UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

 

26° Gennaio

 

Vita domestica di S. Giuseppe in Nazaret con Gesù e Maria. 

 

Tosto che S. Giuseppe giunse a Nazaret, riaprì la sua bottega da falegname per provvedere il necessario a Gesù ed a Maria con le sue fatiche. La stima che ciascuno sentiva per il santo uomo, la confidenza che si aveva nella sua sperimentata fede, come nella sua abilità, fecero sì che a poco a poco gli ritornassero il lavoro e gli avventori ; e il coraggioso falegname ebbe ben presto pane ai suoi sudori. Era invecchiato nelle fatiche, ma il suo braccio era pur sempre robusto, ed il suo ardore si era ancora accresciuto dopo che si trovava Egli incaricato di nutrire il Salvatore degli uomini. Gesù intanto cresceva in età e sapienza ; e nella stessa guisa che, Giuseppe aveva guidati i suoi primi passi, quando piccino ancora cominciava a camminare, diede pure a Gesù le prime nozioni di lavoro. Egli teneva la sua piccola mano e la dirigeva nell'insegnargli a tracciar le linee, tirare la sega, maneggiare la pialla. Egli insegnava a Gesù le difficoltà, la pratica del mestiere. Ed il Padrone del mondo si lasciava guidare dal suo fedele servitore, che Egli si era scelto per padre ! S. Giuseppe santificava il sabato, nè giammai si sarebbe visto lavorare in giorno festivo ; Egli aveva compreso come non sia di troppo un giorno per settimana onde pregare il Signore, e ringraziarlo dei suoi favori. Santificava i giorni feriali lavorando assiduamente con Gesù, nella sua bottega ; santificava se stesso consacrandosi tutto all' educazione di Gesù, che vedeva crescere in sapienza e bontà. In tal modo il nostro Santo adempiva con santa industria il suo ufficio nobilissimo di custode del Figliuolo di Dio, e di più, rinnovava 1' esempio di una vera famiglia patriarcale, esempio che era usuale un dì presso gli Ebrei, ma rarissimo ai tempi di Giuseppe, come rarissimo ai tempi nostri. La famiglia è un sacro deposito che Iddio affida alle cure dei genitori. Deposito di cui essi un giorno dovranno rendere rigoroso conto. Oh lo sappiano tutti i genitori, che è loro stretto dovere di dare alla propria famiglia un'educazione cristiana, di procurarle un impiego secondo il suo stato e la sua vocazione, e specialmente correggerla sulle mancanze, e darle buon esempio. Ma sappiano anche i figioli che se i genitori, o superiori, sono obbligati a tutto ciò, è pure loro stretto dovere di obbedirli e rispettarli ; sappiano che lo Spirito Santo maledice quel giovane che fa piangere il suo padre, che è causa di lacrime alla madre sua. S. Giuseppe poi santificava tutti i suoi giorni, i feriali con il lavoro, i festivi con la preghiera. Ebbene, ad esempio suo, lavoriamo e lavoriamo molto in tutti i giorni della settimana, ma venuta la festa, santifichiamo questo giorno che il Signore ha riservato per sè con la preghiera, con le buone opere, frequentando la Chiesa e le sacre funzioni, e specialmente con l'accostarci ai santi Sacramenti. In tal modo santificheremo il tempo, e col tempo santificheremo anche noi stessi. 

 

PROPOSITO. 

Ad onore di S. Giuseppe mortificherò le mie mani col non commettere azioni meno che rette, e con l' impiegarle costantemente nel lavoro. 

 

ESEMPIO. 
Un soccorso celeste. Viaggiavano come pellegrini tre novizi della Compagnia di Gesù. Una volta tra le altre si trovarono stanchi ed affamati in una spaziosa campagna senza avere un briciolo di pane, nè un sorso di acqua per ristorarsi : deposti i loro fardelletti, sedendosi riposavano un poco. In questo mentre volgendo gli occhi per la campagna, videro venire verso loro un uomo di matura età e una giovine donna che portava sulle braccia un bambino. Salutarono questi cortesemente i novizi e posero loro innanzi a mangiare vivande saporitissime. Al provato conforto, alla soavità inusitata dei cibi non mai sentita ed al bello e grazioso loro procedere spirante affetto, i novizi facendo le meraviglie, avrebbero voluto sapere chi egli fossero per ringraziarli di cuore, essendo venuti in sì buon punto a ristorarli di ottimo cibo e salubri bevande ; però si astennero per riverente rispetto d'interrogarli. Ma anche in questa loro onesta brama furono essi accontentati, perchè sentirono dirsi : " Noi siamo i tre fondatori della Compagnia di Gesù. " Ciò detto, disparvero. Compresero da queste parole, che i cortesi loro benefattori erano Gesù, Maria e Giuseppe : si prostrarono a terra per adorarli e ringraziarli, e s'animarono vicendevolmente ad essere sempre ferventi nel servizio di Dio e mostrarsi ognora degni figli di quell'augustissima Triade. 

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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