UN ANNO CON IL SACRO CUORE

 

23° Dicembre

 

IL VIAGGIO A BETLEMME 

 

E andò anche Giuseppe da Nazareth città della Galilea alla città di David, chiamata Betlemme, nella Giudea, per essere egli della casa e famiglia di David, a dare il nome insieme con Maria sposata a lui in consorte, la quale era incinta (S. Luca, II, 4). 

 

1° Preludio. Considererò il viaggio a Betlemme compiuto dalla sacra famiglia nella vigilia del santo Natale. 

 

2° Preludio. Fatemi parte, o Signore, del vostro spirito d'umiltà, di distacco, d'obbedienza.

 

1° PUNTO: Gesù comincia i sacrifici che devono operare la redenzione. — Nostro Signore si è fatto uomo per espiare le colpe e per riscattarci: così egli ha preso l'umanità con tutte le sofferenze, con tutte le incomodità, con tutti i sacrifici giornalieri. Non solamente non ha fuggito questi sacrifici, ma li ha amati nel suo Cuore di bambino, perché avessero a pagare il nostro debito, perchè riparassero l'orgoglio, la sensualità, la nostra disobbedienza. Non era ancora nato e già l'editto d'Augusto l'obbligava ad abbandonare la patria insieme alla madre ed al padre adottivo per intraprendere un lungo e penoso viaggio nella stagione più rigida dell'anno, per andar a nascere da povero e da Pellegrino in una terra straniera. Quantunque rinchiuso nel seno della madre, egli sentiva tutta questa disgrazia, soffriva con Maria che lo portava; soffriva con san Giuseppe che lo conduceva, perchè essi soffrivano per lui. Soffriva per obbedire ad un principe al quale non era tenuto ad obbedire, poichè questo principe era sua creatura. Gesù era lieto di praticare quest'umiltà, questa obbedienza per nostro amore; egli inaugurava così i grandi dolori che avrebbe sofferto durante tutto il corso della vita mortale sino alla consumazione della redenzione sulla croce. Ma in questo modo egli condannava la nostra delicatezza e viltà che si lamentano e si rivoltano alla minima sofferenza, quantunque meritassimo di soffrire come peccatori. 

 

2° PUNTO: Gesù ci dà l'esempio del distacco e dell'obbedienza. — Egli vuol partire, senza indugio, con Maria e Giuseppe, malgrado le difficoltà che si incontrano in un viaggio così disagiato, perchè vuol darci un esempio della più pronta obbedienza e del più perfetto distacco. Se egli fosse nato a Nazareth, dove s'era compiuto il mistero dell'incarnazione, non sarebbe stato così privo delle comodità della vita in un occasione così urgente, ma egli volle essere un figlio d'obbedienza e un uomo di dolori, per riscattarci ed insegnarci ad obbedire e a soffrire per suo amore e per soddisfare alla giustizia del Padre, poichè noi siamo peccatori. Non dimentichiamo questa divina lezione che Gesù ci dà prima di nascere. Rinunciamo ai piaceri sensuali, agli attaccamenti imperfetti; rinunciamo alle rivolte interne contro l'obbedienza, agl'indugi inventati dalla pigrizia e dall'amor proprio, rinunciamo allo spirito d'indipendenza. Impariamo da nostro Signore che non possiamo meritare la libèrtà dei figli di Dio che mediante l'obbedienza e le gioie pure della grazia e del cielo che mediante le mortificazioni e le privazioni. Nostro Signore si lascia condurre da san Giuseppe e portare dalla divina Madre da Nazareth a Betlemme per obbedire ad un principe adoratore degli idoli, lui che è il re dei re e la luce del mondo. Egli avrebbe potuto rovesciare Cesare Augusto dal trono, sul quale la sua mano lo aveva posto; tuttavia gli obbedì, e gli obbedì subito appena ne apparve l'editto. L'obbedienza gli è così cara che egli la seguirà così in tutta la vita; e si lascerà da lei guidare fino alla morte (Ai Filip.II, 8). 

 

3° PUNTO: Prezzo dell'obbedienza e del sacrificio. — Quanto ci dovrebbe essere cara l'obbedienza, poichè è consacrata e onorata da quest'esempio divino, poichè ci libera dal giogo della volontà disordinata, poichè è il più grande segno d'amore che possiamo dare a nostro Signore e il più puro e più prezioso sacrificio che possiamo offrire per la gloria dell'eterno Padre e la salute delle anime. Affrettiamoci a riparare le disobbedienze innumerevoli e le resistenze continue alla grazia, se non vogliamo attirare sopra di noi la giusta collera di Dio. Nostro Signore obbedisce ad una creatura, lui che è il Dio onnipotente, ed io disobbedisco a Dio ed ai miei superiori che me lo rappresentano, io che non sono che una vile creatura. Che accecamento! David già aveva cantato il trasporto dell'Arca a Gerusalemme: Cantate Domino canticum novum (Salmo XCV). Egli invitava tutta la natura a sussultare di gioia. E' veramente nel viaggio della santa famiglia che l'Arca vera, la vergine Maria, andava verso Gerusalemme e verso Betlemme, e la natura sussultava misteriosamente sul suo passaggio. Gli angeli facevano corteggio a nostro Signore; Gesù, Maria e Giuseppe non erano tristi per questa disgrazia, trattandosi d'obbedire e di prepararci grazie infinite. Essi andavano con gioia, come Maria era andata con gioia ad esercitare la carità verso Elisabetta. E' così che nostro Signore doveva, fino alla fine della vita, portare la croce con gioia. Ogni passo li avvicinava alla nostra salvezza, poichè andavano alla casa del pane, Betlemme, per portarvi il pane della vita. Per l'obbedienza e l'immolazione abbracciata con gioia, essi preparavano le grazie per le anime e specialmente per il regno del Sacro Cuore. 

 

Risoluzioni. — Oh! sì, camminate con gioia, amabile Regina, giacchè voi ci portate la salute. Venite, non tardate, mostrateci la faccia del Salvatore, e noi saremo liberati. Oggi comprendo meglio l'obbedienza perfetta e l'immolazione; mi ci voglio quindi conformare. 

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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