UN ANNO CON IL SACRO CUORE
11° Aprile
SAN LEONE IL GRANDE
E io dico a te che tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno non avranno forza contro di lei. E a te darò le chiavi del regno dei cieli. E qualunque cosa avrai legata sopra la terra, sarà legata anche nei cieli, e qualunque cosa avrai sciolta sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli (S. Matteo, XVI, 18).
1° Preludio. S. Leone è uno dei più ammirabili successori di Pietro. Egli ha governato la Chiesa in tempi difficilissimi con autorità e maestà, ma anche con le virtù più edificanti.
2° Preludio. S. Leone, ottenetemi da nostro Signore il vostro spirito d'amore e di riparazione.
1° PUNTO: Umiltà e zelo. — Con un ingegno meraviglioso ed un grande carattere, san Leone rese i più grandi servizi alla Chiesa ed allo Stato. Venne eletto papa nel 440 mentre in qualità di Arcidiacono della Chiesa di Roma si trovava nel Nord della Francia tutto occupato a riconciliare i due generali Ezio ed Albino. Nei sermoni che pronunciava negli anniversari del suo pontificato esprimeva con eloquenza sentimenti d'umiltà. «Si sentì affranto nell'udire la voce di Dio che lo chiamava a governare la Chiesa, e si proclamò troppo debole per un sì pesante fardello, troppo piccolo per una tal grandezza, troppo privo di meriti per una così augusta dignità. Però non si perdette di coraggio poichè egli non attendeva niente da sè, ma tutto da colui che operava in lui». La Chiesa era attaccata da ogni parte dall'errore e dal vizio, ed il papa circondatosi di scelti ausiliari, come san Prospero d'Aquitania, cominciava la riforma col popolo romano, affinchè la Chiesa madre fosse il modello di tutte le chiese. Egli stesso predicava nelle grandi solennità, e le Sue centocinquanta lettere mostrano con quale vigilanza, con quale abilità e con quale autorità egli dirigesse tutto quanto richiedeva d'essere regolato circa la dottrina ed i costumi.
2° PUNTO: Il suo amore verso il Salvatore. — I suoi bei discorsi sull'incarnazione e la passione ci mostrano quanto amasse nostro Signore. L'ammirabile lettera a san Flaviano di Costantinopoli è rimasta come il modello di tutti i trattati di teologia sull'incarnazione del Verbo. Egli fu sempre ripieno di forza e di eloquenza nei sermoni, ma si superò in certo qual modo, quando parlò del mistero dell'incarnazione e dell'amore incomparabile che indusse il Figliol di Dio a rivestirsi della nostra natura e delle nostre miserie. Fu discepolo di san Giovanni, e lo citò molto sovente. E' con lui che potè dirci: «Amiamo dunque Dio, perchè ci ha amati per primo. Amandoci egli ristaura in noi la sua immagine; e per trovare in noi qualche cosa della sua somiglianza, ci dà la grazia di fare le sue opere, rischiara i nostri spiriti, e ci infiamma del fuoco del suo amore, perchè noi lo amiamo in sè ed in tutto quello che egli ama» (Serm. 1 de ieiunio decimi mensis). Come la maggior parte dei Padri della Chiesa, san Leone ha intraveduto la devozione al Sacro Cuore a proposito dell'apertura del costato di Gesù. «Di là sono usciti, disse, il sangue e l'acqua che rappresentano la Chiesa simbolizzandone i sacramenti» (Lettera a san Flaviano). La Chiesa è dunque per lui il dono del Cuore di Gesù agli uomini, ed i sacramenti sono il pegno del suo amore. E' abbastanza per indicare che noi dobbiamo benedire il Cuor di Gesù, che si è lasciato aprire per nostro amore.
3° PUNTO: Il suo spirito di riparazione. — San Leone è un grande predicatore del digiuno e dell'elemosina. La Chiesa ha inserito nel breviario le sue belle omelie sopra questi due soggetti... Il digiuno ci fornisce armi contro il demonio: l'elemosina è obbligatoria, e sotto questo nome egli intende certamente tutte le opere sociali in favore dei lavoratori e degl'indigenti. «Dio ha dato le ricchezze agli uomini, diceva, perchè essi abbiano a versarle in seno all'indigenza». Il ricco non è quindi che un amministratore, e non deve accumulare le ricchezze per avarizia e neanche prodigarle per suo godimento. A proposito dell'anniversario della liberazione di Roma dalle minacce di Attila, egli rimprovera ai Romani l'indifferenza, avendo dimenticato di ringraziare Dio di averli salvati. Quest'ingratitudine domanda riparazione. Dice: «Una negligenza rara deve essere riparata con una soddisfazione più sfolgorante ancora». San Leone ha voluto accentuare nel santo Sacrificio della Messa il carattere della vittima riparatrice, che è l'officio del Salvatore. Ed è stato lui a far inserire nel canone queste parole: Sanctum sacrificium, immaculatam hostiam. Proprio per indicarci come dobbiamo amare la riparazione alla scuola di nostro Signore. La santa liturgia gli deve molto, avendo egli completato l'ufficio della vigilia di Pasqua. Imitiamo la sua pietà ai piedi degli altari.
Risoluzioni. — Grande santo, guidatemi sui vostri sentieri. Fatemi gustare l'amore di nostro Signore, specialmente nei misteri dell'incarnazione, della passione e dell'Eucaristia. Insegnatemi l'umiltà, lo zelo, l'amore per la Chiesa. Ma sopratutto ottenetemi la grazia dí un'unione più intima con nostro Signore nello spirito d'amore e di riparazione.
FIORETTO: - Frena la lingua; un Gloria Patri a S. Giuseppe.
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