UN ANNO
CON DON BOSCO
20° Gennaio
26) Che fece Gesù Cristo per salvarci?
Gesù Cristo per salvarci soddisfece per i nostri
peccati patendo e sacrificando se stesso sulla Croce, e c'insegnò a vivere « secondo Dio ».
115. - Gesù predice la sua Passione e la resurrezione.
In più luoghi dell'Antico Testamento fu predetta la dolorosa
Passione di Gesù Cristo in modo così chiaro, che pare alcuni profeti
abbiano esposto un fatto già avvenuto, non una profezia.
Egli stesso poi quasi al principio della sua predicazione significò
ai suoi discepoli, che sarebbe andato in Gerusalemme, che ivi avrebbe
sofferto molte cose dagli Anziani e dagli Scribi del popolo Giudaico, che
lo avrebbero finalmente ucciso, ma il terzo dì sarebbe risuscitato. Altre
volte raccomandava agli Apostoli di non raccontare ad alcuno i suoi
miracoli, se non dopo la sua risurrezione. Un giorno diceva a molti che
lo ascoltavano: — Siccome Giona stette tre giorni nel ventre di un pesce,
così io rimarrò tre giorni nel seno della terra. — E altro: —
Distruggete questo tempio, ed io lo riedificherò in tre giorni. — Il tempio di
cui parlava, come nota l'evangelista, era il suo corpo, il quale doveva
risorgere tre giorni dopo la morte. (Bosco, Storia Sacra, 228).
116. - Ciò che fece Gesù Cristo per salvarci.
C'è
un solo Dio, che fece il cielo e la terra, il mare e tutte
le cose che in essi vi sono; finalmente creò l'uomo immortale ad immagine e somiglianza sua. Egli ha dato in potere dell'uomo tutte le cose
che sono entro la tèrra, sopra la terra, o si trovano nelle acque del mare.
Ma il demonio che per la sua superbia era stato cacciato dal cielo, vedendo l'uomo innalzato a tanto onore, mosso da invidia, lo persuase a
far una grande disubbidienza al Creatore, a quel Creatore che gli aveva
dato tutte le cose; con questa disubbidienza l'uomo si spropriò dell'immortalità e la morte entrò nel mondo. Nè solo questo primo uomo, ma
tutta la sua posterità fu condannata alla morte e a molte pene nell'anima
e nel corpo. Il demonio non pago di aver ingannato l'uomo, lo indusse
ancora a farsi degli idoli e adorar miserabili creature invece del Creatore, e così lo allontanò dal Dio supremo. Ma Iddio pietoso, non
volendo che l'opera rappresentante la sua immagine andasse perduta, mandò
dal cielo in terra il suo unico Figliuolo, per cui tutte le cose furono
create e in cielo e in terra. Questa Figliuolo, che dicesi anche Verbo
Eterno, prese carne immacolata da una Vergine, si fece uomo per riparare la caduta dell'uomo, e confinare il demonio coi suoi seguaci nel
fuoco eterno. Questo Figlio di Dio operò in terra tali meraviglie, che
simili non furono mai vedute. Egli dava la vista a quelli che erano ciechi
dalla nascita; i paralitici che da molti anni erano attratti e non potevano
muoversi, li restituì alla loro primiera e florida sanità. I lebbrosi coperti
da piaghe fetidissime furono risanati e ricoperti di carne vegeta e vermiglia.
Che più? Egli chiamò i morti dalle tombe, e tra gli altri, alla presenza di molti richiamò a vita Lazzaro morto da .quattro giorni e già
fetente nel sepolcro. Queste e molte altre cose, che si possono dire senza
numero, i Giudei non vollero credere, e mossi da invidia condussero il
loro Salvatore a Ponzio Pilato, governatore della Giudea, e così mìsero
in croce colui che era venuto nel mondo per salvarli. Egli però qual
figliolo di Dio e Dio egli stesso risuscitò da morte tre giorni dopo,
come era stato predetto, e dopo la sua risurrezione conversò cogli uomini
per molti giorni. Con la sua morte distrusse la morte che il demonio aveva
cagionato agli uomini; e con la sua risurrezione diede a noi la vita. Ora
siccome il Figliuolo di Dio dopo la sua morte risorgendo non sarà più
per morire, così noi dopo breve e miserabil vita risorgeremo e vivremo
con lui in eterno. Egli salì al cielo, e con questa sua ascensione dimostrò ai suoi seguaci la strada per potervi essi pure andare.
Perciò se alcuno trascurasse questi mezzi di salvezza egli sarà condannato in eterno coi demoni ; al contrario chi crederà in Gesù Cristo e
metterà in pratica i suoi precetti egli regnerà in eterno con Lui nel regno
delle delizie. (Bosco, Vita dei Papi, I, 118).
117. - Non dovrò io patire?
Ma non basta che Gesù Cristo abbia sofferto per salvarci. Noi
pure dobbiamo fare la nostra parte.
Recatosi a Varazze nel 1872, Don Bosco venne colpito da grave e
lunga malattia. Soffriva assai, e lo vedevano tutti a prima vista, ma egli
non se ne lagnava con nessuno. A quanti gli dicevano: — Oh, come
deve soffrire! — rispondeva: — Io sono un pigro, e sto godendomela
a letto! Chi soffre sono coloro che devono assistermi! Il Signore ha
sofferto tanto per noi; e noi, se soffriamo qualche cosa per Lui, ne
avremo poi il compenso in Paradiso! Se Gesù ha sofferto tanto sino a
morire sopra una dura croce, non dovrò io patir qualche cosa, io che
sono un miserabile peccatore?... (M. B. x, 233).
118. - Zelo apostolico.
La miglior maniera di salvarci: lavorare per salvare
gli altri.
Un giorno un aspirante domandava a Don Bosco che cosa avrebbe
potuto fargli per recargli maggior piacere, e Don Bosco rispose : —
Aiutami a salvare molte anime e prima la tua. — E più volte ripetè queste
parole stesse ad altri chierici che rinnovavano così affettuosa domanda.
Quindi vari di essi per riconoscenza erano divenuti un suo potente aiuto
nell'assistere e catechizzare i giovani dell'Oratorio festivo, con grande
vantaggio spirituale proprio e degli altri. Col loro esempio ispirarono
infatti a parecchi il desiderio di vestire le sacre divise. (M. B. in, 620).
119. - Quaggiù le spine, lassù le rose.
Il pensiero della salvezza dà coraggio.
Naturalmente in questa vita, tutti, qualunque sia lo stato in cui ci
troviamo, abbiamo da soffrire ; e Don Bosco ripeteva : — Tutti dobbiamo
portare la Croce come Gesù, e la nostra croce sono le sofferenze che tutti
incontriamo nella vita ! So che alcuni di voi soffrono molto, ma si
ricordino che in questa vita abbiamo le spine e nell'altra le rose !
\M. B. x, 648).
120. - Quotidie.
Per arrivare al cielo bisogna salire il Calvario.
La mortificazione interna ed esterna fu l'esercizio quotidiano di
Don Bosco. Un giorno egli discorreva col suo Parroco, il Teologo Cinzano, delle tante amarezze che sovente abbeverano le anime giuste
desiderose di perfezione. Di parola in parola venne il ragionamento sulla
croce; e si notava che questa croce era specialmente la mortificazione
del nostro io, la lotta contro le nostre passioni, lo sforzo per contrariare
le cattive tendenze del proprio naturale, insomma, il patire tutto ciò che
è necessario per osservare la Legge di Dio. Don Bosco sapendo a memoria e avendo meditato tutto il Nuovo Testamento, concludeva:
—
Questa croce non si può lasciare nè di giorno né di notte, nè per un'ora
nè per un minuto. Si legge infatti nel Santo Vangelo aver detto il divin
Salvatore : — Si quis vult post me venire, abneget semetipsum, et toliai
crucem suam QUOTIDIE et sequatur me.
Il Teologo Cinzano a questo punto lo interruppe: — Tu in questo testo aggiungi una parola : quel quotidie nel Vangelo non si trova.
E Don Bosco a lui: — Questa parola non è registrata da tre evangelisti; ma osservi,
di grazia, nel Vangelo di San Luca, capo ix, versetto 23, e vedrà che
io nulla aggiungo.
Il buon parroco, parlando poi cogli amici, rilevava lo studio attento
che Don Bosco aveva fatto su tutte le divine Scritture e come ne eseguisse i precetti e i consigli, specialmente tenendo imbrigliata la sua
indole focosa e molto sensibile. (M. B. 11, 510-511).
FRASE BIBLICA.
- A chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio.
UNA MASSIMA DI DON BOSCO. —
In tutte le nostre case avrete pane, lavoro e paradiso. Vi capiterà fors’anche, come agli ebrei nel deserto, d’incontrare acque amare, cioè disgusti, malattie, prove, difficili, tentazioni, ebbene ricorrerete al rimedio indicato da
Mosè: mettete nelle acque amare il legno che ha la proprietà di addolcirle, voglio dire il legno della croce, ossia la memoria della Passione di Gesù e del suo Divino
Sacrificio, che si rinnova quotidianamente sui nostri altari.
PREGHIERA
DEL MESE: - Signore Iddio onnipotente, vi ringrazio dei lumi che la vostra parola ha portato alla mia mente, e degli affetti che mi ha destato nel cuore. Datemi grazia che essa produca in me un frutto centuplo, cosicché io riporti piena vittoria sulle mie cattive inclinazioni, e la mia fede divenga sempre più operosa, l'amore a voi sempre più infiammato ed efficace, la virtù sempre più perfetta e costante. Fate che io non mi contenti solamente di conoscere la vostra dottrina, ma con una fedeltà costante sino al termine della mia vita la metta in pratica. Così sia. (Da il Cattolico provveduto, 1868, don Bosco)
FIORETTO: — Recita tre Gloria Patri, e da sempre buon esempio per amore di
Gesù.