UN ANNO CON IL SACRO CUORE
31° Ottobre
SAN QUINTINO, MARTIRE
Scrivo a voi, o giovanetti che siete forti, e la parola di Dio sta in voi, ed avete vinto il cattivo. Non vogliate amare il mondo, nè le cose del mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui... E il mondo passa e la di lui concupiscenza. Ma chi fa il volere di Dio dura in eterno (1° ep. S. Giov., II, 14).
1° Preludio. S. Quintino mise al servizio di Cristo la giovinezza e la magnanimità.
2° Preludio. Santo martire, ottenetemi il fuoco della carità, che vi ha reso così caro al Cuor di Gesù.
1° PUNTO: Il giovane apostolo. — San Quintino era giovane e semplice chierico o diacono, ma era della stirpe dei nobili romani come le Cecilie e le Agnesi. Volle consacrarsi per estendere l'impero spirituale di Roma cristiana, come gli avi si erano consacrati alla gloria di Roma pagana, e la amò questa grande Roma, da vero generale. Il sommo Pontefice gli affidò un gruppo di missionari, vescovi e sacerdoti, per andare a conquistare alla Chiesa le province della Gallia. San Quintino è della razza dei forti, ai quali si indirizza san Giovanni: «Vi ho scritto, giovani miei, perché siate forti, perché la parola di Dio rimanga in voi, ed abbiate a vincere il demonio». Egli è forte perchè ama. «L'amore è forte come la morte» L'amore di Gesù dà l'eloquenza all'apostolo ed il coraggio al martire. E nulla saprà arrestare san Quintino; nè le promesse, nè le minacce: egli ama Gesù, e lo farà amare.
2° PUNTO: La vera nobiltà. — Gli idolatri lo denunciarono a Riziovaro, prefetto delle Gallie, il quale lo fece arrestare e comparire al suo tribunale. «Come ti chiami? — gli chiese il tiranno. Quintino risponde: — Mi chiamo Cristiano; mio padre è Zenone senatore di Roma! — Come! risponde il prefetto, con tanta nobiltà ti abbassi a miserabili superstizioni! — La vera nobiltà, soggiunge Quintino, sta nel servire Dio. La religione cristiana non è una superstizione: essa ci eleva alla felicità perfetta mediante la conoscenza di Dio Padre onnipotente e di suo Figlio generato da tutta l'eternità. — Lascia queste follie e sacrifica agli dèi. — Giammai, risponde Quintino; i tuoi dèi sono demoni, l'adorarli è una pazzia. — Ed il prefetto continua: Se non sacrifichi agli dèi, io ti tormenterò fino alla morte. — Non temo le minacce, risponde Quintino; tu hai qualche potere sul mio corpo, ma il Cristo salverà la mia anima». Il prefetto irritato da queste risposte lo fece flagellare crudelmente, ma durante questo supplizio una voce dall'alto incoraggiava il martire: «Coraggio, Quintino, persevera fino alla fine, io sarò sempre con te». Cristo che ama il suo atleta, lo anima al combattimento. Nello stesso tempo i carnefici cadono tramortiti.. Quintino è rimesso in cella; ma un angelo viene a visitarlo, ne rompe le catene, e lo trasporta sopra una piazza della città, ove il santo predica alla folla accorsa per vederlo. Seicento pagani domandano il battesimo; il carnefice stesso e le guardie, alla vista di questo miracolo, si convertono. Il Cristo e Quintino s'amavano ardentemente e Quintino aveva ragione di dire che in questo consisteva la sua vera nobiltà. Ma questa nobiltà non posso averla anch'io? Che occorre per averla? Bisogna che io ami ardentemente il Salvatore, e che gli provi l'amore con l'unione costante al suo divin Cuore.
3° PUNTO: Il bel martirio. — Ben pochi santi hanno provato più generosamente l'amore per il Salvatore: Quintino ha subito uno dei martirii più raffinati e più crudeli. Il prefetto cercò prima di sedurlo con brillanti promesse, ma il giovane gli rispose: «Che ne farei di tutte queste vanità? Gesù solo mi basta». Allora seguì una serie di supplizi che spaventano al solo pensarvi. Prima il tormento delle ruote che slogarono le membra del Santo; poi i, carnefici lo percossero con verghe di ferro; sparsero olio bollente e bitume ardente sulle piaghe, ed applicarono torcie accese ai fianchi. Durante questo tempo il martire ringraziava Dio, e gridava a Riziovaro: Giudice inumano, i tuoi tormenti mi riescono come di sollievo». Dietro ordine del prefetto gli versarono calce in bocca, e poi lo condussero ad Amiens nell'Augusta Veromanduorum, oggi S. Quintino, per mostrare anche là il rigore della giustizia romana. Cominciarono allora nuovi supplizi; spilli che ne punsero tutto il corpo, chiodi conficcati sotto le unghie, alla fine il taglio della testa. La bella anima salì al cielo chiamata dalla voce di Dio. Ecco dunque il giovanotto forte, ardente e fedele al Cristo, il suo diletto.
Risoluzioni. - O divin Salvatore, che ammirabile modello mi presentate oggi! Quanto vi ha amato Quintino, e quanto voi avete amato il vostro giovane soldato! Datemi il vostro amore, ed in quest'amore attingerò lo zelo, la forza e la perseveranza.
FIORETTO: — Recita una Salve Regina (clicca) alla Vergine, e tre Pater a tutti i Santi, per ottenere il Cielo.
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