MEDITAZIONE XXI
Penitenza di Pietro dopo il peccato.
Preludio 1. — «Ed il Signore si rivolse a mirare Pietro. E Pietro si ricordò della parola dettagli dal Signore: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E Pietro uscì fuori, e pianse amaramente».
Preludio 2. — Immagina di vedere l'incontro di Gesù con Pietro; lo sguardo amoroso di Gesù, la confusione, il dolore di Pietro.
Preludio 3. — Ch'io apprenda, Signore Gesù, dal vostro Apostolo Pietro la maniera di pentirmi delle mie colpe e di convertirmi sinceramente a Voi.
PRIMO PUNTO
Appena Gesù, nella bontà infinita del Cuor suo, volse lo sguardo a Pietro, questi comprese subito il suo stato miserando. Lo sguardo di Gesù lo illuminò. Rientrò in se stesso e considerò la sua grave caduta. Si ricordò degli ammaestramenti, degli avvisi, dei rimproveri del suo amabile Maestro; che quella caduta, e nel tempo e nelle circostanze, gli era stata predetta; come Gesù non aveva mancato di scuoterlo dal sonno, di premunirlo contro la tentazione imminente: di tutto si ricordò. Ricordò le sue proteste, le sue promesse di morir per Gesù, anziché negarlo, il suo preferirsi agli altri; allora vide la miseranda e grave sua caduta. Lo sguardo amoroso di Gesù gliela rese più orribile, più deforme. «Hai offeso il tuo divin Maestro, così tenero per te, e la tenerezza sua la contempli nel suo sguardo! Il tuo divin Maestro hai offeso, mentre tanto ti ha amato, e ti ama anche al presente, come conosci dal suo sguardo amoroso! Il tuo divin Maestro hai rinnegato, proprio nel momento in cui si trovava immerso in grandi amarezze, mentre veniva saturato di obbrobri, mentre il tuo conforto l'avrebbe tanto consolato! No, non solo gli hai negato il conforto dell'amicizia, ma ti sei unito agli schernitori di Lui, e imprecando hai protestato di non conoscerlo! Eppure Gesù ti guarda, e amorosamente ti guarda!» — Sente Pietro la sua orribile caduta; l'amarezza gli spezza il cuore; piange. — Il suo dolore, il suo pentimento non è effetto di presunzione, di superbia, in quanto si trova macchiato, e perché la macchia personale gli dia fastidio; ma geme, piange, perché ha offeso il suo Gesù. — Il suo dolore, il suo pentimento è grande, ma è congiunto con la speranza del perdono. Nello sguardo di Gesù comprende l'invito misericordioso. A quello sguardo rammenta la bontà di Gesù verso i peccatori; e mentre piange, spera ed invoca il perdono. — Il suo dolore, il suo pentimento è sincero, e subito, appena Gesù lo guarda, si pente ed a Lui ritorna. — Il suo dolore è umile. Impara dalla caduta, non presume più di sè, e si allontana subito da quel luogo pericoloso. — Il suo dolore è continuo. Piange e pianse il suo peccato per tutta la vita. Scrive S. Clemente Papa, suo discepolo, che ogni volta che Pietro sentiva il canto del gallo, gli scorrevano d'un tratto dagli occhi due fonti di lacrime; e ogni notte, al cantar del medesimo, invariabilmente si alzava dal sonno a pianger la sua colpa, con lacrime incessanti. — Come diffida poi Pietro di se stesso! E quando Gesù gli domanda per tre volte se lo ama alla terza domanda, temendo di sè, l'Apostolo si contrista. Medita come fu vera la penitenza, la conversione di Pietro; prendilo per modello della tua conversione e penitenza.
SECONDO PUNTO
Hai peccato, hai offeso il tuo Dio? Oh, come anche tu devi pentirti delle tue colpe, devi spezzare il tuo cuore sotto la forza del dolore!. Quante volte ti ha guardato Gesù! Quante volte ha parlato al tuo cuore! Imita Pietro, rientra in te stesso, misura, se puoi, le enormi tue cadute. Eri forse ancor piccino e contro l'Onnipotente ti sei armato, hai rotto le sue leggi, hai offeso il tuo Dio! Anche tu, forse, puoi ripetere, come S. Agostino: «Dove e quando, o Signore, fui io innocente? Era ancora fanciullo, e già era gran peccatore». Rientra in te stesso e ricorda i peccati da te commessi nell'età più matura. Mio Dio! Forse sei obbligato a ripetere col Profeta: «Ho più peccati sull'anima che capelli in capo.». Come Pietro, rientra in te stesso, e cerca di comprendere, per quanto ti è possibile, l'infinita malizia dei tuoi peccati. Con questi hai disprezzato i comandamenti di Dio, il timor divino, il tuo Padre celeste, dopo che ti aveva nutrito ed esaltato. Con questi hai posposto Dio alle creature, alle passioni più nefande, a Satana. Con questi hai commesso la massima delle ingratitudini, servendoti dei benefici di Dio, dell'anima, dei sensi, dei beni, per strapazzarlo, ingiuriarlo. Anzi, siccome nulla puoi fare senza il divino concorso, senza l'aiuto di Dio, tu ti sei servito di questo stesso concorso divino per peccare, facendo servire il Signore nelle tue iniquità. E non piangerai tanta iniquità? Non dirai col Profeta: «Chi darà agli occhi miei una fonte di lacrime?». Pensa, che col peccato hai di nuovo crocifisso il tuo Gesù, quel Gesù che tanto ti amò e tanto ti ama, e che per parte sua sempre ti invita, ti guarda amorosamente. Col peccato hai calpestato il Sangue preziosissimo di Gesù, Sangue ch'Egli versò per la tua copiosa Redenzione, e che anche al presente ti dà nei santi Sacramenti, per la tua eterna salute. Come, dunque, non piangere tanta tua iniquità, non pentirti delle tue colpe, non convertirti subito al Signore? Imita l'Apostolo S. Pietro!
TERZO PUNTO
Hai il vero dolore, la vera penitenza che ebbe l'Apostolo Pietro? Bada, che non basta aver le apparenze esteriori della penitenza, bisogna averne lo spirito; e puoi credere di possedere questo spirito solo allora che provi nel tuo cuore gli effetti di essa, che si compendiano in un desiderio sincero dì soddisfare a Dio, affliggendo il proprio cuore, castigando il corpo, mortificando i sensi e le disordinate inclinazioni. Vedrai, quindi, nel tuo cuore l'autore di quella ribellione per cui le tue potenze si sono sollevate contro Dio, perciò lo crocifiggerai con un dolore continuo e sincero. Così fece Pietro, che pianse amaramente il suo peccato fino alla morte. Considererai il tuo corpo come uno schiavo ribelle, che si è sollevato contro Dio; quindi lo castigherai con quelle mortificazioni e penitenze, che ti saranno permesse. Ecco, perché Pietro, oltre alle pene indispensabili, che incontrava nell'esercizio del suo ministero, infliggeva al suo corpo altre pene, togliendogli il riposo necessario ed alzandosi sempre al canto del gallo per piangere la sua colpa. Se tu usassi condiscendenza alla tua carne rea e ribelle, dimostreresti di non essere animato in conto alcuno dello spirito di penitenza. Ora, castighi tu il cuor tuo, il tuo corpo? — Se vi sarà nel tuo cuore lo spirito di penitenza, amerai il ritiro e la separazione dal mondo. Tu considererai il mondo e le pericolose occasioni, che si incontrano in esso, e che sono state le cause di tue cadute, con lo stesso timore e con l'orrore medesimo con cui si considerano gli scogli, sui quali si è fatto naufragio. Quindi, convinto, dalla tua propria esperienza, della debolezza e corruzione del tuo cuore, eviterai il mondo e le pericolose occasioni; ti raccoglierai nella solitudine per pensare a te stesso, all'enormità delle tue colpe e piangerle dinanzi a Dio. Così fece Pietro, che s'allontanò subito dal luogo pericoloso e si raccolse in una caverna per piangere la sua colpa. Fai tu così? Oppure, hai indugiato finora a convertirti al tuo Signore? Hai imitato lo stolto, che dice: domani, domani? Quanto saresti miserabile! Chi ti assicura il domani?. Subito Pietro si convertì. Il tuo dolore è fiducioso, oppure vai gridando come Caino: «E' impossibile che Iddio perdoni i miei peccati?». Qual torto faresti mai al tuo Signore Gesù Cristo! Ricordati degli sguardi amorosi di Gesù, degli inviti continui che ti fa per mezzo dei suoi ministri! Ricordati della tenerezza del suo Cuore verso i Peccatori! — Pensa che, anche al presente, è Gesù che ti parla e ti invita. Resisterai, dunque, a tanta bontà? Imita Pietro, piangi amaramente le tue colpe e affidati al Cuor di Gesù.
ORAZIONE. — Grande, o Signore, fu la colpa dell'Apostolo vostro, ma come fu sincera la sua conversione, la sua penitenza! Fu il vostro sguardo amoroso che illuminò Pietro e gli fece conoscere l'orribile sua colpa, mentre la tenerezza vostra lo portò alla speranza del perdono e allo spargimento delle lacrime. Signore, io più di Pietro vi ho offeso e oltraggiato, e quel che è peggio, non versai mai lacrime sincere di penitenza! Guardatemi, o mio Gesù, e con lo sguardo vostro toccate il mio cuore, sicché si spezzi per il dolore ed ottenga così il vostro perdono. Potessi, o Signore, piangere sempre le mie colpe e morire di dolore come Voi siete morto d'amore per noi!, Ecco la grazia ch'io vi domandO, e che spero di ottenere dall'amoroso Vostro Cuore.
GIACULATORIA. Cor Jesu, pax et reconciliatio nostra, miserere nobis. Cuore di Gesù, nostra pace e riconciliazione, abbi pietà di noi.
(Tutti
i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro
Bergamaschi)