UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

 

24° Gennaio

 

Soggiorno di S. Giuseppe in Egitto. 

 

S. Giuseppe in mezzo alle pene acerbissime ed ai travagli angosciosi del suo lungo esilio con Gesù e Maria, quante consolazioni aveva Egli a provare ! Egli lavorava, ma era per Gesù che lavorava e il pane che il Divino Fanciullo mangiava era Egli che l'aveva acquistato col sudor della sua fronte. Quando rientrava la sera in casa affaticato e oppresso dal caldo, Gesù sorrideva al suo arrivo e lo accarezzava colle sue piccole manine. Ben sovente col prezzo di privazioni, che s'imponeva Giuseppe, riusciva ad ottenere qualche risparmio. Qual gioia provava allora nel poterlo impiegare nell'addolcire la condizione del divino Fanciullo ! Ora erano alcuni datteri, ora alcuni giocattoli adatti alla sua età, che il pio falegname recava al Salvatore degli uomini. Oh quanto erano dolci allora le emozioni del buon vecchio nel contemplare il viso raggiante di gioia di Gesù ! Quando poi, arrivato al Sabato, giorno di riposo e consacrato al Signore, Giuseppe prendeva per le mani il Fanciullo, e ne guidava i primi passi con una sollecitudine veramente paterna, e Gesù lieto e contento andava balbettando papà, papà; oh ! allora troppo grande, indicibile era il contento del nostro Santo. Queste gioie purissime temperavano a Giuseppe tutte le amarezze dell'esilio. Che cosa mai non si può sopportare insieme con Gesù e confortati dal suo amore ? Scarso era il cibo, faticoso il lavoro, misera l'abitazione ; eppure Giuseppe era l'uomo più ricco e contento che vi fosse al mondo, perché possedeva Gesù e l'amava di tutto cuore. Più non sentiva il peso del duro esilio, che anzi gli parevano dolci le privazioni e i patimenti sopportando per Gesù. Noi pure siamo in una terra d'esilio, quella in cui siamo nati non è nostra patria : non abbiamo qui città permanente, la nostra patria è il cielo; il paradiso la nostra città. Noi adesso viviamo, passeggiamo, conversiamo in questo mondo ; ma la nostra permanenza non é stabile, essa è una permanenza transitoria e brevissima. Ad ogni momento ci può sorprendere la morte e rapirci all'impensata. Ebbene come ci regoliamo noi ? i giorni di questo nostro esilio li passiamo tutti con Gesù, oppure molti e molti li passiamo con il demonio, servendo da schiavi alle passioni, ai capricci, alle sensualità, all'amor proprio, al rispetto umano, all'ozio, all'accidia, alla superbia? Ecco perché ci tornano tanto pesanti e quasi insopportabili i sacrifici, le mortificazioni, le pene, i travagli, le miserie insomma, anche piccole della vita ! Oh se noi amassimo davvero Gesù, allora si che troveremmo, come S. Giuseppe, le rose in mezzo alle spine, e le amarezze di questo esilio si convertirebbero in gioie purissime foriere dei futuri gaudi del paradiso ! 

 

PROPOSITO. 

Offrirò a S. Giuseppe tutte le pene mie di questo giorno e lo pregherò che m'insegni ad amare Gesù. 

 

ESEMPIO. 
La medaglia di S. Giuseppe. Un giovane capitano di fanteria desiderando di ascendere a grado superiore nella milizia si presentò all'esame dopo sollecita e debita preparazione ; ma quale non fu la sua pena, in vedersi non solo reietto, ma dichiarato il quindicesimo, dacchè non si dovevano scegliere che solo sei candidati ! Profondamente umiliato di tale acerba disdetta, si lasciò abbattere e cader d'animo, rinunziando di presentarsi a nuovi esami. Una sua sorella religiosa fervente, segnalata non meno per pietà, che per vivace brio di spirito, saputane la strana dannevole risoluzione, gl'invia una devota medaglia di S. Giuseppe accompagnata da gentile sensata lettera conlla quale si sforzava di rinfrancargli l'animo ed aprirgli il cuore a confidenza nell'angelico Sposo di Maria, sempre disposto a soccorrerci nei nostri bisogni. Il buon militare commosso dalle pie sollecite cure della sorella, che molto stimava ed amava, ripigliò coraggio e messasi la medaglia al collo ed invocando S. Giuseppe più volte al giorno, si preparò ad altro esame. Poco dopo ritenta la prova pieno di fiducia nell'assistenza del potente Protettore, nè delusa fu la speranza sua, perchè nello scritto trattò sì bene, con tant'ordine il tema assegnato, che fu ammesso alla prova orale ed in questa diede tal saggio del suo senno, che fu proclamato il primo fra gli aspiranti. Grato del benefizio ricevuto dal benigno, potente protettore S. Giuseppe, promise di portare sempre al collo la venerata effigie di Lui, ed invocare ogni giorno il suo valido patrocinio. Si sa di molti giovani i quali alla vigilia d'un esame da cui dipendeva il loro avvenire, avendo supplicato con fiducia San Giuseppe videro esaudita la loro preghiera, ed il fe lice esito della prova testimoniare essere grande efficace e pronto il potere di questo Santo. 

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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