MEDITAZIONE XXXVIII
Deposizione di Gesù Cristo dalla Croce.
Preludio 1. «Giuseppe d'Arimatea pregò Pilato di concedergli il Corpo di Gesù. E Pilato glielo permise. Andò, dunque, e prese il Corpo di Gesù».
Preludio 2. — Immagina di vedere con quale rispetto e adorazione i discepoli di Gesù staccano il suo Corpo dalla Croce, e con quale premura lo consegnano a
Maria. Vedi come Maria Santissima adora quel sacro Corpo.
Preludio 3. — Signore Gesù, ch'io apprenda dai vostri discepoli, e specialmente da Maria Santissima, il modo di onorarvi nel Santissimo Sacramento!
PRIMO PUNTO
Viveva in Gerusalemme un uomo ricco e nobile, decurione, membro del Sinedrio e, nondimeno, discepolo occulto di Gesù. Costui, che aveva nome Giuseppe, era della tribù di Efraim e propriamente nato in
Arimatea. Egli era uno dei giusti, che aspettavano con gran desiderio il regno del Signore, e aveva veduto con dolore la morte di Gesù. I condannati dal Sinedrio dovevano essere sepolti senza funebri onori, ed i loro corpi non venivano deposti nei sepolcri di famiglia presso le ceneri degli avi, ma si solevano gettare in una fossa comune, nella valle dei cadaveri. Giuseppe, sapendo tutto questo e volendo pur prestare omaggio a Cristo, cacciò dall'animo ogni paura, chiese arditamente a Pilato il Corpo di Gesù, al fine di rendergli l'onore della sepoltura. Il Preside si meravigliò che Gesù fosse già morto, ma, assicurato dal Centurione, concedette a Giuseppe il prezioso Corpo del Salvatore. Non appena ottenuto il permesso, il pio discepolo comprò un lenzuolo, e con Nicodemo, altro segreto discepolo di Gesù, che portava intorno a cento libbre d'una composizione di mirra e d'aloe, venne al Calvario. Seguendo la tradizione, conservata dai più antichi interpreti e rappresentata dall'arte cristiana, cerchiamo di riprodurre la dolorosa scena. Giunti al Calvario i due discepoli appoggiano una scala alla Croce, vi salgono, e, mentre l'uno leva ì grossi chiodi, l'altro sostiene la sacra ed amata Salma. Ai piedi della Croce, Giovanni, la Maddalena, le pie donne piangono. Maria è là: Essa, offre a Dio, insieme all'ineffabile suo dolore, la Vittima immolata. Il suo dolore è quello d'una madre che riceve fra le braccia il suo figlio morto, per consegnarlo alle tenebre del sepolcro. A uno a uno Maria ha ricevuto e baciato i chiodi grumati di sangue, e, vedendo tali orribili strumenti di pena, ha sentito riaprirsi e rinnovarsi nel cuore le ferite. Ecco, che il Corpo divino riposa finalmente sul suo seno verginale, come altra volta a Betlemme. Leva con indicibile angoscia le spine della corona; con la più attenta amorevolezza separa ed accomoda la lunga chioma. Non lava il sangue di cui tutto quel Corpo è cosparso; no, è cosa troppo preziosa; ma rimargina ogni ferita, ogni scoriatura fatta dalle battiture, ogni apertura fatta dalle spine, col miscuglio d'aloe e di mirra portato da Nicodemo. Non c'è lineamento di quel sacro Corpo, non traccia di patimenti su quelle sacre carni, che non sia per Maria ad un tempo e causa di grande afflizione ed oggetto di profonde meditazioni. L' anima di lei ripassa, rilegge tutta la Passione sulla sacra Salma. Ad una ad una considera, bacia, adora quelle piaghe. Liscia, compone, unge le lacere traccie d'ignominia e di patimento che si sono così profondamente impresse. Compie il pietoso ufficio come un atto di religione, con tale devozione e spirito di adorazione da essere il modello più perfetto del Sacerdote nelle sue funzioni eucaristiche. In questo solenne momento, Maria è l'altare, il tabernacolo del Sacramento di Dio. Nessuno più di Lei conosce quanto quel Corpo sia sacro ed adorabile, essendo unito alla Persona del Verbo. Più che la Madre dinanzi al Figlio, tu devi contemplare in Lei la creatura dinanzi al Creatore. Essa lo adora, lo presenta all'adorazione dei discepoli. Ancora una volta Giovanni posa, come nel Cenacolo, la testa sul sacratissimo petto di Gesù; ancora una volta la Maddalena copre di baci e bagna di lacrime quei piedi divini; ancora una volta le pie donne si prostrano dinanzi a quel Corpo, al quale avevano reso tanti uffici di pietà e di devozione. In questi pochi e fedeli discepoli è raccolta la giovane Chiesa, che rende a Gesù, immolato sulla Croce, il culto che, più tardi, la stessa Chiesa, diffusa in tutto il mondo, renderà a Gesù immolato sull'altare.
SECONDO PUNTO
Il Corpo di Gesù Cristo, al quale Maria e i discepoli resero l'onore della sepoltura, è ancora presente in mezzo a noi nella santa Eucaristia. Anche tu devi prestare a Lui quegli omaggi che gli prestarono i pii discepoli! Quando il Corpo di Gesù fu staccato dalla Croce e consegnato a
Maria, i discepoli s'unirono a Lei nell'adorarlo. Quel Corpo era tutto cosparso di sangue, tutto una piaga; era senza moto, senza vita, ma non per questo venne meno la loro fede. Esso lo riconobbero per il Corpo del loro Salvatore e del loro Dio, si prostrarono e l'adorarono. Anche tu, riguardo al Corpo di Gesù Cristo nell'Eucaristia, devi credere ed adorare. Questo divin Corpo, sebbene vivo e risuscitato, si presenta a te come in uno stato di morte; anzi tu, nulla vedi da cui dedurre la sua presenza. Sulla Croce era nascosta si la divinità di Cristo, ma quei discepoli ne scorgevano l'umanità; nell'Eucaristia è nascosta anche l'umanità. Sia l'una che l'altra devi tuttavia credere e confessare, prestando fede alle parole del tuo Gesù. Tu devi vedere con gli occhi della Fede il tuo Dio, il tuo Gesù, che gli Angeli tremebondi adorano, e tenerti alla sua presenza con i sentimenti di una religiosa adorazione. Devi imitare Maria Santissima, i pii discepoli, che l'adorarono sulle ginocchia della Madre. I discepoli, dopo d'aver adorato il Corpo di Cristo, si prepararono a dargli onorevole sepoltura. Guarda con che magnificenza lo fanno. Giuseppe
d'Arimatea aveva comperato un lenzuolo nuovo, e Nicodemo portato con sè cento libbre di prezioso profumo. Il culto che devi prestare al Corpo di Cristo nel Sacramento non deve restringersi ad un culto interiore, ma spiegarsi al di fuori. Godi anche tu di adoperare le tue ricchezze per rendere più sontuosa, onorevole l'abitazione del tuo Signore! — Gesù stesso lo vuole. Quando nasceva a Betlemme, viveva a Nazareth, si circondò di povertà, d'umiliazione; quando Istituì il Sacramento Eucaristico, mandò innanzi due discepoli a preparare il Cenacolo, e lo volle grande, messo in ordine. — La Chiesa te ne dà l'esempio ed il comando. Essa prescrive, nelle più minute circostanze, le cerimonie e le regole da seguirsi dinanzi al Corpo di Cristo nel Sacramento, regole che manifestano l'onore, il rispetto esterno verso il Sacramento Eucaristico. Essa spinge ed incoraggia i fedeli ad essere larghi dei loro doni verso il Corpo di Cristo, e spiega la più grande magnificenza. Altari ricchissimi, tabernacoli ornati di pietre, di gemme preziose, vasi d'oro, d'argento, addobbi, fiori, lumi, arredi splendidi: tutto, insomma, adopera la Chiesa per circondare di onore il Corpo di Cristo. Vuole il lusso specialmente nei vasi che contengono il Sacramento, nelle tovaglie e nei lini che lo toccano, nei tabernacoli che lo rinchiudono. Non saresti, quindi, figlio vero della Chiesa se non possedessi il suo spirito, e se non usassi ancor tu ogni studio, e premura, e sacrificio per circondare d'onore il Corpo di Cristo nel Sacramento. E, se tu sei sacerdote, come si impone a te in modo speciale quest'onore! Quello che fecero Giuseppe e Nicodemo riguardo alla sepoltura del Corpo di Cristo, sei obbligato a compierlo anche tu riguardo al Corpo di Cristo nel Sacramento. Tu devi procurare che tutto quello che riguarda il Sacramento dell'Altare e serve al culto di Cristo Sacramentato, sia, se non ricco, almeno conveniente, decente e pulito. La tua sollecitudine su questo punto è segno manifesto della tua pietà sacerdotale. Con questo susciterai la fede nei fedeli, che, sensibili e materiali tante volte, dalla sontuosità e dal lusso di cui circonderai il Corpo di Cristo, s'alzeranno a considerare più attentamente con gli occhi della fede la Maestà del Dio dei nostri altari. Ecco, perché i pii e i santi sacerdoti conservano povere le loro case, ma vogliono ricche e ornate le loro Chiese, e per questo non badano a stenti e sacrifici. Imitali, sicché tu pure possa dire: «Signore, io ho amato lo splendore della tua casa, e il luogo dove abita la tua gloria». In punto di morte, quale contento proverai nel veder che muori povero come Gesù, perché hai adoperato le tue ricchezze per onorare Cristo in Sacramento! Quanto onore e quanta gloria ti darà Egli nel Regno della sua beatitudine!
TERZO PUNTO
Qual'è la tua fede, la tua adorazione verso il Corpo di Cristo nel Sacramento? Ahimè! Come la tua fede è languida! Quelle rare visite che fai a Gesù, il poco riverente contegno in cui ti tieni, il modo stesso sguaiato nel genuflettere, quello stare sempre seduto, quell'appoggiarti, quel parlare a voce alta, quel volgere continuamente lo sguardo ai circostanti, come lo dimostra! E la tua adorazione? Languida è la tua fede e quasi nulla la tua adorazione. Si, presti quegli ossequi; fai quelle genuflessioni, quegli inchini, compi le cerimonie, gli atti, pronunci le parole, ma sono cose materiali; il tuo cuore è come lontano, lontano! Che tu sia penetrato della presenza del Corpo di Cristo, che tu sia compreso della Maestà del Dio della gloria.., no! Non ci pensi, non rifletti. Oh! i Santi come si contenevano diversamente! S. Francesco di Sales dinanzi a Gesù Cristo nel Sacramento «se ne stava con sommo rispetto, sempre ginocchioni, con un contegno così modesto, un'umiltà così profonda ed una attenzione così perfetta che tutti ne rimanevano edificati. Stava immobile come una statua, non alzava un occhio; non usava neppure il berrettino, e soffriva le punture delle mosche e degli insetti, che varie volte si sono veduti trarre il sangue dalla sua testa calva, piuttosto che liberarsene col fare un moto con la mano, moto che male si addiceva all'intima devozione di cui era penetrato». S. Vincenzo de'
Paoli, per la grande riverenza verso Gesù Sacramentato, non proferiva mai parola nella Chiesa, e se qualcuno voleva parlargli, egli lo faceva uscire di fuori. Uscendo e rientrando in casa, visitava Gesù Cristo Sacramentato, e così pure nei viaggi, ogni qual volta passava innanzi a qualche Chiesa. Se la trovava chiusa vi entrava almeno con lo spirito, e si prostrava a far atti di adorazione sulla porta. Se mirava alcuno che non facesse con bastante riverenza la genuflessione passando avanti all'altare,egli lo riprendeva e lo istruiva. Fu sempre esemplarissimo in questo punto, e quando la sua età decrepita e le sue infermità gl'impedivano di piegare le ginocchia fino a terra, ne domandava pubblicamente perdono a tutta la sua comunità, protestando che, se avesse potuto temere che da ciò qualcuno prendesse occasione di scandalo o di rilassamento, si sarebbe sforzato a far la genuflessione, puntellandosi con le mani contro terra. Oh, com'era grande la fede, come ardente la carità dei Santi, verso il Corpo di Cristo Sacramentato! Onori tu anche con le tue ricchezze il Corpo di Cristo, dando generosamente alla Chiesa, affinchè s'accresca la pompa esterna, con l'ornato degli altari, dei sacri vasi, ecc.? I sudditi presentano oro e sostanze ai re della terra, e non presenterai tu le tue ricchezze al Re dei re, al Signor dei signori? Se tu avessi la fortuna di fare qualche lavoro intorno alle cose che riguardano il culto eucaristico, come dovresti stimarti fortunato! Quante e quante pie persone lavorano nel preparare i lini candidissimi, che servono per il sacrificio, e con quale
devozione lo fanno! Quante e quante altre profondono le loro ricchezze per corredare chiese povere e preparare miglior abitazione a Cristo Gesù! Come imitano l'esempio dei pii discepoli del Calvario! S. Venceslao, duca di Boemia, era solito fare di propria mano le ostie, che dovevano servire per il santo sacrificio; a questo fine adoperava le sue mani a coltivare un campo, reggere l'aratro, seminare il frumento, raccogliere le messi; quindi macinava il grano, separava la farina per cuocere e formare le ostie, le quali poi presentava, con umilissima riverenza, ai sacerdoti. Non si accontentava di assistere ogni giorno a più Messe genuflesso sul nudo suolo, nè di servire ai sacerdoti che celebravano, ma, di più donava ai sacri altari le più ricche gioie del suo tesoro ed i più preziosi drappi della regia suppellettile. Segui tu l'esempio dei Santi? Sei tu sacerdote? Ebbene, come tieni la casa del Signore? Oh come terrai bella, adorna, graziosa la tua chiesa! Quante volte tu in persona aggiusterai con le tue mani quell'altare, quella mensa! La tua fede, il tuo amore al Corpo di Cristo, terranno lontani dalla Chiesa lo squallore, la meschinità, l'indecenza. Non si vedrà nella tua Chiesa un pavimento umido di terriccio, meschino, guasto o grossolanamente rappezzato; le pareti non saranno grezze o scolorite; non si vedranno altari di legno cadenti per vecchiezza o per tarlo e male in assetto; i calici, i turiboli, i paramenti, i lini non saranno poveri,
sdruciti e vili. Nella tua Chiesa sempre si ammirerà, invece, la pulitezza, il decoro, la maestà ed anche la pompa degna del Dio che l'abita. Vero Giuseppe
d'Arimatea, vero Nicodemo, dopo di aver onorato il Corpo di Cristo, lo collocherai nei cuori dei fedeli, ben da te preparati e mondati, convertiti in nuovi cuori.
ORAZIONE. — Come fu grande, o Signore Gesù, la pietà, la fede dei vostri discepoli, che tanto onorarono il vostro Corpo sacratissimo prima di seppellirlo! Chi può poi comprendere la fede, l'adorazione della Madre vostra Santissima? Il suo contegno, la sua venerazione, più che una madre che stringa il corpo morto del figlio, mi richiama, mi presenta la creatura, che stringe il Corpo morto del suo Dio, del suo Creatore! Quali insegnamenti per me! Quante volte anch'io mi prostro dinanzi a Voi nel Sacramento, o mio Gesù! Ma come è languida la mia fede, come è fredda la mia adorazione! Come nessun sacrificio io compio per onorarvi! Più Voi vi siete abbassato, umiliato nel Sacramento dell'altare, e più dovrei esaltarvi, onorarvi. Ma, invece, come son freddo, o mio Signore! Perdono, o Gesù! perdono! Io vi presento le adorazioni, i doni dei vostri amati discepoli; io vi presento le adorazioni della Madre vostra Santissima. Ricordatevi che me la deste per Madre; le sue adorazioni, quindi, sono pure le mie. Quanto mi consola, mi conforta questo pensiero. Si, o Gesù, non guardate le meschine mie adorazioni, ma guardate quelle che vi porge la mia dolcissima amabilissima Madre
Maria.
GIACULATORIA. — Ave, verum Corpus, natum de Maria Virgine. Ave, vero Corpo, nato da Maria Vergine.
(Tutti
i testi sono tratti dal libretto: La Passione di Gesù Cristo - di Mons. Pietro
Bergamaschi)