UN ANNO CON DON ALBERIONE

 

9° Luglio

 

(L'UMILTA' CRISTIANA)

 

Ricordati delle tue misericordie, o Signore, delle tue misericordie che sono eterne. Non ricordare i peccati della mia giovinezza, né le mie trasgressioni. Ricordati di me secondo la tua misericordia, per la tua bontà, o Signore (Sal. 24, 6-7) 

 

1. (..) Il vero spirito dell'umiltà cristiana: dare a Dio ciò che è di Dio; e dare all'uomo ciò che è dell'uomo. La vita soprannaturale è tutta e solo dono, dato all'uomo per sovrabbondanza. L'orgoglio è il nemico di Dio; il ladro di quella gloria che a Dio solo è dovuta. «In quel tempo disse Gesù questa parabola, per certuni che confidavano in se stessi, come giusti e disprezzavano gli altri: Due uomini ascesero al tempio a pregare; uno era fariseo, l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, così dentro di sè pregava: O Dio, Ti ringrazio di non essere io come gli altri: rapaci, ingiusti, adulteri, come anche questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana, pago le decime di quanto possiede. Il pubblicano invece, stando da lungi, non ardiva nemmeno alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Vi assicuro che questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro; perchè chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato» (Lc. 18, 9-14). 

 

2. S. Agostino commenta: Io, dice il fariseo, sono giusto e tutti gli altri sono peccatori. E la vista del pubblicano gli è occasione di maggiore superbia. Costui, dice infatti il fariseo, è come tutti gli altri uomini, ma io sono diverso da lui per le opere di giustizia; perciò non sono un peccatore. Cercate in queste parole ciò che egli domanda al Signore: nulla troverete; egli crede di avere abbastanza meriti. Salito al tempio per pregare, nulla chiede al Signore, non eleva a Lui alcuna supplica; non fa che lodare se stesso, ed arriva a insultare chi realmente pregava. Il pubblicano si tiene lontano, la conoscenza della sua indegnità lo accosta al Signore, lo mette realmente vicino a Dio. Non alza gli occhi al Signore; ma si attira gli sguardi benigni di Dio picchiandosi il petto. La coscienza lo abbatte; ma la fiduciosa speranza lo solleva: «Si picchiava il petto» (Lc. 18, 13). «Ed io vi dico che costui ritornò a casa giustificato a preferenza dell'altro; poiché chi si esalta sarà umiliato: e chi si umilia sarà esaltato» (Lc. 18, 14). Dice Pascal: «Vi sono due categorie di uomini: quelli che si stimano colpevoli di tutte le mancanze: e sono i santi; quelli che si credono giusti e buoni: e sono i peccatori». 

 

3. Tutto è da Dio: senza di Lui: nulla: nè nell'ordine della natura, nè nell'ordine della grazia, nè nell'ordine della gloria. A Dio solo, dunque, ogni onore e gloria. Da me il peccato, l'offesa a Dio, il debito con la Divina Giustizia. Il peccato è dovuto solo a me; è terreno mio proprio; Dio non vi ha parte. 

 

ESAME. — Io non prego bene, perché non sono umile. La preghiera é l'atto di chi non ha; che perciò chiede l'atto del povero che si rivolge a Dio infinitamente ricco per chi lo invoca. 

 

PROPOSITO. — Prima di pregare umilierò l'anima innanzi a Dio. 

 

PREGHIERA. — Eccomi, o Signore, innanzi a Voi: sono il povero innanzi al solo Ricco; sono il debole innanzi al solo Potente; sono il figlio peccatore innanzi al Padre offeso. Io confido in Voi; sono sicuro che non sarò confuso. Aiutatemi a pensare secondo verità; a desiderare ciò che à secondo giustizia; a confidare nella Vostra misericordia. Ripeterò spesso: Voi, o Signore, siete il tutto: io sono il nulla. 

 

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