MEDITAZIONE XI
Carità del Cuor dolcissimo di Gesù verso i suoi Apostoli.
Preludio 1. — «andò dai suoi discepoli... e tornato... allora andò (per la terza volta) dai suoi discepoli».
Preludio 2. — Immaginati di vedere Gesù che per tre volte consecutive tronca l'orazione, e viene presso i diletti discepoli suoi.
Preludio 3. — O Cuore di Gesù, pieno di carità, accendete nel cuor mio una grande carità, verso il mio prossimo! Insegnatemi ancora come io debba amare i miei fratelli!
PRIMO PUNTO
Gesù, come hai meditato, si trovava in preda a mortale tristezza; eppure, anche in mezzo ai dolori, non dimentica i suoi cari Apostoli. A stento, quindi, con pena e come per forza si svelse dal fianco di essi: avulsus est ab
eis. Espressione magnifica adopera qui l'Evangelista, espressione che significa benevolenza, attaccamento, affetto: con rincrescimento si svelse da essi; e ciò non tanto per il bisogno ch'Egli avesse della loro compagnia e del loro conforto, quanto per il bisogno che avevano essi della sua vicinanza e del suo aiuto. Ecco, perciò, che sovente viene presso i suoi discepoli. Si trovano essi in un grande pericolo; già il Salvatore li aveva avvisati, ma tuttavia dormono. Gesù, quindi, tronca tre volte l'orazione, per venire in loro aiuto. Con dolci rimproveri li avverte, cerca di scuoterli: «Vegliate, ed orate, dice loro, affinché non entriate nella tentazione. Lo spirito veramente é pronto; ma la carne è inferma». Tra i suoi discepoli ce n'è uno che si trova maggiormente in pericolo, per la sua troppa presunzione; a questi indirizza Gesù un dolce rimprovero speciale, cercando di mostrargli la sua debolezza. «Simone tu dormi? non hai potuto vegliare una sola ora?». Quanta carità in questo rimprovero! quanta forza in quel: tu dormi? Il rimprovero dolce voleva dire: Ricordati, Pietro. che mi hai detto: «se anche tutti si scandalizzassero, io non già... dovessi morire con te, non ti rinnegherò»; e non hai potuto vegliare un'ora sola; tu, proprio tu, dormi! Pietro, ricordati che sei debole! veglia, e prega! Quanta amabilità in questo rimprovero! — Pensa ancora che Cristo mostra tanta carità verso i discepoli suoi mentre essi dormono, e non prendono parte alcuna alle sue pene; e per ammonirli e curare la infermità loro, tronca tre volte l'orazione, non ostante che l'orazione sia occupazione carissima al Cuor suo. Quanta carità in Gesù! — Quando sarà catturato nell'orto, la carità gli farà dire ai nemici suoi : «Se cercate me, lasciate andare questi». Ammirabile tenerezza del Salvatore!
SECONDO PUNTO
Ancor tu devi avere una grande carità per il tuo prossimo. Gesù te lo domanda: «Nuovo comandamento dò a voi: che vi amiate l'un l'altro». Ecco, perchè l'Apostolo S. Giovanni, che aveva appreso questo precetto dalla bocca del Salvatore, quando negli ultimi suoi anni, era portato alla chiesa con l'aiuto dei fedeli, diceva sempre loro: «Miei piccoli figli, amatevi gli uni gli altri». E allorché gli si moveva un dolce rimprovero, di non aver più che queste parole nel cuore e sulle labbra rispondeva: «E' il precetto del Signore; se voi lo adempirete, ciò basta». — Gesù ti comanda non solo d'aver carità col prossimo tuo, ma ti prescrive altresì il modo con cui lo devi amare: «Che vi amiate l'un l'altro, come io ho amato voi». Ora, Gesù ci ha amati senza alcun suo interesse, anzi, con grande suo sacrificio, consumando per noi tutta la vita sua; ci ha amati mentre gli eravamo nemici, perché macchiati di colpa: ancor tu, perciò, devi amare il tuo prossimo senza alcun tuo interesse, anche con qualche sacrificio, non dispensandoti da tutto questo perchè esso ti è nemico. «Amerai il prossimo tuo come te stesso», ti dice, ancora Gesù. L'amore che nutri per te stesso è reale, attivo, efficace; tu vorresti comunicarlo a tutti e che tutti ti amassero così cordialmente come ami te stesso. L'amore che senti per te è tenero: ti rende sensibile a tutti i tuoi mali, e ti fa credere che non son mai leggieri; ti nasconde i tuoi difetti, e ti persuade che non son mai gravi. Il tuo amore verso
ilprossimodeve, dunque, renderti sensibile per le sue piccole pene, e chiuderti gli occhi sopra i suoi più gravi difetti. Ora, comprenderai le parole che l'Apostolo Paolo spesso indirizzava ai fedeli: «La carità di Cristo ci stringe»; «bramavo io stesso di essere separato da Cristo per i miei fratelli»; «chi è infermo, che non sia io infermo? chi è scandalizzato, che io non arda di zelo per soccorrerlo?» «Non cerco le cose vostre, ma voi... Io volentierissimo spenderò il mio, e spenderò di più me stesso per le anime vostre; quantunque amandovi di più io sia amato di meno». «Essendo io libero da tutti, mi son fatto servo di tutti per guadagnare quei più. E mi son fatto Giudeo coi Giudei, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, come se fossi sotto la legge (non essendo io sotto la legge), al fine di guadagnare quelli che erano sotto la legge; con quelli che erano senza legge, come se io fossi senza legge (non essendo io senza legge di Dio; ma essendo nella legge di Cristo), per guadagnare quelli che erano senza legge. Mi son fatto debole con i deboli per guadagnare i deboli. Mi son fatto tutto a tutti per far tutti salvi». Né il suo era amore di parole; eccolo, perciò, «tre volte battuto con le verghe, una volta lapidato, tre volte naufrago». Eccolo «spesso in viaggi, tra pericoli delle fiumane, pericoli degli assassini, pericoli nelle città, pericoli nella solitudine, pericoli nel mare, pericoli dai falsi fratelli», Eccolo «nella fatica e nella miseria, nelle molte vigilie, nella fame e nella sete, nei molti digiuni, nel freddo e nella nudità». Oh come apprese bene il precetto di Cristo! Come può esclamare: la carità di Cristo ci stringe!
TERZO PUNTO
Hai tu la carità verso il prossimo? Sopporterai, quindi, senza affanno e senza lamento le sue debolezze e imperfezioni; dissimulerai le disattenzioni, gli sgarbi, le noncuranze e perfino le ingiurie dei tuoi fratelli: charitas patiens est. Ti ricorderai d'aver ancor tu i difetti tuoi, d'essere ancor tu tante volte di peso ai tuoi fratelli, e facilmente, quindi, sarai cogli altri indulgente: charitas patiens est. Tu non userai mai parole aspre e pungenti coi tuoi fratelli, non comanderai con impero, non darai acri rimproveri; ma, al contrario, le tue parole saran sempre dolci e soavi, e nel comando e nel rimprovero userai sempre benignità: charitas benigna est. Non invidierai i beni degli altri, anzi, al tuo prossimo desidererai ogni bene, godendo delle sue fortune come se fossero tuoi propri vantaggi: charitas non
cemulatur. Non opererai mai a capriccio, nè per mal umore. Nelle tue azioni nessuna finzione, nè lusinga, nè inganno: charitas non agit
perperam. Non cercherai di inalzarti sugli altri, di, dominare su tutti; ma anzi, stimando il prossimo più di te stesso, ad esso facilmente ti sottoporrai: charitas non
inflatur, non est ambitiosa. Non cercherai il tuo interesse, il tuo vantaggio nell'esercitarti in opere di carità; anzi, ad esempio di Cristo, sacrificherai anche te stesso per il bene del prossimo: charitas non quaerit quae sua
sunt. Contro i tuoi fratelli non ti adirerai, nè porterai odio o rancore contro chicchessia: charitas non
irritatur. Del tuo prossimo non penserai male, anche quando ti facesse alcun torto; anzi, nelle opere sue, che presentassero qualche apparenza di male, salverai l'intenzione, e facilmente sarai portato a scusarlo: charitas non cogitat
malum. Non godrai del male del tuo prossimo, dei difetti in cui cade; anzi proverai gran consolazione nel vedere i tuoi fratelli progredire sul sentiero della verità e della giustizia, con la pratica della virtù: charitas non gaudet super
iniquitate, congaudet autem veritati. Tutto sopporterai, e la tua costanza nel servire il prossimo sarà così grande che non scemerà né per disprezzo, nè per pentimento, nè per vessuna tentazione: charitas omnia
suffert. Tu crederai sempre al bene che ti vien detto del prossimo tuo; non getterai dubbi, insinuazioni, false interpretazioni: charitas omnia
eredit. Non dispererai mai della conversione di chicchessia, per quanto lo vedessi ben avanti nella via dell'iniquità; anzi penserai che domani potrebbe convertirsi e passare al più alto grado di santità; per questo porgerai preghiere al Signore: charitas omnia
sperat. Per amore dei tuoi fratelli sopporterai con coraggio ogni peso, ogni noia, ogni molestia, ogni sacrificio: pronto a consumare la vita per essi: charitas omnia
sustinet. L'hai tu questa carità come dall'Apostolo viene descritta? Allora sei un vero discepolo di Cristo Gesù: «Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete l'amore l'uno per l'altro».
ORAZIONE. — Mio buon Gesù! poiché non ama Voi chi non ama il prossimo, e offendere il prossimo è offendere Voi stesso, «ogni volta che avete fatto qualche cosa ad uno di questi miei fratelli minimi, l'avete fatto a me», quanto non devo temere io, che tante e tante volte mi son permesso e atti e parole che offendevano la carità! Quanto me ne rincresce ora, o mio Signore! Ve ne domando umilmente perdono. Voi, o Gesù, anche in mezzo alla tristezza vostra mortale, quanta carità dimostraste agli Apostoli vostri! Ebbene, nella carità infinita del Cuor vostro dolcissimo, guarite il mio povero cuore; togliete da esso quell'egoismo, che tanto impedisce l'esercizio della carità. Voi, o Gesù, alla fine della vostra vita, indirizzaste questa preghiera al Padre vostro: «Che siano tutti una sola cosa, come tu sei in me, o Padre, ed io in te; che siano anch'essi una sola cosa in noi... che siano perfetti nella unità». Ebbene, o Signore; non sia inutile per me la preghiera vostra! Che io viva unito di cuore a coloro che mi avete dati per compagni sulla terra, viva con essi in una unione sincera, continua, dolce e operosa, che valga ad assicurarmi come premio la più grata e profonda intimità con Voi. Così sia.
GIACULATORIA. — Cor Jesu, fornax ardens caritatis, miserere nobis. Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, abbi pietà di noi.
(Tutti
i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro
Bergamaschi)