Preludio 1. — Gesù cominciò a rattristarsi... e disse loro: «L'anima mia è afflitta sino alla morte».
Preludio 2. — Imagina di vedere Gesù prostrato per terra, tutto triste, mesto, gettato nella massima afflizione e in una tristezza mortale.
Preludio 3. — O Signore Gesù, ch'io possa comprendere sempre più la tristezza vostra e le cause di essa, onde
allontanarle dal mio cuore, e, per quanto mi è possibile, allontanarle anche dal cuore degli altri.
PRIMO PUNTO
Procurare la gloria del Padre suo, salvare le anime: ecco quello a cui mirava sempre il Cuore dolcissimo di Gesù. Il peccato si oppone alla gloria del Padre suo: ecco, perciò, la prima causa della sua tristezza, che hai meditato. La perdita di molte anime: ecco la seconda causa della sua tristezza, che devi meditare. — Gesù amava immensamente le anime degli uomini, come imagini di Dio e come lavate nel proprio Sangue preziosissimo, e ne voleva, quindi, intensamente la salute. Per esse si consuma e versò tutto il suo Sangue. Ecco il segno dell'amore suo e del desiderio della nostra eterna salute. «Nessuno ha carità più grande, di quella di colui che dà la sua vita per i suoi amici». E voleva dire: «Imaginate la mia carità per voi; io dò la vita per voi, non ostante che, macchiati di colpa, siate miei nemici». Il Cuor di Gesù voleva, quindi, ardentemente la salute delle anime, perché ardentemente le amava. Da questo amore derivò la tristezza sua mortale nell'orto degli olivi. Invero: Gesù col suo sguardo divino vedeva tutte le anime, che si sarebbero perdute per trascuratezza di coloro ai quali erano affidate. Vedeva, innanzi tutto, la perdita di quelle anime che gli erano oltremodo care: Giuda, che aveva fatto suo apostolo; quelle moltitudini della Giudea, di cui aveva formato la società cosi diletta al suo Cuore; lo sventurato popolo Giudeo, al quale aveva consacrato i suoi sudori, i suoi sforzi, la vita sua; e, dietro a questo popolo, l'innumerevole moltitudine dei peccatori, dei quali udiva le grida furibonde, le bestemmie e gli oltraggi, per i quali sacrificava la propria vita. Invano, Egli, stendeva a queste anime supplichevoli le mani, con accento d'ineffabile tenerezza; esse nulla volevano da Lui, persino nella loro maggior disperazione. Come una madre che, vedendosi strappare i figli, per essere gettati in pascolo alle belve, senza che possa difenderli, si agita, si scioglie in pianti ed in gridi, soffrendo mille morti, fra gli schemi dei carnefici, così Gesù, spasima fra le strette della più orribile sofferenza. Se un angelo ti dicesse che la madre tua, il padre tuo, i tuoi parenti si trovano nell'inferno, che dolore, che tristezza per te! Ebbene, Gesù, più che noi, i parenti nostri, ama intensamente le anime tutte;
imagina, quindi, la sua tristezza per la perdita che vedeva di molte di esse. Si soffre volentieri, con cuor contento, quando si soffre per coloro che si amano con la speranza di esser loro tanto più utili quanto maggiormente si avrà sofferto, specialmente nella previsione della loro riconoscenza e del loro amore. Questo conforto non l'ebbe il Cuor di Gesù, per parte di molte anime. Anzi, vedeva allora le molte anime, che per loro malizia sarebbero andate perdute, per aver rifiutato il beneficio della sua morte, e che per questo avrebbero avuto una condanna assai più penosa. Che tristezza per il Cuor di Gesù nel vedere che il Sangue, che spargeva per esse, accrescere doveva la loro dannazione! Ah! che questo, diceva S. Agostino, era un oggetto a Gesù così penoso, che al confronto neppur sentiva la fierezza di tutte le altre pene imminenti: «Tristis erat non pro sua Passione, sed pro nostra dispersione».
SECONDO PUNTO
In vista di così commovente spettacolo del Salvatore, che tanto si affanna e si rattrista, per la perdita delle anime, come potrai essere insensibile ed indifferente per la perdita dell'anima tua e per la perdita delle anime altrui? Attendere, quindi, a procurare la salute eterna dell'anima tua, ed anche quella delle altre anime: ecco la conseguenza di quanto hai meditato. Attendere alla salute eterna dell'anima tua. Nulla di più importante, essendo preziosissima l'anima tua. Vedi la sua origine. L'anima fu creata da Dio, non tratta da altre creature preesistenti, ma da un alito misterioso dello stesso Dio. E siccome l'alito, come osserva
Teodoreto, esce dalle viscere, esce dal cuore, cosi può dirsi che l'anima sia uscita dal Cuore amorosissimo dello stesso Dio. Contempla la natura di essa. E' imagine di Dio e in quanto alla natura divina e in quanto alla Trinità delle Persona. Onde ben diceva S. Bernardino, che per ben comprendere quanto sia bella l'anima tua, bisognerebbe comprendere quanto sia bello Dio. Ecco, quindi, l'anima tua, come imagine di Dio, una nella sostanza, trina nelle potenze: memoria, intelletto, volontà; spirituale, semplicissima, intelligente, libera, immortale. Se la guardi vestita della grazia come è bella! Figlia essa è dell'Eterno Padre, sorella diletta di Gesù Cristo, sposa carissima dello Spirito Santo, tempio della SS.ma Trinità, oggetto delle compiacenze delle tre divine Persone. Essa è partecipe, in qualche modo, della natura stessa, di Dio, destinata al Paradiso, alla visione e al possesso di Dio, per tutti i secoli eterni. Ecco, perchè Gesù per essa discese dal cielo, versò il suo Sangue prezioso. E un tesoro così prezioso lo perderai? E' necessario per te salvar l'anima, se vuoi essere felice. Salvar l'anima, vuol dire possedere un regno eterno, essere coronato di gloria, godere beni immensi, essere eternamente beato. Perderla, vuoi dire cadere in una orrenda prigione, in mezzo ad un fuoco divoratore, in un luogo di tormenti e di pene, che non avranno né sollievo, né fine in eterno. Ecco, perché Gesù diceva: «Che giova all'uomo guadagnare tutto il mondo, se poi verde l'anima? o che darà in cambio dell'anima sua?». Medita bene queste parole, e comprenderai quanto importante e necessario sia il salvar l'anima.
— Attendere alla salute delle anime degli altri. Sei obbligato: «Comandò a ciascuno di aver pensiero del prossimo». Non trattasi di consiglio, ma di comando: comandò. Nessuno è dispensato: a ciascuno. — Non vi è cosa più gradita a Dio, e della quale si prenda maggior cura, quanto la salvezza delle anime. Niente, quindi, di più caro al Cuore agonizzante di Gesù. — E' un ministero sublime: con questo imiti le opere di Dio e, in quanto lo permette la tua capacità, cooperi con Gesù Cristo alla salute delle anime. Niente di più utile: «Hai salvato un'anima, hai assicurato la tua». Se tu sei sacerdote questo è tuo, dovere, e non puoi essere perfetto, se non in quanto ti sei reso atto strumento di Dio per la salute delle anime. Rifletti e proponi.
TERZO PUNTO
Attendi tu alla salvezza dell'anima tua? Quanti fanno stima di ogni vile soddisfazione, di ogni meschin guadagno, di ogni minimo bene di Questa terra, e dell'anima, ch'è tanto preziosa, non fanno conto alcuno. Fai tu come costoro? Allora saresti incamminato sulla via della perdizione, e avresti cagionato grande tristezza al Cuor di Gesù. — Se tu attendi alla salute dell'anima, devi evitare con ogni premura il peccato mortale, che porta l'anima ad eterna rovina... devi disprezzare le cose della terra, e pensare solo a ciò che è eterno.., devi procurare continuamente l'alimento alla tua anima, alimento che Dio ti dà nell'orazione, nella sua divina parola, nelle carni sue immacolate... devi adoperare «tutte le tue forze in favore dell'anima tua, e sino a morte combattere per la giustizia». E' così che tu operi?... Nulla hai da rimproverarti?... Attendi tu alla salvezza delle anime? Nella vita passata hai tu salvate o perdute anime? Ah! se una sola, nel giorno estremo, ti gettasse in faccia la sua rovina, per tua colpa!... Ah! se Gesù, col suo Cuore insanguinato, ti dicesse che gli hai rubate le anime! Gesù, però, ti presenta tre facili mezzi a compensarlo ed a guadagnar anime per il cielo. La preghiera: questa, muove sempre il Cuor di Dio, e quante conversioni già ottenne, a quante anime già schiuse le porte del cielo! Maddalena de' Pazzi, dalla sua celletta, pregando, convertì più anime che non il primo predicatore dei suoi tempi. — L'esempio, è pur sempre una predicazione eloquente a chiunque lo vede, e l'esempio buono convince e trae alla imitazione. Quante anime, che resistono alle esortazioni, alle prediche, alle ispirazioni, si convertono o s'avviano alla perfezione, spinte dall'esempio altrui! — La parola, usata da Gesù Cristo e dagli Apostoli a convertire il mondo, nulla perdette della sua efficacia. I catechismi, i consigli, i dolci rimproveri, le calde esortazioni riescono, con l'aiuto di Dio, a mutare, a scaldare i cuori ed a guadagnare anime a Gesù. E di ciò che hai tu fatto? Era ben facile, ma la tua tiepidezza non ti rimprovera che per nulla hai consolato Gesù?.
ORAZIONE. — Cuore dolcissimo del mio Gesù, sarò io stato causa della vostra tristezza mortale per la perdita dell'anima mia? Se guardo il mio passato, se considero la negligenza usata da me, nelle cose dell'anima, quanto ragione avrei di temerlo! Dunque, l'anima mia starà per sempre da Voi separata, o mio Gesù? Oh no, non lo voglio pensare! Io mi metto con le mie miserie nel vostro Cuore dolcissimo, spero misericordia e perdono. Vi domando perdono delle mie colpe, e Voi, o Signore, «liberate, dalla spada l'anima mia, e dalla violenza del cane l'unica mia». Ma un altro pensiero mi conturba, o Gesù! Quante anime, forse, per causa mia andarono in rovina! Quanta tristezza, quindi, ho cagionato al vostro Cuore! O Gesù, stendete un velo sul passato! Mi unisco oggi ai Santi, che col vostro Cuore son tutto ardore a guadagnar anime al cielo. Vi offro per tutta la vita le mie povere preghiere, parole, opere, sacrifici, in unione alle intenzioni del vostro Cuore adorabile, per la salvezza delle anime. Nella vostra bontà accettate la misera mia offerta; salvate me, salvate tutti.
GIACULATORIA. — Cor Jesu, da mihi animas, caetera tolle. Cuore di Gesù, dammi le anime, tieniti il resto.
(Tutti
i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro
Bergamaschi)