UN ANNO CON SAN GIUSEPPE
18° Dicembre
Il cuore di s. Giuseppe desolato per la perdita del suo Gesù.
Quel Giuseppe che non si sarebbe mai separato e disgiunto da Gesù, caro oggetto dell'amor suo, per tutto l'oro del mondo, rimase, oh Dio! privo di lui per tre giorni e tre notti. Egli non perdette già la sua grazia, il suo amore, ma la presenza sensibile del divino Fanciullo, rimasto in Gerusalemme mentre lo credeva in viaggio di ritorno con Maria o con altra comitiva. Quei tre giorni e tre notti furono per lui e per la vergine Sposa come tre anni, trattandosi di cuori che teneramente l'amavano. Non fu mai Giacobbe toccato da tanto vivo dolore per l'assenza del suo Beniamino, quanto lo fu Giuseppe separato da Gesù; ed io m'immagino che ripetesse più volte come Ruben, trafitto da crudele ambascia per non vedere più il giovanetto suo fratello: Il fanciullo non compare, che sarà di me? Il padre e la madre di Tobiolo, e il dolore che provarono per il ritardo del ritorno di questo caro loro figlio andato a Rages, sono una languida figura della desolazione profonda provata da Giuseppe e da Maria nella circostanza dolorosa della perdita del loro caro Gesù. Inabissato in un mare di tristezza avrà certo ripetuto più volte le parole di David, uno dei suoi antenati: Io altro non faccio che piangere notte e giorno allorchè mi è domandato o io domando a me stesso, dov'è il tuo Dio?. Maria era in compagnia di questo padre afflitto, ed era una tal compagnia, oh quanto dolce al suo cuore! Maria la cui sola presenza sempre benefica aveva portata l'allegrezza medesima e la santità nel cuore di Giovanni Battista chiuso ancora nel seno di sua madre Elisabetta: Maria, di cui uno sguardo solo era capace di riempire di allegrezza gli angeli del paradiso, di cui una sola parola bastava a calmare le più nere melanconie e le tempeste più furibonde del cuore per aver ella nella sua lingua il latte ed il miele; Maria, questa dolce consolatrice dei figli di Eva, non poteva consolare il suo sposo perchè era inconsolabile anch'essa, e le pene e gli affanni di dolce sposa, di così tenera madre accrescevano a dismisura il suo atroce dolore. Questo dolore che di continuo lacerava il suo cuore per vedersi privo del caro Gesù, non gl'impediva di andare in giro per vari luoghi, al fine d'aver notizia del divin Pargoletto. E se gli Apostoli in quei tre giorni nei quali il Salvatore dimorò nella tomba, aspettavano il suo risorgimento e tanto desideravano rivederlo, quanto Giuseppe bramava di ritrovarlo perduto; con tutto ciò se il timore costringeva gli Apostoli a nascondersi, l'amor violento da cui era infiammato Giuseppe lo spingeva a correre infaticabilmente per ogni luogo al fine di poter ritrovare e vedere più presto che gli era possibile il Figlio dell'eterno Padre figlio suo adottivo. Udiste, anime pie, quanto dolore e quante lacrime costò a Giuseppe la perdita del suo Gesù? Voi avete la sorte di possedere nell'anima vostra questo prezioso tesoro, e non meritereste il titolo di persone pie e devote, se ciò non si verificasse in voi. Ma sebbene tali, voi potete perderlo, e rimanere prive della sua amicizia! E potrebbe darsi che più volte l'abbiate perduto, e che andiate soggette a perderlo a quando a quando per una qualche meschina soddisfazione, per un pensiero cattivo acconsentito, per una qualche grave lesione fatta ai santi voti, se in essi vi siete impegnate, o alla carità per qualche riprensibile e troppo avanzata curiosità, o per qualche grave trasgressione dei vostri doveri. Ebbene, in queste funeste circostanze in cui l'anima restò priva del sommo bene, foste voi oppresse dal dolore, e trafitte da un sentimento di vera penitenza o ve ne rimaneste indifferenti, tiepide e languide come se non aveste incorso in nessuna disgrazia? Riflettete, e si dica ciò per quanto potrebbe accadere in appresso, che un'anima caduta in un grave peccato è un'anima caduta in un abisso profondo da dove non può rialzarsi senza una mano benefica che si adoperi a dargli aiuto. E si può vivere indifferenti e tranquilli in una così terribile posizione? Qui è dove conviene destarsi dal sonno di morte, e tosto gridare con le mani rivolte al cielo, pietà, Signore, pietà delle anime nostre! Se voi non ci soccorrete siamo perdute, come dissero gli Apostoli, scossi dalla tempesta. Quindi dovete darvi ogni premura per ritrovare il sommo bene perduto accostandovi al Sacramento di penitenza con una sollecita, sincera e dolorosa confessione.
Giaculatoria.
O Giuseppe santo, a cui fu dato di vedere e di ascoltare Quello che molti re bramarono di ascoltare e di vedere, e non fu ad essi concesso, pregate per noi.
Affetti.
Fortunatissimo s. Giuseppe, nel corso di quaranta e più secoli comparvero nel mondo tanti re ed illustri personaggi, i quali furono accesi dei più vivi
desideri di vedere e di ascoltare colui che doveva comparire nel mondo per consolarlo, per istruirlo, per redimerlo e per salvarlo, ma di una tal grazia non furono reputati degni. A voi toccò la sorte incomparabile non solo di vedere e di ascoltare il tanto aspettato Messia, ma di averlo fra le braccia
inebriato dai torrenti di amore che su voi spargeva l'eterno Padre, e dalle pure gioie di cui il vostro cuore era pieno e ridondante; a voi toccò la fortuna di aver pendente al vostro collo il piccolo Re della gloria, e di avvicinarlo al vostro seno per somministrargli un posto comodo per riposare. O Giuseppe, voi in lui tenevate fissi i vostri sguardi, e nel mirarlo avrete detto: oh quanto è bello e vezzoso questo Infante divino, quanto è per me leggero un tal peso, quanto è ricco un tal tesoro! E allora oh quali erano i palpiti del vostro cuore, le emozioni, i languori ed i rapimenti dolcissimi del vostro spirito, allora, dissi, quando bevevate a lunghi tratti nella sorgente dell'amore! A dir vero il vostro cuore era come fatto in pezzi dalla violenza degli affetti, e l'anima liquefatta per la dolcezza. Quante volte sareste morto di puro amore e di pura allegrezza, se Gesù non avesse convertito in natura il vostro amore e la vostra gioia, o non avesse adoperata qualche segreta virtù come quella adoperata nella fornace di Babilonia, nella quale i tre fanciulli non rimasero minimamente offesi dal fuoco. Ecco, ecco le fortune, gli onori e la sorte sublimissima che Iddio a voi si degnò di accordare a preferenza di quanti altri uomini grandi vi precedettero! Ah! benedetto sia il Dio d'Israele che vi ha così distinto ed esaltato!
ORAZIONE
A te, o Beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima sposa. Per, quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù,così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in cielo. Amen. (Leone XIII)
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