MEDITAZIONE III
Tristezza del Cuore di Gesù.
Preludio 1. — Gesù cominciò a rattristarsi... e disse loro: «L'anima mia è afflitta sino alla morte».
Preludio 2. — Immaginati di vedere Gesù prostrato per terra tutto triste e mesto, gettato nel massimo dell'afflizione.
Preludio 3. — O Gesù, concedetemi la grazia di conoscere la causa che gettò il vostro Cuore in tanta tristezza, sicchè io la detesti, l'allontani dal mio cuore e consoli così il Cuore vostro amabilissimo.
PRIMO PUNTO
Perchè si rattrista Gesù? La tristezza è di un male presente; si fanno ora presenti a Gesù i peccati di tutte le età, di tutti gli stati, di tutti i secoli. Vede i peccati dei padroni e dei servi, dei ricchi e dei poveri, dei padri e dei figli, dei re e dei popoli, dei sacerdoti e dei laici; vede i miei peccati, i tuoi, nel loro numero, nella loro gravezza, nella loro specie, nelle loro più minute circostanze. E tutti questi peccati, queste iniquità della terra cadono in un istante sopra il Salvatore, vengono a piombare sopra Gesù Cristo, divenuto, quindi per noi peccatore e maledetto. Lo stesso suo Padre «pose addosso a Lui le iniquità di tutti noi». Sostituito ai peccatori del mondo tutto quanto e di tutti i tempi, coperto delle loro colpe, carico delle loro maledizioni, nascosto sotto il loro fango, Gesù fa propri, con una intensità incomprensibile, i sentimenti di tristezza, di dolore, d'angoscia, di noia, di terrore e di spavento, che convengono al colpevole, senza dei quali nessun perdono può essere accordato. Eccolo, perciò, prostrato ed abbattuto, gemendo sotto questo peso
abbominevole, non osando persino guardare il cielo, tanto il suo capo è oppresso ed aggravato dalla moltitudine dei suoi delitti, cioè, a dire dei nostri, che sono veramente diventati i suoi. Il pensiero della propria innocenza, sorreggeva la costanza dei martiri, e fra gl'inauditi tormenti, che un feroce furore inventava contro di essi, quando consideravano che soffrivano come cristiani, cioè come santi e come innocenti, provavanosollievo nei loro dolori e si spandeva nel loro cuore e sul loro volto una gioia santa e divina. Questo non fu concesso al re dei martiri Cristo Gesù, poiché davanti al Padre suo, è diventato il capro
d'abbominazione, carico delle colpe, delle empietà di tutti gli uomini. Gesù, quindi, non prova che orrore di sé stesso, e non si osserva che con terrore ed avversione. Quale amarezza, quale tristezza nel suo Cuore! C'è di più. Davide diceva: «Chi comprende che cosa sia il peccato?». Questa ignoranza, che lascia noi in una serenità relativa, non può applicarsi a Gesù. Egli vede il peccato in tutto il suo orrore, ne penetra la spaventosa malizia; il suo sguardo è spaventato dalle laidezze e dalle ignominie di questo mostro, e questo spettacolo solo basterebbe a spegnere la sua esistenza, perché lo rende «triste sino alla morte». Noi vediamo alcuni Santi, come S. Giuliana e tanti altri, cadere freddi e inanimati al solo annunzio del peccato; che dovette essere dell'anima di Gesù, la quale, illustrata dal torrente delle chiarezze divine, penetrava, fino nelle profondità della colpa commessa contro Dio, davanti alla quale si svelavano in un solo, immenso spettacolo le colpe di tutti gli uomini?.... Dell'anima di Gesù, che amava altresì infinitamente il Padre suo? — Se tu potessi unire insieme i dolori, i pentimenti concepiti nel cuore di tutti gli uomini per i loro peccati e formare un solo intensissimo dolore, comprendi che nessun cuore, potrebbe resistere sotto tale intenso dolore; eppure non avresti ancor raggiunta l'intensità del dolore del Cuore di Gesù. Quale dolore, quindi, quale tristezza non fu mal la sua. Fu miracolo della onnipotenza divina, che Gesù, trafitto nel Cuore da cosi intensa contrizione, non sia morto.
SECONDO PUNTO
Anche tu devi avere un dolore incessante, per aver offeso il tuo Dio. Questo è necessario, per arrivare alla perfezione e santità. Molte volte ti sarai fatto meraviglia, come tu non sia arrivato a qualche grado di perfezione e santità, sebbene con costanza abbia fatto la tua meditazione, compiuti gli esercizi quotidiani di pietà e praticato una certa qual mortificazione corporale. Sai che cosa ti mancava? Questo dolore del cuore d'aver offeso il tuo Dio. L'avesti, quando Dio ti mostrò l'orridezza, la deformità dell'anima tua in peccato, ma poi non l'hai conservato nel tuo cuore. Il tuo dolore, se vuoi giungere alla perfezione, deve essere incessante e durare quanto la vita. Anche che il tuo Dio t'abbia perdonato, tu, però, da buon figlio, devi sempre sentire nel cuore il dolore d'averlo offeso. Ecco, perché la Scrittura Santa, sotto i vari nomi di contrizione, pentimento, timore e simili, parla sempre di penitenza incessante, di perpetuo timore, di temer i peccati perdonati, di conservare, in una parola, nel nostro cuore questo dolore che arreca vita. — Vedi? Gesù era impeccabile per la sua intrinseca santità, Maria era intemerata per dono speciale di Dio; ma il caratteristico della vita, d'entrambi, fu un dolore incessante, dai principio alla fine. Era vivo e distinto il dolore nell'anima di Maria per i peccati nostri, mentre, essa magnificava poi Dio nell'esultanza della sua divina Maternità. Nella beatissima anima di Gesù, questo dolore abitava tra i fuochi della visione beatificata, e non era consumato. Era un bellissimo mistero di perenne dolore. Quanti vantaggi, poi, ti arreca questo dolore perenne! Produce in te continui sentimenti della tua indegnità e della tua dipendenza da Dio; ti impegna in una continua guerra contro di te e al disprezzo di te stesso, e ti mantiene, quindi nello spirito di penitenza, E' sorgente d'amore. Ami perché molto ti fu perdonato e sempre rammenti quanto fu quel molto. Ami, perché il perdono fugò il timore. Ami, perché sei meravigliato al vedere una compassione divina che visita tanta indegnità. Ami, perché la soavità del dolore è affine alla confidenza filiale dell'amore. — Questo dolore, infonde in tutto il tuo carattere, una certa tenerezza e ti rende umile e pieghevole; porta con sé l'unzione del dono speciale dello Spirito Santo, che chiamasi pietà; ti impedisce di contrarre l'abitudine di fare solo meccanicamente le tue azioni ordinarie e le tue solite devozioni; ti preserva anche dal far poco conto dei peccati veniali; ti rende caritatevole verso i falli altrUi, e diminuisce santamente il tuo gusto pel mondo ed i suoi piaceri; conduce ad un uso dei Sacramenti più fruttuoso, perché più riverente, umile e famelico. La croce quotidiana diviene più paziente e graziosa, nessuna grazia, quando hai questo dolore, viene in te inutilmente. Le cose del cielo per esso ti diventano più belle e spiccate; esso diffonde intorno a te il fascino del cielo, e distrugge ogni altro incanto, ogni ammaliamento. Questo dolore è una partecipazione dello spirito del Getsemani nella tua anima, una comunicazione di quel mistero solitario, che si compiva sotto le piante di olivo, quando perfino gli Apostoli dormivano. E' il Sacro Cuore
di Gesù, che tocca il tuo cuore, lasciandovi impresse lievi stigma di quel dolore, che Egli sopportò durante quell'agonia.
TERZO PUNTO
L'hai tu questo dolore perenne, incessante nel tuo cuore?... Allora, senza richiamare alla mente alcun peccato definito o particolare, proverai sempre in te un vivo sentimento di essere miserabile peccatore, e come tale ti terrai sempre dinanzi al tuo Dio, specialmente nel tempo della preghiera. Così faceva San Pietro. Sicuro del perdono ottenuto, pure pensava sempre all'offesa fatta al suo Signore, e nella preghiera piangeva sempre come miserabile peccatore. Così una Margherita da
Cortona, si teneva sempre dinanzi al suo Dio, come la più grande peccatrice, e per il suo dolore così perenne ed intenso versava lacrime amarissime; divenne per questo così cara a Gesù da sentirsi dire che non vi era al mondo anima, che Egli amasse tanto quanto la sua. Anche l'Apostolo Paolo, favorito ín modo speciale da Dio, non dimenticava mai d'essere peccatore, e questo sentimento gli faceva dire: «Gesù Cristo venne in questo mondo a salvare i peccatori dei quali il primo son io». Ora, ti tieni anche tu sempre come tale dinanzi al tuo Dio? Ecco un segno del dolore perenne che devi avere. Un altro segno di questo dolore, se l'hai, è il sentire un odio, un
abominio grande verso il peccato... quel sentire ribrezzo, spavento al solo nome di peccato. Questo lo vedi anche nei Santi. S. Stanislao Kostka sviene al solo udire un discorso meno onesto. S. Maria Maddalena de' Pazzi penava a credere che si commettessero peccati mortali. S. Gaetano
Thiene, riflettendo ai peccati, che anche più
si rinnovavano in certi moti di Napoli, si accorò in modo tale da ammalarne e in pochi giorni morirne. Ora, senti tu crescere nel tuo cuore questo
abominio, quest'orrore verso il peccato, anche veniale? Se tu hai questo dolore perenne sentirai, certo, bisogno di muovere guerra alle tue passioni, ai tuoi sensi e di praticare la cristiana mortificazione. Troverai, come cosa la più giusta, che tu sia disprezzato ed umiliato dagli uomini, dopo che hai meritato la pena eterna dell'inferno. — Specialmente al sacramento della Penitenza sentirai più intenso questo dolore, non finirai mai d'umiliarti ai piedi del tuo Padre Spirituale, manifestando le tue colpe con semplicità e schiettezza. Tu eviterai la più piccola colpa, con ogni diligenza procurerai di diminuire quelle imperfezioni congiunte con la fragilità dell'umana nostra natura. Nelle cadute questo dolore è umile, mai sfiduciato; quindi, affettuoso e non rinfacciante. Con questo dolore ti sentirai inclinato alla preghiera; in questa proverai diletto, e, benché sia un dolore, pur è esso stesso una dolcezza. E' molto fiducioso, e la sua fiducia poggia unicamente in Dio. Vive a lato delle sorgenti del Salvatore e versa, silenzioso, lacrime, come colui che riceve continuamente buone novelle e spera. — Ora, l'hai questo dolore? Si?... ringrazia il tuo Signore... fallo crescere in te. Se sei sacerdote, come dev'essere più intenso, dovendo far tue, come Gesù, anche le colpe delle anime che ti sono affidate! Non l'hai? Devi farlo oggetto di preghiera speciale, e meditare sovente sul dolore del Cuor di Gesù.
ORAZIONE. — O Gesù, mio Salvatore, che avete agonizzato e sudato sangue! Io ringrazio il vostro Cuore dolcissimo d'essersi afflitto per me. Le mie colpe vi hanno causato così grave dolore, vi hanno fatto sospirare, piangere e sudare vivo sangue per eccesso del dolore. Alla vista della loro deformità e gravezza, vi siete rattristato fino alla morte. Ahimè! io vi ho tormentato più crudelmente che i Giudei. Essi hanno lacerata la vostra carne innocente, e io ho squarciato il vostro Cuore coi dolori che gli hanno causato i miei
abominevoli peccati. Io ho tormentato quel Cuore si dolce, si amabile, si amoroso, che non ha fatto che amarmi, fino a consumarsi d'amore per me. Giacché, per consolarvi, non ho altro mezzo che dolermi delle mie colpe, vi protesto, o mio Gesù, che mi dispiace d'avervi offeso, detesto tutti i miei peccati, che vi hanno tormentato. Voglio portare nel mio cuore dolore perenne, incessante per tante mie colpe; e Voi, benedite questa mia volontà, e per il vostro Sangue preziosissimo rendetela efficace. Anzi, o Gesù, potessi aver dolore, intenso e perenne per tutti i peccati degli uomini... potessi morire di dolore! Perché non mi concedete questa grazia? La domando, la sospiro, esauditemi per il dolore che provaste nel Cuor vostro dolcissimo! Così sia.
GIACULATORIA. Cor Jesu, attritum propter scelera nostra, miserere nobis. Cuore di Gesù, schiacciato per i nostri peccati, abbi pietà di noi.
(Tutti
i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro
Bergamaschi)