i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro Bergamaschi)

 

LITANIE DEL PENTIMENTO

 

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