MEDITAZIONE XXXVI
La morte di Gesù.
Preludio 1. — «E chinato il capo rende lo spirito».
Preludio 2. — Immagina di vedere il tuo Gesù morente sulla Croce. Ascolta le ultime parole che pronuncia, e vedilo chinare la testa ad esalare lo spirito.
Preludio 3. — Signore Gesù, che liberamente consegnaste lo spirito nelle mani del Padre, e, per obbedire al vostro Genitore, vi sottometteste alla morte, concedete anche a me ed imprimetemi nel cuore un grande amore all'obbedienza.
PRIMO PUNTO
La disobbedienza del primo uomo gettò la misera umanità nella rovina; l'obbedienza di Cristo venne a rialzarla, a restaurarla. Tutta la vita del Salvatore fu una continua obbedienza al Padre; anche nella morte di Croce Egli fu obbediente. Il sacrificio di Cristo sulla Croce, nel quale si riassume tutta quanta la Redenzione, fu accettissimo al Padre; in esso non poteva, quindi, mancare l'obbedienza, «la quale, come è scritto, vince ed è migliore dello stesso sacrificio». Cristo si sottomise alla Passione e alla morte per obbedire al Padre. Egli disse: «Il calice, che m'ha dato da bere il Padre mio, non lo berrò?. Associò, quindi, il sacrifico all'obbedienza, fece emergere questa da quello, e, con l'unione dell'uno e dell'altro, formò un omaggio infinitamente prezioso alla Maestà del Padre suo. Nella morte di Gesù vedi rifulgere mirabilmente la sua obbedienza. Non aspettarti che l'Evangelista ti descriva Gesù moribondo e agonizzante, come uno che svenga a poco a poco, traendo l'aria con difficoltà dalla bocca aperta e livida, e mandando lentamente gli ultimi sospiri con una languida respirazione, finché l'anima si ritira e il corpo rimane freddo e immobile; questo racconto potrebbe commuoverti, forse, ma non sarebbe vero. Ben altrimenti, quindi, l'Evangelista descrive la morte di Gesù. Medita, dunque, e contempla con attenta ed amorosa devozione ogni atto, ogni parola, del tuo morente Signore. — Gesù ha compito successivamente ciò che aveva da compiere per obbedire al Padre suo. In questo estremo momento scorre tutte le Scritture, con uno sguardo abbraccia la serie delle profezie, e, trovatele compiute, emette un grido di vittoria: «Consummatum est! tutto è consumato!». Si rivolge poi al Padre per vedere se è placato, e, null'altro richiedendo il Padre che la sua morte, drizza il suo capo «e con voce sonora» annunzia al mondo il termine della sua vita: «Padre mio, nelle, vostre mani consegno l'anima mia». Mai parola simile venne pronunziata fra i mortali! Essa é la più magnifica giustificazione di quella sfida che Cristo scagliava al mondo: «Nessuno può togliermi la vita: io la offro spontaneamente. Solo io ho il potere di darla, e solo io di riprenderla... Io la lascio volonteroso, ma per riprenderla secondo gli ordini che ho ricevuto dal Padre». Vedi la mirabile obbedienza di Gesù! Entrando nel mondo disse: «Padre mio, le vittime e gli olocausti non potevano bastare alla vostra giustizia. Voi mi avete dato un corpo, ed io ho detto: Eccomi». Io sarò la vostra vittima, e la Croce sarà l'altare del mio olocausto». Esce dal mondo ed esclama: «Ho adempito il vostro desiderio; accogliete, quindi, l'anima mia Voi, da cui io l'ho ricevuta. A nessun altro spetta di prenderla; a Voi solo la consegno liberamente, così come l'ho ricevuta». China Gesù il suo capo e rende l'ultimo sospiro. Non la morte curva quel capo, ma la volontà stessa del morente, che al volere del Padre si sottomette. E' Lui, perciò, che inchina il capo, è Lui che rende l'ultimo sospiro.
SECONDO PUNTO
Anche tu devi obbedire fino alla morte e a quella morte che Dio vorrà da te. — E' necessario. Come Cristo portò vittoria sulla morte e sull'autor della morte solo in quanto fu obbediente al Padre, così anche tu non potrai riuscire vittorioso, nella lotta che devi sostenere, se non con l'obbedienza. Cristo, guarendo l'umanità con la sua obbedienza, stabilì e fondò il suo Regno sull'obbedienza. Tutto ad essa sottomise: dogma, morale, culto, credenze, doveri, costituzione della famiglia e della società; tutto, insomma, doveva riposare sull'autorità, quindi sulla sottomissione. Ed ecco la fede sottomettere la nostra volontà: ecco la Chiesa, autorità permanente e universale, depositaria dei poteri divini, che ha la missione di contenere nella fede e nella pratica cristiana l'individuo, la famiglia, la società. Tu non puoi, quindi, senza mettere in pericolo la tua salute, uscire dalla vita tracciata da Cristo. — E' necessario. Come l'esercito ha forza e riporta vittoria solo in quanto é stretto ed obbediente ad un capo; come nessuna società può sussistere senza la sottomissione alla legittima autorità, così, nell'ordine e nella condizione in cui ti trovi, la sola obbedienza al superiore legittimo ti darà forza e ti condurrà alla vittoria. — E' virtù eccellente l'obbedienza: con essa, sacrifichi a Dio non già il tuo corpo, la tua carne; ma la parte più eletta che vi è in te: lo spirito, la volontà. Sotto questo punto di vista, l'obbedienza avanza la stessa castità. Per questo diceva il Signore: «L'obbedienza é migliore del sacrificio». Diceva ancora S. Girolamo: «Lasciar l'oro e le ricchezze è proprio dei principianti; molti filosofi, anche pagani, lo fecero: ma l'offrire se stesso, la propria volontà e il proprio giudizio a Dio e consacrarsi a Lui totalmente, è proprio dei cristiani, è cosa da Apostoli». Nell'obbedienza si rinchiudono tutte le altre virtù, che sono prescritte dalla santa legge di Dio. Aggiungi: quanto più una cosa s'accosta e s'avvicina al suo fine, tanto è migliore e più perfetta; ora, l'obbedienza ti unisce e ti stringe a Dio in modo particolare, perché per essa non fai che cercare la divina Volontà per conformarviti perfettamente, di modo che la tua volontà non è altro che la Volontà di Dio; ancor tu con Cristo puoi ripetere sempre: «Quae placita sunt ei facio semper». — Quanti vantaggi avrai dall'obbedienza! Essa ti rende impeccabile. Compiendo la volontà del tuo Superiore, in cose non contrarie alla legge di Dio, sei sempre sicuro di non errare, poiché Dio domanda rendiconto del comando al Superiore, e in te non premia che l'obbedienza compiuta. L'obbedienza rende meritori quegli atti tuoi, che in se stessi sarebbero indifferenti o naturali: come il mangiare, il dormire, il ricreare, il passeggiare, ecc. L'obbedienza ti rassomiglia a Cristo nostro Signore, la cui vita, come hai meditato, fu una continua obbedienza. L'obbedienza ti fa praticare il precetto fondamentale del Cristianesimo, dal Salvatore stabilito in quelle parole: «Rinnega te stesso, e seguimi». L'obbedienza ti rende Martire; poiché, disponendoti a seguire in tutto lo Volontà di Dio e compiendola sempre, in punto di morte potrai dire col tuo Gesù, Re dei martiri: «Tutto ho compito, o Signore; altro non mi resta che consegnarvi lo spirito. Scagliate pure il vostro colpo su di me, toglietemi pure la vita del corpo; io dinanzi a Voi mi inchino, al vostro comando mi sottometto e vi ripeto col mio Gesù: «Padre mio, nelle vostre mani consegno l'anima mia». Sotto la mano di Dio chinerai il capo ed esalerai l'ultimo sospiro, martire d'obbedienza alla volontà del tuo Signore. Che bel morire obbedendo!
TERZO PUNTO
Hai tu l'obbedienza? La pratichi sempre? Allora cercherai di conformare l'opera tua al comando ricevuto, e questo con tutta prontezza e precisione! Come le creature, chiamate all'esistenza di Dio onnipotente, da nulla uscirono giubilanti, lodando il loro Creatore, così tu, al comando del Superiore, sorgerai tosto e obbedirai con prontezza ed esattezza. Fai tu così? Se hai l'obbedienza cercherai altresì di conformare la tua volontà e la tua intelligenza alla volontà e intelligenza di chi ti comanda. Non vedendo tu nel Superiore altro che Dio, ben ti guarderai dal volere e dal pensare diversamente da lui, quindi non criticherai i comandi ricevuti, nè dirai che meglio sarebbe stato il disporre diversamente. Udendo osservazioni sull'operato dei Superiori, tu sarai sempre il loro difensore, mostrando la riverenza e l'affetto che hai per essi, esortando tutti all'osservanza dei loro comandi. Non domanderai mai al Superiore la ragione umana ed il motivo del comando; che se egli, senza che lo cerchi, discendesse a dartene la ragione, come S. Luigi Gonzaga risponderai con umiltà e riverenza: «La prego, non mi dia ragioni: comandi semplicemente, e con la grazia di Dio eseguirò ogni cosa».
Nell'obedienza non seguirai mai le tue inclinazioni, e quando ricevessi un comando conforme ad esse, nel segreto del tuo cuore ti lamenterai con Dio, dicendo: «Quanto son debole, o Signore, che così mi trattate, comandandomi cose a cui mi sento portato! Signore, non le voglio eseguire per assecondare le mie tendenze, ma unicamente per compiere la vostra volontà». E se il comando sarà contrario ai tuoi desideri, giubilerai nel tuo cuore e ringrazierai Dio, che ti dà mezzi potenti per morire a te stesso. L'amore all'obbedienza ti porterà ad assoggettarti anche ai tuoi eguali, per quanto è possibile, di accondiscendere ai loro desideri. Nelle ricreazioni, quindi, volentieri prenderai parte ai divertimenti che essi vogliono, alle conversazioni, che preferiscono; senza mancare alla verità, non ti opporrai al loro modo di vedere col contrariare le loro opinioni, che, per quanto diverse dalle tue, possono essere rispettabili. Studierai i loro desideri per soddisfarli ove tulo possa, altro non cercando che divenire il servo di tutti. — L'amore all'obbedienza ti renderà sempre pronto alle disposizioni che Dio prenderà su di te, direttamente o per mezzo dei Superiori. Nello stesso ordine fisico vedrai la mano di Dio che regola ogni cosa, e non ti lamenterai mai del freddo o del caldo, dal tempo sereno o piovoso, d'una cosa o dell'altra. Nell'ordine morale tu non cercherai che la volontà del tuo Signore, e qualunque cosa Egli disponesse di te, non farai che sottometterti ed obbedire. Anzi, spingendo il tuo sguardo nell'avvenire, dirai: «Qualunque cosa disporrete, o Signore, umiliazioni od onori, sanità o malattia, vita breve o vita lunga, una morte piuttosto che l'altra, per me è indifferente; che la vostra Volontà si compia, questo mi basta». — Nell'obbedire ti mostrerai sempre sereno e giubilante; la presenza del Superiore ti farà esultare; che se egli dovesse allontanarsi, tu ne proverai tristezza. Tu vorrai baciare la terra dove pose i piedi il tuo Superiore, la soglia della sua stanza e, passando dinanzi ad essa, sentirai battere più soavemente il tuo cuore. — Provi tu tutto questo, pratichi così l'obbedienza? Oh te beato! Il Signore Gesù ti dirà: «Tu sei il mio figlio diletto, in te pongo le mie compiacenze». Non hai l'obbedienza? Quanto spiaci, allora, al tuo Signore Gesù! Diceva un giorno il Salvatore a S. Margherita
Alacoque: «Ascolta, o figliuola, con attenzione queste parole dalla bocca della verità. Tutti i religiosi separati e disgiunti dai loro Superiori devono guardarsi come vasi di riprovazione, sui quali il Divin Sole della grazia, gettando i suoi raggi, opera il medesimo effetto del sole quando dardeggia sul fango. Queste anime sono rigettate dal mio Cuore. Più esse si sforzano di avvicinarsi a me per mezzo dei Sacramenti, della preghiera e di altri esercizi, più da loro mi allontano, per l'orrore che ne ho: esse passeranno da un inferno nell'altro. E' questa disunione che ha perduto molte anime, e più ne perderà in seguito: poiché ogni Superiore tiene il mio posto, sia egli buono o cattivo. Perciò, l'inferiore, che pensa contraddirlo, opera in se stesso tante ferite mortali. Inutilmente alla porta della mia misericordia farà sentire i suoi gemiti; egli non sarà ascoltato se non ascolta la voce del suo Superiore». — Medita bene queste parole e proponi.
ORAZIONE. — Signore Gesù, come fu mirabile l'obbedienza vostra! La volontà del Padre: ecco quale fu sempre il vostro cibo. L'obbedienza aprì la vostra vita come Redentore, l'obbedienza la consumò. Con quanta ragione avete potuto dire: «Tutto ho compito, o Padre! Consummatum est!». Signore Gesù, quanto io mi trovo difforme da Voi! Come mi pesa l'obbedienza, come mi dà fastidio! Come volentieri mi sottrarrei dal giogo di essa, per vivere a capriccio, a mio talento! Mai che obbedisca prontamente, ciecamente, con gioia ed ilarità! Quanto, quindi, ho disgustato il vostro Cuore! Signore Gesù, dite una parola e guarite l'anima mia! Ch'io segua sempre i vostri esempi! Ch'io viva sempre nell'obbedienza! Ch'io possa dire in fin di vita: «Tutto ho compiuto! consummatum est!». Che l'ultimo mio atto sia un atto di sottomissione piena, generosa, ilare alla vostra volontà! Che anch'io ripeta in quell'istante le vostre sante parole: «In manus
tuas, Domine, commendo spiritum meum!».
GIACULATORIA. — Cor Jesu, usque ad mortem obediens factum, miserere nobis. Il cuore di Gesù, obbediente fino alla morte, abbi pietà di noi.
(Tutti
i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro
Bergamaschi)