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FESTE MOBILI:

 

SABATO DELLA TERZA SETTIMANA

DI QUARESIMA

 

MEDITAZIONE XXV 
Gesù dinanzi ad Erode e Pilato. Umiliazione di Gesù. 

 

Preludio 1. — «Ed Erode coi suoi soldati lo spregiò... «Chi volete che io vi ponga in libertà? Barabba o Gesù».

 

Preludio 2. — Vedi Erode seduto su un alto trono, che insieme con la sua corte disprezza Cristo. Vedi Gesù vicino a Barabba e posposto a lui da tutto il popolo. 

 

Preludio 3. — Signore Gesù, tanto umiliato per me, fate che io apprenda la bella virtù dell'umiltà, tanto necessaria alla perfezione e santità. 

 

PRIMO PUNTO 
Il silenzio ammirabile di Gesù aveva cagionato meraviglia perfino a Pilato, il quale, sebbene pagano, vide in questo silenzio qualche cosa di sorprendente. Erode, il sensuale Erode, nulla vede, nulla percepisce; anzi, per quel silenzio s'indispettisce e disprezza in modo orribile il Salvatore. Anche i soldati e la corte si uniscono a disprezzare Gesù: «Ed Erode coi suoi soldati lo spregiò». Guarda il tuo Gesù circondato dal disprezzo di quegli iniqui, che nulla risparmiano per umiliarlo sempre più. Non basta. Erode gli fa porre in dosso una sopravveste bianca, affinché sia da tutti beffeggiato e deriso, come un pazzo: «E lo fece vestire per scherno di bianca veste, e lo rimandò a Pilato». Mira il tuo Signore, com'è ricondotto dalla casa di Erode a quella di Pilato, per le strade più popolate della città! Chi lo tratta da matto, chi da seduttore, chi da malfattore. In tutto il mondo nessuna cosa è riputata più vile di Lui. In tutti i luoghi e da tutti Egli è pessimamente oltraggiato. Tutti si rallegrano di ravvisarlo carico di vituperi e d'insulti. Quale umiliazione per Gesù! Pilato, appena lo ebbe dinanzi, conobbe che per quanto lo avesse disprezzato, Erode non aveva riconosciuto in Lui delitto che meritasse la morte. Radunati, perciò, i principi dei sacerdoti, ed i magistrati, ed il popolo, disse loro: «Mi avete presentato quest'uomo come sollevatore del popolo; ed ecco che io, interrogatolo innanzi a voi; non ho trovato in questo uomo delitto alcuno di quelli di cui voi lo accusate. Anzi, nemmeno Erode; perchè a lui vi ho rimessi, ed ecco, nulla è stato a lui fatto, che lo mostri reo di morte». Ma tutti insistevano domandandone la morte. Che fece allora Pilato? Vedi umiliazione grandissima per Gesù! «Era solito il preside liberare nel giorno solenne quel prigioniero che fosse più loro piaciuto. Ed egli aveva allora un prigioniero famoso, chiamato Barabba. Essendo essi, dunque, adunati, Pilato disse: Chi volete che io vi ponga in libertà? Barabba o Gesù chiamato Cristo?.. Ma gridarono di nuovo tutti dicendo: Non costui, ma Barabba. E Barabba era un assassino». Pondera la gravità dell'affronto, la grande umiliazione! Gesù, unigenito Figlio di Dio, il Verbo eterno del Padre, splendore della gloria sua, paragonato ad un ladro, ad un sedizioso, ad un assassino. Può concepirsi più grande umiliazione? Gesù stesso lamenta questo paragone per bocca del profeta: «A chi mi avete fatto simile? Con chi mi avete posto del pari?». Ecco, come Gesù, col massimo della sua umiliazione, espia i tuoi peccati di superbia! 

 

SECONDO PUNTO 
Dinanzi al tuo Gesù così umile ed umiliato, anche tu devi adoperarti con grande diligenza per acquistare la santa umiltà. Virtù è questa necessaria. Come non si può fabbricare una casa senza gettare prima le fondamenta, così non potrai mai realizzare da te la perfezione e santità senza l'umiltà. Questa, dice S. Bernardo, è fondamento e custode della santità e di tutte le virtù. Quindi ti dice S. Agostino: «Vuoi tu essere grande e innalzare un edificio di virtù molto alto? Pensa prima a gettare un buon fondamento d'umiltà». — Quanti motivi ti devono spingere a questa virtù! Guarda il tuo corpo, la tua anima, tutto quello che hai. L'hai da te? No! Tutto hai da Dio. Di che insuperbirti, dunque? Di ciò che non è tuo? Una cosa si è tua; ma questa come ti deve umiliare! Il peccato. Per esso divieni più spregevole del nulla, perchè il non essere è gran viltà, ma non è gran male, anzi, neppure è male; mentre l'avere peccato, non solo è male, ma è male grande, male sommo, male che ha dell'infinito. Come, dunque, non essere umile? — Quanti vantaggi avrai dalla umiltà! — 1) Essa ti renderà degno delle compiacenze di Dio. Agli umili Dio concede le sue grazie. «Dio protegge e libera l'umile; Egli lo ama e consola. All'umile Egli si abbassa, donandogli copiosa la grazia, e dopo la sua umiliazione, lo solleva alla gloria. Gli rivela i suoi segreti, e dolcemente invitandolo lo attrae a sé». Dio in modo speciale ascolta le preghiere dell'umile. — 2) L'umile porterà al tuo cuore una gran pace. «L'umile, anche in mezzo alla confusione, si trova in tranquillissima pace, perchè si appoggia a Dio e non al mondo». Scriveva, quindi, S. Vincenzo de Paoli: «Gli umili sono sempre contenti, e il loro contento traspare dagli stessi loro volti, perchè lo Spirito Santo, che abita in loro, li ricolma di una santa pace, in modo che non c'è nulla che possa turbarli. Se si calunniano, essi chinano il capo; se si contraddiscono, essi tacciono; se gli altri li trascurano, essi ritengono che abbiano ragione di farlo; se vengono sopraccaricati di occupazioni, lavorano volonterosamente, e, per difficile che sia una cosa comandata, vi si applicano di buon animo. Le stesse tentazioni che loro sopravvengono, non servono, che a rassodarli maggiormente nell'umiltà». — 3) L'umiltà riprodurrà in te Cristo Gesù, che umiliò se stesso, e fu coperto e riempito di obbrobri e di umiliazioni, come hai meditato. 

 

TERZO PUNTO 
Hai l'umiltà? Quante quante volte ti fermi a considerare la tua eccellenza, le tue opere, e ti vai nutrendo di vanità! Vedi? Manchi di umiltà! Sei debole in questa virtù! Dice l'Apostolo: «Se alcuno pensa d'essere qualche cosa, s'inganna, perché non è niente». Considera spesso quello che sei stato, quello che sei, quello che sarai un giorno, e diverrai umile. S. Agostino domandava sempre al Signore questa profonda cognizione del suo niente. «Dio mio, diceva, che sempre stai in un medesimo essere, nè mai ti muti, conosca io me e conosca te». Domanda ancor tu al Signore questa grazia, e, illuminandoti Egli con la sua luce, vedrai anche tutti i pulviscoli dell'anima tua, e ti terrai sempre in grande umiltà. — Ti vergogni, forse, d'appartenere ad una povera famiglia, e terresti sempre nascosti i tuoi natali? Ti vergogni dei tuoi Parenti, perché portano abiti dimessi, e cerchi, quando sei con altri di non incontrarti con loro, oppure fingi di non vederli quando li trovi? Ancor questo mostrerebbe che non sei nell'umiltà di Cristo. S. Vincenzo de' Paoli ricordava sempre l'umiltà dei suoi natali, e ripeteva sempre ch'era il figlio d'un povero contadino. Un giorno, mentre egli accompagnava fino alla porta di S. Lazzaro alcune persone di alto lignaggio, una povera donna, sperando di aver più facilmente l'elemosina, gli disse che era stata in qualità di serva presso sua madre; al che egli rispose: «Mia buona donna, voi mi prendete per un altro, perché mia madre non ebbe mai serve, avendo anzi servito ella stessa; poichè era moglie, come io sono figlio, di un contadino». Ti lamenti perché gli altri hanno poco rispetto per te, non ti usano buone maniere, ma ti fanno sgarbi, dispetti? Ti lamenti degli uffici che ti furono affidati, dicendo che meriteresti ben altro? Ti lamenti perché altri ti sono preferiti? Non vivi nella vera umiltà. Se tu conoscessi bene te stesso, ti faresti meraviglia sempre per i riguardi che hanno per te, e ne proveresti confusione. Un giorno a Francesco Borgia, che viaggiava senza un soldo, domandarono se non si trovava a disagio. — Per niente, rispose il santo. Io ho un servo che sempre mi precede e prepara così bene ogni cosa che, quando arrivo, mi trovo sempre bene. — Voi siete ben felice! — Non sta che a voi, se desiderate averlo, perché si chiama cognizione di se medesimo, o, se amate meglio, umiltà. — Vuoi conoscere se hai la vera umiltà? Vedi se in te vi é una vera e profonda cognizione della tua miseria, un vivo desiderio che gli altri pure la conoscano, una brama ardente del disprezzo di tutti, un sincero contento quando in realtà sei dimenticato e disprezzato; allora si che vivi nella vera umiltà. Ti senti molto lontano da questo punto? Mettiti subito a studiare te medesimo e il tuo Signore Gesù Cristo, a domandare a Dio continuamente questa bella virtù, a metterti nelle occasioni per praticarla, a farla oggetto dei tuoi esami, e riuscirai ad imitare il tuo Signore Gesù, che si sottomise per tuo amore, a così grandi umiliazioni. 

 

ORAZIONE. — Come espiaste a caro prezzo, Signore Gesù, i miei peccati di vanità e di orgoglio! Voi, Sapienza Incarnata, Figlio dell'eterno Padre, foste trattato da stolto, da pazzo! Voi, santità per essenza, foste paragonato ad un ladro, ad un omicida; anzi l'omicida fu a Voi preferito! Eppure, che faceste, o mio Signore? Non opponeste a tante ingiurie che un profondo silenzio. Che dico silenzio? Voi parlavate, ma con l'eterno vostro Padre, a Lui offrendo le vostre umiliazioni in espiazione dei nostri peccati di orgoglio, di vanità. Vi ringrazio, o Cuore dolcissimo di Gesù, per tanta bontà e carità! Vi domando perdono di tante mie vanità e del mio orgoglio! Vi supplico di concedermi una vera umiltà, fondata sulla cognizione vera di me medesimo, sicché d'ora innanzi io ami sempre che anche gli altri mí conoscano per quel che sono, e godo del disprezzo e delle umiliazioni che me ne verranno. Signore Gesù, concedetemi questa grazia.

 

GIACULATORIA. — Jesu mitis et humilis corde, fac cor meum sicut Cor tuum. Gesù, mite e umile di cuore, rendi il mio cuore come il tuo.

 

(Tutti i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro Bergamaschi)

 

 

LITANIE DEL PENTIMENTO

 

FIORETTO DEL GIORNO:

 

Dissimulare e sopportare le altrui ingiustificate manifestazioni di antipatia.

scrivi il tuo nome se oggi hai fatto un fioretto:

 

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