MEDITAZIONE XXVIII
Pilato condanna Gesù Cristo.
Preludio 1. — «Io sono innocente del sangue di questo giusto». Allora lo diede nelle loro mani, perchè fosse crocifisso.
Preludio 2. — Ti rappresenterai l'affanno, le angustie di Pilato; ti immaginerai di vederlo entrare nel pretorio, uscirne... e di ascoltare le sue parole e le grida del popolo. Rappresentati, infine, il tuo Gesù, che con grande pazienza aspetta la sua condanna.
Preludio 3. — Signore Gesù, fatemi ben comprendere la necessità di non dividere il mio cuore, ma di tutto posporre al Regno della vostra santità e giustizia, non cercando che Voi ed unicamente Voi.
PRIMO PUNTO
Medita la condotta di Pilato, nella condanna di Gesù. Il cuore di Pilato era dominato da una grande ambizione di governo; cercò egli di salvare la giustizia, ma anche la giustizia dovette sottostare alla sua ambizione. L'ambizione del potere, conservare il potere, anche a scapito della giustizia: ecco tutta la sua mira, la sua passione. Gli presentano Gesù. Pilato conosce che per invidia ne cercano la morte, e s'adopera per salvarlo. Il popolo, i sacerdoti insistono, accusano; lo dicono sollevatore, ambizioso della regia dignità. Pilato interroga Gesù, e sempre più si persuade dell'innocenza di Lui. Salvarlo dalle mani dei Giudei? No! Non vuol irritare gli animi, non vuole dar luogo a pretesti, che gli tolgano il potere, tanto più che a Gesù si movevano accuse politiche. Che fare, dunque? Condannarlo?... No! E' innocente, e bisogna salvare la giustizia. Liberarlo?... Neppure; si muoverebbero accuse a Cesare. Lo si mandi ad Erode; è Galileo. — Erode lo rimanda, e lo rimanda ingiudicato. Ecco di nuovo Pilato nell'imbarazzo, cerca mezzi termini, pur attestando sempre l'innocenza di Gesù. La passione lo spinge a mettere a pari Barabba e Gesù, — Iniquo giudice! Non vedi che oltraggi, disonori l'innocente? — Non importa! Pur che lo salvi in qualche modo, senza irritare gli animi, tanto basta! — Ma i Giudei domandano Barabba, e allora che farne di Gesù? — Si crocifigga! — Ecco la risposta. — Questo poi no; è innocente. Lo farò castigare, risponde il preside; — ed ingiustamente lo sottomette all'iniqua flagellazione, sperando con ciò di muovere a compassione il popolo a liberare Gesù. Gesù vien flagellato incoronato di spine, ridotto ad uno stato miserando. Pilato lo presenta al popolo. «Esce fuori Gesù, portando la corona di spine e la veste di porpora». Il preside dice al popolo: Ecco l'uomo». Si sente rispondere: «Crocifiggilo, crocifiggilo. Dice loro
Pilato: Prendetelo voi, e crocifiggetelo; che io non trovo in Lui reato. — Noi abbiamo la Legge, secondo la Legge deve morire, perché si fece Figliuolo di Dio. — Quando Pilato udì queste parole s'impaurì». Prende a parte Gesù, e non gli domanda più: che cosa hai fatto, ma «di dove sei tu?». Non rispondendo Gesù, egli decanta il suo potere, e che sta nelle sue mani il crocifiggerlo o liberarlo. Ed il Salvatore: «Non avresti potere alcuno sopra di me, se non ti fosse stato dato di sopra». Cerca ancora Pilato di liberarlo; ma i Giudei, conoscendo quanto gli premeva di godere l'amicizia di Cesare, vincono le sue titubanze, dicendogli: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare; perché chiunque si fa re, va contro Cesare». Pilato a questi detti è vinto, e sacrifica la giustizia alla sua ambizione. «Si lava le mani dinanzi ai popolo, dicendo: io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi». Guarda che iniquità! Lo dice giusto e poi lo condanna: «Allora lo diede nelle loro mani, perché fosse crocifisso». Lavati le mani
Pilato! Esse son tinte del sangue dell'innocente. Tu hai consentito per viltà, e non sei meno colpevole che se lo avessi sacrificato per malvagità. Diciannove secoli sono passati, e tutte le generazioni, tutti i popoli del mondo, il tuo nome ricordano, e ripetendo il simbolo, oggi, come in antico, dicono: «Il Giusto ha sofferto sotto Ponzio Pilato». Per non irritare il popolo, per non perdere l'amicizia di Cesare, Pilato condannò Gesù. Ebbene: non passarono molti anni, e dal popolo, per una repressione ch'egli fece, venne denunziato, e da
Vitellio, legato della Siria, venne destituito; perdette l'amicizia di Cesare, l'imperatore Caligola lo esiliò nella
Gallia, e morì disperatamente, buttandosi nel Rodano.
SECONDO PUNTO
La condotta di Pilato ti deve richiamare alla mente quella di molti, che vogliono Cristo Re sovrano dei loro cuori, ma nel medesimo tempo vogliono vivere un po' a se stessi, alla passione, alle creature, e poi firdscono col negare la sovranità di Gesù e concederla alla creatura. Guardati dalla divisione del cuore. Essa è: 1. Ingiusta. Iddio solo ha formato il tuo cuore, Gesù solo ti ha riscattato col prezzo del suo Sangue; tutto di Gesù, del tuo Dio
dev'essere, dunque, il cuor tuo. Con quanta ragione, quindi, Egli ti dice: «Figlio, dammi il tuo cuore», Che se non glielo dai tutto intero, non glielo dai di certo. Gesù dice di amarlo, ma con tutto il cuore. — 2. E' ingiuriosa a Dio questa divisione. Tu posponi Dio alle creature, a te stesso. Tu imiti i Giudei. Quando Pilato disse loro: «Crocifiggerò il vostro Re? Gli risposero: Non abbiamo re fuori di Cesare». Così anche tu, se dividi il tuo cuore, vieni col fatto a dire: non altro che quella creatura, che il mio amor proprio, riconosco per sovrano. Quale ingiuria faresti al tuo Signore, al tuo vero Re, Cristo Gesù! 3. E' impossibile questa divisione. «Non puoi servire a due padroni, ti dice Gesù; se tu onori ed ami l'uno, disprezzerai ed odierai infallibilmente l'altro» specialmente quando sono due padroni tanto opposti, come Gesù e il mondo, Gesù e la tua passione dominante, Gesù e il tuo amor proprio. I loro interessi son troppo diversi, le loro inclinazioni troppo contrarie, per poterle accordare insieme. «Quale accordo, dice l'Apostolo, può esserci fra la luce e le tenebre, tra Gesù Cristo e
Belial?». Si finisce col detronizzare Cristo e col servire ìl mondo, la passione: così hai visto essere avvenuto di Giuda, così di
Pilato. Guardati dalla divisione del tuo cuore! Ricorda sempre queste parole di s. Agostino: «Gesù Cristo non vuol divisione; vuol possedere Egli solo ciò che ha comperato Egli solo. Non l'ha Egli comperato ad abbastanza caro prezzo per averlo intero? Eppure vuoi dargli per compagno il demonio?».
TERZO PUNTO
Hai diviso il tuo cuore? Il mondo è nemico di Cristo; eppure, per non disgustare il mondo non avresti disgustato il tuo Gesù? Ti sarai trovato alle volte nel mondo; avrai sentito i suoi discorsi: discorsi di censura, di critica al Vicario di Cristo, discorsi poco rispettosi verso il Regno di Cristo, verso la Chiesa, i suoi ministri. Sei sempre stato forte, devoto suddito del tuo Gesù? Oppure, per non dispiacere al mondo, hai taciuto o hai dimezzata la verità? Vedi? Allora il tuo cuore è diviso. — Sei in pubblico, in presenza del mondo, e ti trovi in circostanze in cui devi onorare il tuo Gesù, mostrarti suddito suo fedele: sarà un segno di croce, che devi fare nel salire un carrozzone di ferrovia, l'Angelus Domini, che devi recitare, o fare un atto di rispetto, di riverenza alla Chiesa, ad un'immagine, ecc.; hai sempre il coraggio di far tutto questo con fede, con devozione, non vergognandoti del tuo Gesù? Oppure lo fai, ma di nascosto, in modo da non urtare il mondo?... Vedi? Il cuore è diviso; anzi, servi più al mondo che a Gesù, e finirai a condannare, a rinnegare il tuo Gesù, se non lascerai il mondo. Quanti, oggi, per non avere le osservazioni, le censure del mondo, hanno cessato d'essere cristiani, d'essere veri sacerdoti, veri religiosi! Come Pilato hanno condannato Gesù, mentre ne proclamavano la santità, la giustizia, e questo per non inimicarsi il mondo. — Guarda che il tuo cuore potrebbe essere diviso perchè dominato da un nemico occulto di Cristo, quindi nemico più pericoloso. Questo potrebbe essere il tuo amor proprio, ed è sempre la passione tua dominante. Come combatti te stesso, la tua passione? Quante volte Gesù richiede da te maggior generosità nel servirlo, e tu sei sempre imperfetto ed incostante! Sì, lo dici a Gesù nella santa Comunione ch'Egli, è il Re del tuo cuore, che a Lui consacri memoria, intelletto, e volontà, e tutto te stesso protesti di volerlo sempre servire, amare e di compiere la sua volontà; ma poi?... sempre, quell'attaccamento al tuo giudizio, alla tua volontà. Di qui quella mancanza continua di perfetta obbedienza... quel lamento interno ed esterno dei tuoi superiori... quel fare le cose con grande ripugnanza, perchè comportano un po' di sacrificio... quel non saper sopportare neppure la più piccola molestia od osservazione.., quella mancanza di docilità a chi ti guida e ti rappresenta Cristo Gesù... quel non frenar mai generosamente le passioni... quel cercar sempre i tuoi comodi, quella noncuranza degli altri, ecc. Vedi? A parole proclami Gesù tuo Re, riconosci la sua santità, ma non hai lasciato te stesso, il tuo io egoista e personale. In pratica detronizzi Dio, Gesù, ed ergi l'altare al tuo io, alla passione. A quale eccesso perverrai se continuerai così! Pensaci seriamente e proponi.
ORAZIONE. — La condotta di Pilato, o Signore Gesù, mi ha sempre fatto orrore. Sentirlo confessare la vostra innocenza e poi condannarvi. Quale ingiuria, quale ingiustizia, quale iniquità! Ora però m'accorgo d'averlo seguito, imitato. Quante volte, o Signore, ho ammirato la santità vostra, l'ho proclamata agli altri! Quante volte vi ho riconosciuto per mio assoluto Sovrano, vi ho consacrato tutto me stesso! E poi, in pratica, non ho fatto che seguire le mie passioni, a loro tributando le mie adorazioni, a loro sottoponendomi interamente, rigettando Voi, o mio Signore Gesù! A parole vi offrivo l'incenso, coi fatti calpestavo la vostra volontà, vi condannavo. Davvero che fu grande l'ingiuria che vi ho recato! Perdonatemi, Signore Gesù! D'ora innanzi regnate Voi solo nel mio cuore, siate il Sovrano assoluto e delle mie parole, e delle mie opere, e di tutto me stesso! Ch'io vi glorifichi, vi ami e in pubblico e in privato; ch'io attesti sempre con le opere la vostra sovranità, sicché Voi abbiate ad essere sempre e nel tempo e nell'eternità l'unico mio Signore e l'unica mia felicità.
GIACULATORIA. — Jesu, totus tuus sum ego, et omnia mea tua sunt. Gesù, sono tutto tuo e tutto quello che è mio è tuo.
(Tutti
i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro
Bergamaschi)