UN ANNO CON SAN GIUSEPPE

 

19° Giugno

 

SAN GIUSEPPE PATRONO DELLE ANIME AFFLITTE: COMPATISCE LE NOSTRE AFFLIZIONI 

 

Sebbene collocato in Cielo e in altissimo trono di gloria, nelle gioie più pure della patria beata, S. Giuseppe come il suo divin Figliuolo humilia respicit (Salmo 112, 6), vale a dire scorge le miserie di questo povero mondo e le anime che in esso languiscono e si travagliano nelle afflizioni. Tale compassione ha il doppio carattere di singolare vivezza e di tenerezza paterna. Anzi tutta la sua compassione è viva, poiché egli stesso ha provato tutte le amarezze di molteplici e lunghe afflizioni, così che di lui si può dire in certa maniera, quello che l'Apostolo disse del Divin Salvatore: non può non aver compassione delle nostre infermità, essendo stato similmente a noi tentato in tutto, fuorché nel peccato (Ebr. 4, 15). La vita di S. Giuseppe, sebbene per l'altissima sua dignità e la conversazione di Gesù e di Maria sia egli stato il più fortunato degli uomini, fu una ininterrotta tribolazione che la pia tradizione ci dice essere cominciata con la sua fanciullezza, e il Vangelo ci assicura aver continuato fino alla morte. Le ansie penose prima che venisse rivelato l'alto mistero dell'Incarnazione del Verbo, la durezza dei Betlemiti, che respinsero lui e la sua Sposa nel momento di maggior bisogno, l'esilio in Egitto, le incertezze ed i timori del ritorno, lo smarrimento di Gesù, e il terribile affanno di quei tre giorni per lui più lunghi di tre secoli, la vita povera e stentata di Nazareth, le umiliazioni dell'Uomo Dio ignorato e disprezzato dal mondo, le privazioni continue ed il pensiero insistente del fine doloroso ed immaturo di colui che era l'anima della sua anima, quanti motivi di acerba afflizione per il custode amantissimo di Gesù! Nessuno più di lui conobbe e sentì così profondamente l'ingiustizia degli uomini e la loro perfidia; nessuno bevette a più grandi sorsi quel calice di amarezza che l'Eterno Padre presentò al suo divin Figliuolo per la salute degli uomini; ed ecco perché egli conosce e sa valutare la gravità delle afflizioni di noi miseri mortali che ancora dimoriamo in questa valle di lacrime; e perciò, senza nulla perdere della sua felicità celeste, prende viva parte ai nostri patimenti e li compatisce. Questa sua compassione è squisitamente e mirabilmente tenera, perché egli ha il cuore più sensibile dopo quello di Gesù e di Maria: sensibile per natura, perché creato già idoneo alle altissime sue funzioni, lo divenne ancor più per la grazia di cui lo arricchì lo Spirito Santo, affinché potesse comprendete e compatire le pene dell'Uomo dei dolori e quelle della sua Madre addolorata. Tale compassione per Gesù e per Maria lo porta a compatire noi pure che di Maria siamo figli e siamo fratelli del suo Gesù. Come nostro Padre eminentemente buono, non può quindi non sentire pietà dei nostri travagli; e se è così con tutti, quanto più con i suoi prediletti figlioli, quelli cioè che gli sono più riconoscenti e fedeli, e quelli specialmente che a lui si sono consacrati: le loro afflizioni toccano particolarmente il suo cuore, ed a sollievo delle medesime egli spiega tutte le sue paterne sollecitudini.

 

PREGHIERA PER TUTTO IL MESE DI GIUGNO

 

O San Giuseppe con te, per tua intercessione noi benediciamo il Signore. Egli ti ha scelto tra tutti gli uomini per essere il casto sposo di Maria e il padre putativo di Gesù. Tu hai vegliato continuamente, con affettuosa attenzione la Madre e il Bambino per dare sicurezza alla loro vita e permettere di adempiere la loro missione. Il Figlio di Dio ha accettato di sottoporsi a te come a un padre, durante il tempo della sua infanzia e adolescenza e di ricevere da te gli insegnamenti per la sua vita di uomo. Ora tu ti trovi accanto a Lui. Continua a proteggere la Chiesa tutta. Ricordati delle famiglie, dei giovani e specialmente di quelli bisognosi; per tua intercessione essi accetteranno lo sguardo materno di Maria e la mano di Gesù che li aiuta. Amen.

 

FIORETTO. — Non parlare di te senza necessità; se sei offeso, taci per amore di Gesù umile, a meno che t'incomba il dovere di difenderti.

 

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CAPPELLINA

 

 

 

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