MEDITAZIONE XIX
La caduta di Pietro.
Preludio 1. — «Egli iniziò a imprecare e giurare: «Non conosco quest'uomo di cui mi parlate».
Preludio 2. — Immagina di vedere Pietro seduto al fuoco in mezzo ai nemici di Gesù. Ascolta le domande che gli vengono fatte intorno a Cristo e le sue negazioni.
Preludio 3. — Signore Gesù, dalla caduta di Pietro ch'io apprenda a non confidare mai nelle mie forze; fate che serbi, invece, nel mio cuore diffidenza grande di me medesimo.
PRIMO PUNTO
Pietro era dominato da una grande presunzione; di qui una grande fiducia nelle sue forze. Questa lo spinge a credersi superiore e più forte di tutti gli altri suoi compagni. «Se anche tutti si scandalizzassero, io non già». Egli nella sua presunzione si crede sicuro, sicurissimo: «Dovessi morire con te non ti negherò». Questa lo spinge a non credere più al suo Maestro. Gesù gli mostra la sua debolezza, il suo male; ma egli non crede. Gli dice Gesù: «Mi rinnegherai tre volte e gli manifesta il tempo: «in questa notte»; la circostanza: «prima che il gallo, abbia cantato la seconda volta»; ma Pietro «diceva di più: Dovessi morire con te, non ti negherò». Com'era presuntuoso! — Il tempo della caduta, predetto da Gesù, s'avvicina; ma Pietro per la sua presunzione non prega, non vigila; egli dorme. Viene Gesù presso di lui, a lui indirizza il rimprovero in un modo speciale: «Simone tu dormi? Non hai potuto vegliare una sola ora?». Ma Pietro continua a dormire. — Viene il momento della prova. Gesù è catturato, e Pietro con gli altri tutti, fugge. Quindi, ricordandosi forse delle parole dette al divin suo Maestro, si avvia al palazzo del pontefice. Era già pieno di spavento, tanto che seguiva Gesù, ma da lontano; eppure, sempre fidandosi troppo di sé, guarda con chi si mette: coi nemici di Gesù; si mette nel pericolo: «Stavano i servi ed i famigli al braciere, perché era freddo, e si scaldavano; e Pietro stava con essi e si scaldava». Vedi sempre il presuntuoso! — Allora «disse a Pietro la serva portinaia: Sei forse anche tu dei discepoli di questo uomo? Egli rispose: Non sono.... Nè lo conosco, nè so quello che tu dica. Ed uscì fuori davanti al cortile, ed il gallo cantò». A quel canto come doveva scuotersi Pietro! Come doveva subito pensare alle parole del suo Maestro e piangere questa prima sua negazione! Doveva subito allontanarsi! No! Si trattiene ancora con i nemici del Signore! Sempre presuntuoso anche dopo la caduta! Poi, cade più miseramente, e mentre alla prima domanda semplicemente aveva negato, fingendo di non sapere o di non intendere, alla seconda «negò di bel nuovo con giuramento: Non conosco quest'uomo». Presuntuoso ancora rimane nel pericolo, ed alla terza domanda precipita maggiormente, poiché nega non solo con giuramento, ma con imprecazioni indegnissime e con maledizioni esecrabili: «Cominciò egli ad imprecare ed a spergiurare che non aveva conosciuto tal uomo». Vedi in qual miserabile caduta lo precipitò la sua presunzione! Quegli che si dichiarava pronto a morire per Gesù non ha il coraggio di confessarlo, dinanzi ad una miserabile serva portinaia. Offende il suo Gesù, mentre è così pessimamente trattato dai nemici suoi; sicché Gesù non solo non trova il conforto negli amici suoi, ma trova che lo sconfessano pubblicamente. Che dolore per il suo Cuore! Guarda, però, l'amabilità e mansuetudine di Gesù! Mentre attraversa il vestibolo, si trova vicino a Pietro, e a lui si rivolge, lo mira. Pietra allora comprende il suo fallo: «esce fuori e piange amaramente». Incapace di sopportare la vista di alcuno, cerca un ricovero per le sue lacrime in una profonda caverna.
SECONDO PUNTO
Se vuoi evitare tante cadute nel peccato, guardati dalla presunzione, ed abbi una continua diffidenza di te stesso. La diffidenza di te stesso ti è tanto necessaria nel combattimento spirituale, che senza di essa tu hai da tenere per certo che non solamente non potresti conseguire la perfezione e la vittoria sui tuoi nemici, ma neppure superare una ben piccola tua
passioncella. Niente di più ragionevole di questa diffidenza di te stesso. Invero: che cosa puoi tu in ordine alla vita eterna? Esamina un tuo atto. Affinché esso sia meritorio per la vita eterna è necessario sia compiuto con la grazia; se manca questa, gli atti tuoi saranno buoni, onesti, ma non già meritori. Ora, questa grazia non è tua; tu l'hai gratuitamente da Dio. Di più: il tuo atto, per essere meritorio, oltre alla grazia santificante suppone gli aiuti della grazia attuale; cioè, lumi che Dio dà alla tua mente, eccitamenti alla tua volontà; perché la grazia santificante rende bensì l'atto tuo degno di premio eterno, ma non sveglia la volontà ad eseguirlo. Per questo ci vogliono certi lumi celesti, certe mozioni interne, certe pie inclinazioni, che soavemente allettino la volontà del bene. E questi aiuti soprannaturali non sono tuoi, ma te li ha meritati Cristo gratuitamente, a costo di patimenti e di sangue. Dirai che la cooperazione alla grazia è tua? Si, è vero che tu cooperi liberamente alla grazia, perché se non operassi in alcun modo l'atto non sarebbe tuo, e se non cooperassi liberamente non sarebbe meritorio. Ma questa stessa tua cooperazione, se tu ben rifletti, è dono di Dio; primo, perché se Iddio non ti avesse data la grazia e le facoltà naturali ad operare, non avresti mai potuto mettervi questa cooperazione; secondo, perché se il Signore non ti avesse collocato in così favorevoli circostanze, circondato di tanti mezzi, come sei al presente, non avresti corrisposto come ora corrispondi. Non confidare, quindi, nelle tue forze; ma se trovi d'aver operato bene di' con l'Apostolo: «Non perché noi siamo idonei a pensare alcuna cosa da noi come da noi; ma la nostra idoneità è da Dio». — Niente di più vantaggioso: Più diffidenza avrai e meno colpe commetterai. Dio «tanto permette che cada più o meno l'uomo, quanto maggiore o minore è la sua superbia e propria
reputazione: di maniera che dove niente di presunzione si ritrovasse, come fu in Maria Vergine, niente parimenti vi sarebbe di caduta».
TERZO PUNTO
Hai questa diffidenza di te stesso tanto necessaria? Allora, ben conoscendo il tuo nulla, la tua debolezza e fragilità, ricorrerai sempre a Dio per l'aiuto necessario. Certo non ti esporrai mai imprudentemente ai pericoli, o, dovendo per ragione di officio metterti in essi, ti rinforzerai prima con l'umile preghiera, e osserverai sempre le cautele necessarie. Fai tu così? Quando ti accade di commettere qualche fallo, t'inquieti, ti rattristi? Ti senti portato ad una certa disperaziOne di non poter andar più innanzi a far bene? Allora è segno certo che confidi molto in te, che non hai diffidenza di te stesso. Quegli che ha questa diffidenza, quando cade non si meravíglia, nè si rattrista, nè si rammarica, conoscendo che ciò gli occorre per sua debolezza e poca confidenza in Dio; anzi, più sconfidato di sé; più assai umilmente confida in Dio. San Francesco di
Sales, pieno di confidenza, in Dio e di diffidenza di se medesimo, scriveva: «Quanto a me, se fossi, per esempio, incorso in un peccato di vanità, non vorrei indirizzare al mio cuore questi rimproveri: Non sei tu forse quel miserabile degno di
abominio, che dopo tante risoluzioni ti sei lasciato trasportare dalla vanità? Muori di rossore; non alzar più gli occhi al cielo, cieco,
impudente, sleale al tuo Dio; ma vorrei correggerlo come si conviene e per modo di compassione: Orsù, mio povero cuore, eccoci caduti nella fossa che volevamo sfuggire! usciamone, speriamo nella divina misericordia e ritorniamo nella via dell'umiltà. Coraggio! Vegliamo sopra noi stessi, e con l'aiuto di Dio faremo risoluzione di non ricadere più». Non hai tu questa diffidenza tanto necessaria? Ebbene, fa di acquistarla quanto prima. Considera, perciò, sempre la tua viltà e debolezza, e come da te non puoi fare bene alcuno, per cui meriti di entrare nel regno dei cieli. Chiedi sovente questa diffidenza con ferventi ed umili preghiere a Dio, perchè è dono suo. Temi sempre di te stesso, del tuo giudizio, del tuo modo di sentire: volentieri dipendi sempre, specialmente da color che ti rappresentano Dio. Cadi in qualche difetto? Tu allora considera e penetra sempre più la tua debolezza; che a questo fine Dio ha permessa la tua caduta, affinché, con più chiaro lume di prima, conoscendoti bene, impari a disprezzare te stesso e a sradicare ogni presunzione. Se opererai in questo modo otterrai questa diffidenza di te stesso, ti metterai al giusto tuo posto di miserabile creatura, e Dio si inchinerà verso di te, ti ricolmerà delle sue grazie.
ORAZIONE. — Signore Gesù, mentre i vostri nemici vi oltraggiano, vi dicono bestemmiatore, vi condannano alla morte, anche Pietro si unisce a cagionare amarezza al vostro Cuore! Anch'egli giura e protesta di non conoscervi, si vergogna di essere vostro discepolo, dopo d'essere stato da Voi tanto e tanto beneficato. A tanto giunse per la sua presunzione. Come devo imparare, o Signore Gesù, da questa caduta di Pietro a diffidare sempre delle mie forze! Quante volte, per altro, anch'io troppo fidando di me stesso, mi sono esposto a pericoli, ho lasciato l'orazione e son precipitato in miserabili cadute. Avessi almeno appreso da esse la mia viltà, la mia debolezza!... Ma no! mi sono abbandonato alla tristezza, alla disperazione in luogo di ricorrere a Voi con dolore ed umiltà. Signore Gesù, fissate in me il vostro sguardo, e con esso toccate il mio cuore; suscitate in me vivo dolore, sicchè anch'io come Pietro, pianga d'ora innanzi le mie colpe e mi converta sinceramente a Voi.
GIACULATORIA. — Cor Jesu, vita et resurrectio nostra, miserere nobis. Cuore di Gesù, vita e risurrezione nostra, abbi pietà di noi.
(Tutti
i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro
Bergamaschi)