UN ANNO CON SAN GIUSEPPE
25° Gennaio
S. Giuseppe avvisato dall'Angelo ritorna con Gesù e Maria a Nazaret.
Mentre S. Giuseppe tra le gioie e le spine passava i suoi giorni d'esilio, il tiranno, che regnava sopra Israele, moriva. Iddio, il cui braccio onnipossente punisce sempre il colpevole, gli aveva mandato una malattia crudele, che lo condusse rapidamente al sepolcro. Tradito dal proprio figlio, roso vivo dai vermi, Erode, l' empio, il crudele era morto, portando con sé l'odio dei Giudei, di cui aveva fatto scannare gli innocenti figli, e la maledizione dei posteri. Allora l' Angelo del Signore, messaggero ordinario dei voleri del Cielo, gli apparve di nuovo durante il sonno e gli disse : « Alzati, porta con te il Fanciullo e la sua Madre, e ritorna al paese d'Israele, perchè coloro che cercavano il Fanciullo per farlo morire, non esistono più. » Sempre pronto alla voce di Dio, Giuseppe vendette la sua casa, i suoi mobili, ed ordinò il tutto per la partenza. Invano gli Egiziani, rapiti dalla bontà di Giuseppe e dalla dolcezza di Maria, fecero le più vive istanze per ritenerlo; invano gli promisero l' abbondanza d'ogni cosa necessaria per la vita ; Giuseppe fu irremovibile. I ricordi della sua infanzia, gli amici, che Egli aveva nella Giudea, la pura atmosfera della sua patria, assai più parlavano al suo cuore, che non la bellezza dell'Egitto. D'altronde, Iddio aveva parlato, e null' altro abbisognava per decidere Giuseppe a far ritorno alla terra dei suoi antenati, e giunse in breve sano e salvo con la sua famiglia in Nazaret, accolto ed acclamato da tutti i capi di famiglia, oltremodo contenti di si caro ritorno. Giuseppe, sapendo che l' Egitto non doveva essere sua continua dimora, non vi attaccò il cuore, né si lasciò guadagnare dalla bellezza di quel paese, e dalla cortesia degli abitanti, ma pronto e giubilante, lascia tutto, tutto abbandona e corre, alla voce dell'Angelo, a Nazaret sua patria , ove Dio lo chiama. Cosi noi, sapendo che questa terra non deve essere la nostra perpetua dimora, ma solo un luogo di esilio e di passaggio, perché siamo creati per il cielo, non attacchiamo il cuore alle cose di quaggiù, neppur dormiamo col peccato sull' anima, ma viviamo sempre in modo da essere pronti ad ogni momento a partire per l' eternità, come fu pronto Giuseppe a partir dall' Egitto ; preghiamo questo Santo, che in quel periglioso tragitto ci assista, ci accompagni, come allora assistè ed accompagnò Gesù e Maria, affinchè possiamo anche noi arrivare sani e salvi al paradiso, ove Dio ci chiama, ben accolti e festeggiati dai cittadini di quella Nazaret celeste.
PROPOSITO.
Ad onore di S. Giuseppe mi priverò di qualche oggetto troppo caro, o farò una piccola mortificazione.
ESEMPIO.
Un viaggio in compagnia di S. Giuseppe e del Fanciullo Gesù. Sorprese dalla notte lungi dal loro monastero alcune Suore Francescane, si raccomandarono caldamente a S. Giuseppe, ed ecco che un vecchio venerando si fa loro innanzi in abito da viaggiatore col bastone in mano, offrendosi di servir loro di guida fra le tenebre in cui si trovavano. A tal vista, le pie donne si consolarono, e consegnarono al giovinetto che seguiva il vecchio tutti i loro fardelli. «. Buon vecchio, disse a quell'uomo una di loro, da lei tenuto qual inviato da S. Giuseppe, noi accettiamo con gioia e riconoscenza la carità che volete usarci ; ma sarà lungo il cammino che avrete a fare, poichè la casa a cui dobbiamo
portarci è ancor molto lontana, cioè
fino alla casa di S. Giuseppe. — E appunto quella in cui dimoro anch' io rispose il buon uomo ; andiamo, figlie mie, non temete di nulla. Le accompagnò fino all' indicato luogo, e depose i fardelli sulla soglia di casa. Le viaggiatrici allora si rivolsero per esprimere la loro riconoscenza, ma Esso ed il suo garzoncello erano scomparsi. Stupefatte da tal prodigio, ne meditarono tutte le circostanze, e si assicurarono che la loro generosa guida fu S. Giuseppe
con il suo Gesù.
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