UN ANNO
CON DON BOSCO
10° Febbraio
59) I demòni chi sono?
I demòni sono angeli ribellatisi a Dio per superbia e
precipitati nell'inferno, i quali, per odio contro Dio, tentano l'uomo al male.
(..)
167. - Ossessione.
Don Bosco si era mosso per recarsi a celebrare la Messa in casa
della marchesa di Comillas, quando gli si menò davanti un'ossessa, che,
appena lo vide, si gettò a terra e parve svenire, mandando spuma dalla
bocca, dibattendosi e contorcendosi come un serpe. Egli le diceva di
invocare Maria, essa invece urlava : — No, non voglio uscire! non voglio partire!
Siccome la disgraziata aveva nome Maria, Don Bosco la chiamava : —
Maria, prendi questa medaglia! — ma essa non dava segno di
intendere. Finalmente Don Bosco la benedisse. Si alzò allora la giovane,
prese la medaglia che Don Bosco le offriva, la baciò, entrò in chiesa e
udì la Messa. Sembrava guarita: infatti fece colazione tranquillamente,
e tutto questo alla presenza di molte persone. Coloro che l'accompagnavano, dicevano di non averla vista da gran tempo così calma e n'erano
stupefatti. E se ne tornò consolata a casa. (M. B. XVIII, 89).
168. - Il nemico delle Regole.
Don Bosco soffriva gravi suggestioni diaboliche ogni volta che
stava per intraprendere qualche opera importante a maggior gloria di
Dio. Un mattino avendogli uno domandato se nella notte avesse riposato
bene, gli rispose: — Non molto, perchè fui molestato da un brutto animalaccio, sotto forma di orso, il quale mi si pose sul letto, e tentò,
opprimendomi, di soffocarmi. — Questo fatto non avvenne una volta sola;
e Don Bosco diceva chiaramente come fossero molestie infernali.
La notte poi nella quale Don Bosco finì di scrivere le prime Regole
della Pia Società Salesiana, frutto di tanta preghiera, meditazione e
lavoro, mentre scriveva la frase di conclusione : Ad maiorem Dei gloriam,
ecco apparirgli l'inimicus homo, il tavolino si mosse, si rovesciò il
calamaio, mentre s'udivano grida così strane da incutere profondo terrore;
e in fine restò tutto cosi imbrattato il manoscritto da non essere più
leggibile, e dover poi Don Bosco ricominciare il suo lavoro. (M. B. V, 694),
169. - La potestà delle tenebre.
Una vera vessazione diabolica era incominciata coi primi giorni di
febbraio del 1862. Si domandò a Don Bosco qual fosse la causa della
sua grande spossatezza, e se non si sentisse bene. Allora egli rispose:
— Avrei bisogno di dormire! Sono quattro o cinque notti che non
chiudo occhio; vi è chi mi fa vegliare contro voglia. Da parecchie notti
lo spirito folletto si diverte a spese del povero Don Bosco; appena
addormentato, mi sento un vocione all'orecchio che mi stordisce, e anche un
soffio che mi scuote come una bufera. Mi rovista e disperde le carte e
mi disordina i libri. Correggendo a sera tarda il fascicolo delle Letture
Cattoliche intitolato La potestà delle tenebre e lasciandolo perciò sul
tavolino, levandomi all'alba, talora lo trovai per terra, e tal'altra era
scomparso e doveva cercarlo or di qua or di là per la stanza. È curiosa
questa storia. Sembra che il demonio ami di starsene coi suoi amici, con
quelli che scrivono di lui. Sono tre notti che sento spaccar le legna che
stanno presso il mio franklin. Stanotte poi, essendo spenta la stufa, il
fuoco si accese di per sè, e una fiamma terribile pareva che volesse
incendiare la casa. Altra volta essendomi gettato sul letto, e spento il lume,
incominciava a sonnecchiare, quand'ecco le coperte tirate come da mano
misteriosa, muoversi lentamente verso i piedi, lasciando a poco a poco
metà della mia persona scoperta. Benché la sponda del letto alle due
estremità fosse alta, pure sulle prime volli credere che quel fenomeno
venisse prodotto da causa naturale; quindi, preso il lembo della coperta,
me la tirava addosso; ma non appena l'aveva aggiustata, di bel nuovo
sentiva che essa andava scivolando sulla mia persona. Allora, sospettando ciò che poteva essere, accesi il lume, scesi dal letto, visitai
minutamente ogni angolo della stanza, ma non trovai nessuno e ritornai a
coricarmi abbandonandomi alla divina Bontà. Finché il lume era acceso, nulla
accadeva di straordinario, ma, spento il lume, dopo qualche minuto ecco
muoversi le coperte. Preso da misterioso ribrezzo, riaccendeva la candela, e tosto cessava quel fenomeno, per ricominciare quando la stanza
ritornava al buio. Una volta vidi spegnersi da un potente soffio la lucerna.
Talora il capezzale incominciava a dondolare sotto il mio capo, proprio
nel momento che stava per pigliare sonno. Io mi faceva il segno della
santa Croce, e cessava quella molestia. Recitata qualche preghiera, di
nuovo mi componeva sperando di dormire almeno per qualche minuto;
ma, appena incominciava ad assopirmi, il letto era scosso da una potenza
invisibile. La porta della mia camera gemeva e pareva che cedesse sotto
l'urto di un vento impetuoso. Spesso udiva, insoliti e spaventevoli rumori
sopra la mia camera, come di ruote di molti carri correnti. Talora un
acutissimo grido improvviso mi faceva trasalire; e una notte vidi spalancarsi l'uscio della mia camera ed entrare
con le fauci aperte un orribile
mostro, il quale si avanzava per divorarmi. Fattomi il segno della Croce,
il mostro disparve. (M. B. VII, 68-70).
(...)
174. - Moriresti dalla paura!
Una sera del 1865 Don Bosco narrava a un gruppo di giovani le
terribili notti di quei tempi. — Oh, io non ho paura del diavolo! — interruppe un giovane.
— Taci ! Non dir questo — rispose Don Bosco con voce vibrata,
che colpì tutti. — Tu non sai quale potenza abbia il demonio, se il
Signore gli desse licenza di operare. — Sì, sì : se lo vedessi, lo prenderei per il collo, e avrebbe da fare
con me. — Ma non dire sciocchezze ; moriresti dalla paura al primo vederlo.
— E lei come faceva a respingerlo? — Oh, io l'ho ben trovato il mezzo per farlo fuggire e per un
buon pezzo non comparir più. — E qual'è questo mezzo? Il segno della Croce certamente.
— Sì, ma non bastava, ci vuol altro! Il segno della Croce vale
solo per quel momento. — Coll'acqua benedetta? — In certi momenti anche l'acqua benedetta non basta.
— Qual'è dunque questo rimedio che ha trovato? — L'ho trovato?; e di quale efficacia esso fu!...
Quindi tacque, e non volle dire altro. Poscia concluse: — Quello che è certo si è che non auguro a nessuno di trovarsi in
momenti terribili come mi sono trovato io; e bisogna pregare il Signore
che non permetta mai al nostro nemico di farci simili scherzi. (M. B.
VII, 76-77).
175. - Fulmini a ciel sereno.
Era stato inviato da Roma il decreto che concedeva genericamente
ai Salesiani tutti i privilegi dei Redentoristi. Erano le sei pomeridiane
del 9 luglio, quando in piena serenità di cielo scoppiarono a brevissimo
intervallo, sull'Oratorio quattro fulmini, accompagnati da tali rombi di
tuono, che l'Oratorio intero traballò come se dovesse crollare. Dare in
mano a Don Bosco il primo decreto, e scoppiare il primo fulmine fu un
attimo solo. Don Bosco tentò di leggerlo, ma non potè. Le finestre erano
aperte, e i primi tre fulmini strisciarono quasi nel vano di esse. Don
Bonetti prese Don Bosco per un braccio, e lo trasse nell'altra stanza,
ma mentre si avviava ecco scoppiare il quarto : la striscia di fuoco parve
protendersi fino al tavolino, sul quale era stato posto il decreto. Don
Bosco, troppo commosso, non potè rimettersi subito a leggerlo.
Questo decreto poteva dirsi una grazia ottenuta a stento, mediante
l'intervento di Leone XIII. (M. B. XVII, 139-143).
176.
La volta crollata.
All'Oratorio si spingevano i lavori di costruzione con tanta
alacrità, che nel mese di novembre l'opera era compiuta. Si dovette ancora
ordinare il sotterraneo destinato a cantina, quando rovinò una gran parte
della larga volta presso lo scalone. Era di pieno giorno, e vi lavoravano
quattro muratori a togliere l'armatura. Uno rimase sospeso in aria su
di un travicello, sul quale, avanzandosi a cavalcione, potè giungere al
vano di una finestra. Un altro si trovava in un angolo, sopra un pezzo
di volta che non si staccò. Il terzo fu salvato da una trave che gli cadde
quasi sopra, ma che restando appoggiata al muro gli servì di riparo.
Il quarto fu preso sotto le rovine e rimase sepolto. Al rombo prodotto
da
quello sconquasso si accorse da ogni parte. Si temeva che il quarto muratore fosse schiacciato e morto sotto il peso dei rottami. Con grande
trepidazione si cominciò a rimuoverli. Grazia singolare di Maria! Fu
estratto senza alcuna ferita grave. Don Bosco pure, saputa la cosa, si
era affrettato ad accorrere, ma, incontrandosi con Buzzetti, che già veniva a riferirgli non essere accaduta nessuna disgrazia, sorridendo, al
suo solito, disse : — Il demonio ha voluto ancora metterci la sua coda ;
ma avanti e niente paura ! (M. B. VI, 946-947).
(...)
181. - Per cacciare le tentazioni.
La sera del 2 dicembre del 1859 Don Bosco nella Buona notte
disse fra l'altro: —: Ciò che soprattutto vi raccomando si è che quando
il demonio venisse a tentarvi, non vi lasciate scoraggiare. Volete
assicurarvi la vittoria? Il miglior mezzo è di manifestare subito la tentazione
al vostro Direttore spirituale. Il demonio è l'amico delle tenebre, lavora
sempre allo scuro. Se viene scoperto, egli è vinto. Un giovane era
fortemente tentato, faceva tutto il possibile per resistere, ma era ad un punto
che gli sembrava di non poter più andare avanti in quella lotta. Per caso
s'incontra col suo Superiore, il quale dalla sua faccia rannuvolata indovinò qual fosse la
ragione di quel suo travaglio. Chiamatolo a parte gli
disse : « Perchè sei così melanconico ? Certamente hai il demonio che ti
fa guerra ». Il giovane guardò stupito il Superiore, gli aprì il suo cuore,
e disse: «Sì!». Detto quel «sì» cessò ogni molestia. (M. B. VI, 321-322).
FRASE BIBLICA. -
Sorgi, Signore, tu e l'arca della tua potenza.
UNA MASSIMA DI DON BOSCO. -
Non ascoltare il demonio e non temerlo; esso trema e fugge al cospetto del tuo Angelo custode
PREGHIERA DEL MESE. -
Venite, o Spirito di sapienza, ed istruite il mio cuore finchè io tenga sempre fisso innanzi agli occhi il mio ultimo fine, ed in tutte quante le mie opere io sia guidato da una buona intenzione. Fate che io ami e cerchi i beni della terra solamente in quanto sono utili all'anima mia, e necessari nei bisogni della vita presente. Concedete che io conosca sempre più e stimi i beni celesti.
Insegnatemi anche la via di conseguirli con maggior sicurezza e di possederli eternamente. Così sia. Pater
noster... (Da il Cattolico provveduto, 1868, don Bosco)
FIORETTO: — Quando sarai coricato, pensa se, giudicato in questa notte, potresti sperare la sentenza del giusto. Un Pater a S. Giuseppe.