HOME Mobile Chi siamo Dove siamo Obiettivo Famiglia SOMMARIO

 

        Cappellina il Chiostro Rosario on line Bacheca Cerca nel sito

 

 

Famiglia Unita Famiglia in difficoltà Famiglia Divisa Preghiere per i figli Circostanze varie Nel dolore Nella malattia Devozioni-Catechismo Santi e Feste UNITI nella preghiera Intenzioni di preghiera con DON BOSCO

 

 

Precedente Su Successiva

 

 

FESTE MOBILI:

 

MERCOLEDI' DELLA TERZA SETTIMANA

DI QUARESIMA

 

MEDITAZIONE XXII 
Disperata fine di Giuda. 

 

Preludio 1. — «Giuda, gettate le monete d'argento nel Tempio, si ritirò, ed andò e si appiccò ad un capestro». 

 

Preludio 2. — Rappresentati quell'orribile scena di Giuda, come se avvenisse ora sotto i medesimi tuoi occhi. 

 

Preludio 3. — Signore Gesù, non permettete mai che il mio cuore cada in preda alla disperazione, ma fate ch'io confidi sempre, non ostante le tante mie colpe, nell'infinita vostra misericordia! 

 

PRIMO PUNTO 
Il giusto sa valersi anche dei peccati commessi come di mezzo per accumulare tesori ricchissimi di bene; così fecero S. Pietro e tanti altri, che furono prima peccatori. Giuda resistette continuamente alla grazia; per questo il suo cuore si indurì, si chiuse alle amorevoli cure del suo divin Maestro e terminò con la disperazione. Il demonio presenta sempre il peccato sotto un aspetto dilettevole per lusingare la passione a spingere a commetterlo; ma, commesso che sia, lo mostra nella sua tetra deformità, riempie l'anima di vergogna, la spinge alla malinconia, e cerca di farla cadere nella pusillanimità e disperazione. Ecco quanto avvenne a Giuda. Quando udì che il sommo pontefice e i principi dei sacerdoti, dopo aver a voti unanimi condannato a morte il divino Maestro, erano andati in presenza da Pilato per ottenere la conferma della loro sentenza, allora, dice il Crisostomo, Giuda si sentì cader giù la benda fatale, che il suo demone gli aveva posto sugli occhi. Allora, una luce funesta balenò nel suo spirito; quella luce, foriera della luce infernale, che fa conoscere tutta la mostruosità del peccato, senza farne detestare la colpa. Ricordò allora Giuda tutte le grazie ricevute, le tenerezze di Gesù, l'ultimo bacio che ne ricevette, il titolo di amico con cui sino all'ultimo fu onorato. Paragonò a tutto questo l'ingratitudine mostruosa con cui lo tradì, l'orribile audacia con cui andò a catturarlo egli stesso, il prezzo vilissimo di trenta denari che ne riportò! E, fissando lo sguardo della mente in quell'orrie quadro, si sentì schiacciato. «Mosso da pentimento, riportò i trenta danari ai principi dei sacerdoti ed agli anziani dicendo: Ho peccato avendo tradito il sangue innocente». Vedi? confessa d'aver peccato, e lo confessa pubblicamente; dichiara apertamente l'innocenza di Gesù, anzi «getta le monete d'argento nel Tempio»; si distacca, quindi, anche dal prezzo ricevuto; ma non spera il perdono, non si porta a Gesù; egli non sente che la disperazione nel cuore. Imitatore di Caino nel tradimento, lo imita nella disperazione, e, ripieno del suo spirito, pronunzia pure la sua bestemmia: «E' così grande il mio peccato ch'io non posso meritare perdono». In questa disperazione venne confermato ancor più dalla risposta dei principi dei sacerdoti e degli anziani: «Che fa a noi? Pensaci tu», e gli volsero le spalle con disprezzo. Miserabili! Lasciavano tutta la responsabilità della colpa a Giuda, e ne profittavano tranquillamente. Padronissimo lui di avere dei rimorsi: doveva vedersela lui; essi c'entravano per nulla. Il disgraziato Giuda non poteva credere ai suoi occhi ed ai suoi orecchi. Rimase per un momento come accasciato sotto il disprezzo dei suoi complici, nella folle aspettativa d'una commiserazione da parte loro. Poi «si ritirò». Tormentato dalla colpa, oppresso dal demonio stesso, disprezzato dagli stessi complici del peccato, diede di piglio ad un capestro e si appiccò ad un albero. Il peso troppo grave fece spezzare il ramo. Il cadavere cadde con la faccia per terra, ed il ventre, squarciato dalle scheggie disseminate, ovvero dallo stesso ramo infranto, diede libero passaggio ai visceri, che si sparsero sul suolo. Così finì quel disgraziato, di cui il Maestro aveva detto che meglio sarebbe stato per quell'uomo non essere nato; poiché il nulla non ha rimprovero né rimorso». 

 

SECONDO PUNTO 
Guardati dall'imitare Giuda col disperare del perdono dei tuoi peccati! Niente di più ingiurioso al tuo Signore. Invero: che cosa mai scoprì Gesù di buono in noi, da cui potesse essere allettato a venire su questa misera terra, mentre Egli è la stessa bellezza e bontà per essenza? Quale oggetto attrasse il suo divin Cuore, per abbassarsi tanto da prendere la forma di servo e nascere in una vile capanna, tra stolidi giumenti? Forse un qualche splendore di santità scoperto in qualche uomo giusto? Senti la risposta da Gesù Cristo medesimo, e tripudia per allegrezza: «Non mi hanno condotto nel mondo i giusti, ma i poveri peccatori. Vide Egli il peccatore, e fu talmente preso da compassione verso di lui, che fu come forzato ad abbassare i Cieli e venirsene quaggiù. Lasciate le novantanove pecorelle, affannosamente corse dietro a questa sola, che gli si era smarrita, e trovatala, dopo tanti sudori e patimenti, l'accolse e strinse al seno dolcemente abbracciandola, la pose sulle proprie spalle e la portò con gran giubilo a casa sua; quindi per ristorarla, la fece sedere con sè a mensa, le presentò in cibo le sue deliziose carni medesime; in bevanda il prezioso suo Sangue; anzi, per liberarla dagli artigli del demonio, non ricusò di sopportare Egli stesso flagelli, e spine, e morte di croce. E tu dispererai di tanta misericordia e tenerezza di Gesù? Quale torto grande gli faresti! Di tutti i tuoi peccati questo sarebbe il peggiore. — Il Ven. P. De La Colombiere scriveva: «Alla vista dei miei disordini, alla confusione che io ne concepii, succedette il dolce pensiero, che tutto ciò avrebbe meglio mostrato la misericordia di Dio, e provai ferma speranza che Dio si glorificherebbe perdonandomi. Questa speranza è così fortemente stabilita nel mio cuore, che mi sembra che con la grazia di Dio, mi si strapperà piuttosto la vita che questo sentimento... Pensando a quello che può crucciare in un punto di morte, cioè i peccati passati... si è subito presentato un pensiero al mio spirito, che io ho abbracciato con tutto il mio cuore e con grandissima consolazione della mia anima. Ed è che, in quell'ultimo momento, di tutti i peccati, che si presentassero al mio spirito, conosciuti e non conosciuti, io farò come un fascio, e li getterò ai piedi del nostro Salvatore, perchè sia consumato dal fuoco della sua misericordia; più il numero ne sarà grande, più mi sembreranno enormi, tanto più volentieri io glieli offrirò da consumare, perchè quello che io domanderò sarà sempre più degno di essa. Io non saprò fare allora cosa più ragionevole e più gloriosa a Dio, e, nell'idea che concepii della sua bontà, io non penerò certo a determinarmi a questo, sentendomivi portato da tutto il mio essere». Vedi come pensano i Santi, e quale idea grande hanno della divina misericordia! Segui il loro esempio loro, e non quello triste di Giuda. 

 

TERZO PUNTO 
La memoria delle tue colpe passate, la vista delle presenti, suscita in te sfiducia e disperazione? Ebbene, pensa spesso a quello che dice San Basilio, che le tue colpe, benché siano enormi ed in gran copia, sono però, per la grandezza ed il numero, finite e limitate; ma la misericordia di Dio in se stessa è infinita e illimitata, quindi non vi é ragione di disperare di essa!. Pensa ancora a quanto dice San Giovanni Grisostomo: che tutti i tuoi peccati, benché per se stessi gravissimi, posti al confronto della divina misericordia sono una ragnatela, che si disfa al semplice soffio di un vento. Nelle tue meditazioni e letture ti asterrai da cose che possono accrescere la tua sfiducia, per quanto sante esse siano. Volentieri, invece, ti raccoglierai nelle piaghe e nel Cuor dolcissimo di Gesù, per considerare la sua amorevolezza, la sua misericordia verso i peccatori. Continua la tua sfiducia, la tua disperazione? Spesso ripeti con tutte le forze del tuo spirito: «In Te voglio sperare, o mio Dio, e sono sicuro che non rimarrò deluso nelle mie speranze. Anche se mi vedessi sull'orlo dell'inferno, in procinto di cadervi entro, voglio sperare in Te». Ricorri alla Vergine Santissima, chiamata da S. Efrem «speranza di chi dispera». I piloti nelle loro navigazioni hanno l'occhio alla stella polare, e con la scorta della sua luce trovano, tra le onde instabili, la via sicura al bramato Porto. Così tu, dice S. Bernardo, incominciandosi a sollevare nell'animo tempeste di diffidenze e di disperazione, alza gli occhi a Maria, tua stella e guida in questo mare procelloso in cui ti trovi, implora il suo aiuto; Essa con la sua luce benigna calmerà queste procelle. Se turbato dalle enormità delle tue colpe, se confuso per le lordure della coscienza, se atterrito per l'orrore del divino giudizio, ti sentirai già assorbito dal baratro della tristezza e della disperazione, alza lo sguardo a Maria. Pregandola non cadrai in disperazione, innalzando a lei la mente non ti perderai. — Se Giuda, in luogo d'andare dai principi dei sacerdoti, dai complici del suo peccato, si fosse presentato a Maria, questa Madre di misericordia lo avrebbe salvato. — E' forse la tua incostanza nel bene che ti cruccia, la mancanza quotidiana ai propositi? Anche per questo non devi disperare. Pensa che la piena vittoria di te stesso è un'opera della grazia e un dono di Dio, ch'Egli non nega a chi lo spera e lo chiede. 

 

ORAZIONE. — Signore Gesù, anch'io sono spesso combattuto da tentazioni di sfiducia e di disperazione, e devo dire che le merito, per aver continuato anni ed anni, peggio che Giuda, ad abusare della vostra misericordia. Ma deh! non permettete mai ch'io soccomba, e stimi la mia malizia più grande che la vostra clemenza, e tema la vostra ira più che non speri nella vostra bontà. Siano pur gravissimi e numerosissimi i miei peccati, più eccelsa e più immensa io credo essere sempre la vostra misericordia, che è infinita. No, non voglio giammai dubitare di essa, ma mi prostro, anzi, ad implorarla. Padre delle misericordie, abbiate pietà di me! Non permettete ch'io perda mai la speranza, perché con essa io esalterò soprattutto le vostre misericordie. Maria Santissima, rifugio dei peccatori, assistetemi e difendetemi dal maligno nemico; pregate per me, affinchè speri nella misericordia di Dio adesso, per tutto il tempo della mia vita, nell'ora della morte. 

 

GIACULATORIA. — Cor Jesu, salus in te sperantium, miserere nobis. Cuore di Gesù, salvezza di chi spera in te, abbi pietà di noi.

 

(Tutti i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro Bergamaschi)

 

LITANIE DEL PENTIMENTO

 

FIORETTO DEL GIORNO:

 

Compiere un atto di gentilezza proprio quando non se ne ha voglia.

scrivi il tuo nome se oggi hai fatto un fioretto:

 

Precedente Home Su Successiva

 

 

Privacy Policy e Cookie

PARTECIPA anche tu alla cordata di preghiera: UNITI per le FAMIGLIE e i GIOVANI

 

 

"le forze deboli quando sono unite diventano forti" (don Bosco)

abbiamo bisogno anche di te

www.preghiereperlafamiglia.it/UNITI.htm

 

 

  

  

 

CAPPELLINA

    Entra per accendere una candela

e per conoscere le preghiere e le devozioni del giorno