UN ANNO CON SAN GIUSEPPE
17° Gennaio
S. Giuseppe al presepio.
In mezzo a tanta consolazione di spirito che provava S. Giuseppe nel godere del suo Gesù, una spina acutissima pungeva vivamente il suo cuore, ed era veder il Bambinello e la sua Santissima Madre, esposti nel crudo inverno a tutti i disagi in quella poverissima e mal difesa capanna. Qual pena nel mirare le delicate membra di quel Bamboletto si caro, avvolte in poveri panni, tormentate dal rigore del freddo, giacenti sull'ispida paglia. Ma tosto si rallegrava pensando che quella appunto era la divina volontà, e così anche questa prova, che doveva essere assai penosa per il cuor di S. Giuseppe, rendeva l'anima sua più staccata, più santa. Certamente il Santo Bambino sarà stato più contento fra le braccia di S. Giuseppe che in una culla fregiata di oro e di gemme ; gli sono sì care le anime umili, pure e staccate da tutte le cose della terra ! In cambio degli agi S. Giuseppe prodigava al pargoletto divino i più vivi affetti del cuore, e cercava di compensarlo delle privazioni e dei dolori del presepio con le più delicate ed amorose sollecitudini. Faceva al Santo Bambino mille carezze, e mille ne riceveva da Lui. Oh, le carezze divine non sentono di sdolcinato e di umano come quelle delle creature ; sono l'espressione di un affetto tutto puro e santo ; sono il tocco soavissimo di Dio all'anima, per farle sentire che l'ama con tenerezza, ed ella in un trasporto di tenerezza risponde al Signore che l'ama. Cosi erano le carezze che si facevano Giuseppe e Gesù. Preghiamolo questo caro Santo che accarezzò e servi con tanto affetto il nostro divin Salvatore, preghiamolo che ci faccia partecipi della sua santa tenerezza, la quale tanto giova a staccarci il cuore dalle affezioni terrene e farci crescere nell'amore di Gesù. E quando contempliamo Gesù fra le braccia di S. Giuseppe, supplichiamolo che ci conceda, per i meriti di Lui, mille benedizioni, e ci faccia godere ognora la perfetta pace del cuore. A tal fine promettiamogli di volerci astenere ora e sempre dal fare e dal ricevere qualunque carezza superflua o troppo sdolcinata e vana, massime se potesse offendere Gesù.
PROPOSITO.
Ad onore di S. Giuseppe mortificherò i miei occhi vietando loro ogni sguardo pericoloso e li terrò fissi qualche istante sul crocifisso.
ESEMPIO.
Un orefice in mano ai ladri ! È tanto pronto S. Giuseppe ad esaudire chi l'invoca, che si direbbe non solo propizio, ma obbediente
ai suoi devoti. Un orefice delle Puglie racconta questo fatto. Era il 30 Giugno, ed io partivo da Napoli
con la messaggera alle ore 11 di notte, e meco portava in un piccolo sacco dei lavori di brillanti incastrati in oro, in tre astucci ravvolti in poche biancherie, e nella parte superiore del sacco, vicino all' apertura, una pisside d'argento. Il cuore mi batteva in
petto poichè in quel tempo lo stradale, da Napoli alle Puglie, era spesso intesto dai ladri ; d'altronde in quel piccolo sacco io portavo il valore di settemila lire. Infatti appena allontanati un quattro miglia da Napoli, ecco i ladri che ci sorprendono. I miei compagni furono obbligati a discendere ; io rimasi seduto col piccolo sacco tra le mani. Entra uno di quei manigoldi e mi chiede che cosa avessi in quel sacco ; risposi : biancheria. Mi rapisce il sacco e
se lo porta via. Più morto che vivo dal dolore, invocai tre volte : S. Giuseppe, S. Giuseppe, S. Giuseppe ! Incredibile, eppur vero ! Poco appresso fuggiti i ladri, rientrano in diligenza i compagni e mi restituiscono intatto e salvo il
sacco, dicendo che i ladri si erano persuasi, che là vi aveva sola biancheria. Come, solo biancheria ? Non occorreva neppur palpare il sacco, bastava toccarlo per avvertire che vi erano astucci, e per sentire almeno la pisside. Eppure tant'è, i ladri non se n'avvidero. Io che, prevedendo il grave pericolo di quel viaggio, prima di partire aveva molto pregato e fatto pregare S. Giuseppe e che nel terribile frangente l'invocai, non posso non ritenere che per solo miracolo del mio Santo protettore, riebbi dalle mani dei ladri intatto il mio tesoro.
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