HOME Mobile Chi siamo Dove siamo Obiettivo Famiglia SOMMARIO

 

        Cappellina il Chiostro Rosario on line Bacheca Cerca nel sito

 

 

 

 

INTENZIONI E FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

MEDITAZIONI E PREGHIERE

 

 

GIORNO 12

 

Indice

 

  

SECONDO MISTERO L'ASCENSIONE DI GESU' CRISTO AL CIELO

 

 

12° GIORNO

 

Affinché possiamo sinceramente convertirci e vivere in grazia.

 

CONSIDERAZIONE. Mentre il Salvatore, divenuto gloriosamente impassibile, aveva chiuso il periodo tanto dei suoi dolori quanto dei suoi meriti propriamente detti; la Madonna, invece, si trovava ancora nello stato della passibilità e del merito. E in conseguenza, nonostante l'ineffabile gaudio della Risurrezione del Figlio, era pur sempre la Vergine dolorosissima. Risorto era Gesù, ma non così tante mistiche sue membra, che avrebbero continuato a resistere alla grazia divina. La maternità di Maria verso il « Cristo mistico», il « Cristo totale», sarebbe perciò stata atrocemente ferita sino alla morte, per la perdita di tante anime ostinate nel peccato: i meriti di questa sua pena e delle infuocate sue preghiere sarebbero stati tanto più grandi, quanto più ardente l'amore che s'era acceso a dismisura nella Passione e Risurrezione del Redentore negl'incontri con Lui. Il « sitio» del Divin Crocifisso era pure la sete inestinguibile del Cuore immacolato della Vergine. Ella comprese il tenerissimo amore del Figlio per le anime dalla sua permanenza sulla terra, per quaranta giorni, dopo la Risurrezione: sembrava che Gesù non sapesse lasciare questa misera valle di lacrime, dove vivevano tanti suoi fratelli». Ma venne il momento dell'Ascensione, i cui particolari sono brevemente narrati da San Luca, al termine del suo Vangelo e al principio degli Atti: Gesù condusse gli Apostoli, e tutti gli altri ch'eran con loro, verso Betania, e, alzate le mani, li benedisse. Ed avvenne che, mentre li benediceva, si partì da loro ed ascese al cielo... E, mentre stavano a mirarlo ascendere al cielo, ecco due personaggi in bianche vesti presentarsi loro e dire ad essi: Uomini di Galilea, perchè state a guardare in cielo? Questo Gesù che, tolto a voi, è stato assunto al cielo, così verrà come l'avete visto andare in cielo. Allora tornarono a Gerusalemme dal monte chiamato dell'Oliveto...». 

 

* * * 

 

A nessuno sfugge la tipica convenienza del luogo di questo glorioso mistero. Il Redentore ascende al Cielo da quel monte degli Olivi, che aveva assistito, con la cruenta Agonia, all'inizio della sua Passione, la quale, compiutasi con la morte di Croce era stata la condizione dell'attuale sua gloria: « Per la qual cosa Dio pure Lo esaltò, e Gli donò un nome ch'è sopra ogni altro nome, onde... ogni lingua confessi che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre». Inoltre, era da quel Monte che il Salvatore Divino aveva iniziato l'ingresso trionfale alla Città Santa, la Domenica delle Palme, in quella Gerusalemme terrena, che simboleggiava la beata dimora del Paradiso. Nè può sfuggire uno speciale raccostamento di tempo. Quaranta giorni erano passati dalla nascita di Gesù, quando fu presentato Bambinello al Tempio; quaranta giorni erano pure passati dalla Risurrezione, quand'Egli entrò nel Tempio della Celeste Gerusalemme. Quella era stata la nascita alla vita sofferente; la Risurrezione lo fu alla vita gloriosa. Alle due vite corrisposero adeguatamente i due Templi: della terra e del Cielo. Anche se la Madonna non viene nominata tra i presenti all'Ascensione di Gesù, non c'è alcun serio dubbio ch'Ella vi fosse, e, anzi, vicinissima al suo Divin Figliuolo nel supremo addio. Non poteva certo mancare Colei ch'era unita al Salvatore col vincolo più tenero e profondo, quello della Divina Maternità e che, insieme a Gesù e per Gesù, aveva più d'ogni altro sofferto ed amato; Colei che l'aveva fatto discendere dal Paradiso sulla terra, accogliendolo verginalmente nella Incarnazione. Il ciclo del divino passaggio del Messia tra gli uomini, toccava propriamente allora il suo termine; e, come all'inizio la Madonna fu così attivamente presente, non poteva ora mancare. A Lei non sfuggì il tenerissimo gesto del Figlio, che si staccava dalla terra e dai suoi cari benedicendo, e sempre in perfetta armonia col Cuore di Gesù, Ella si accese di più viva e benedicente tenerezza materna per quei prediletti del Signore e per noi, suoi figli. Ammiriamo il grande prodigio e ricaviamone utili ammaestramenti per noi. « Gesù Cristo è risorto per la nostra giustificazione» ed è salito al Cielo per essere l'Avvocato presso l'Eterno Padre. La sua novella vita è il modello di quella che noi dobbiamo condurre, allorche siamo risorti dalla morte del peccato. Egli è andato a prepararci il posto in Paradiso, e vuole che ce lo meritiamo, vivendo nella sua grazia. 

 

* * * 

 

Purtroppo, « staccati da Dio, nel quale siamo, noi uomini sperimentammo il nostro nulla; ribelli a Dio, per il quale viviamo, ci trovammo a faccia a faccia con la nemica la morte; abbandonati da Dio, nel quale ci moviamo, ci scoprimmo nella tragica inerzia di chi, oppresso dalla propria debolezza, si sente impotente di fronte alle vie del ritorno» (BEVILACQUA). È assolutamente necessario vivere nel Cristo risorto, nella sua grazia, la quale « è quel dono soprannaturale, inerente all'anima nostra e perciò abituale, che ci rende santi, cioè giusti, amici e figli adottivi di Dio, fratelli di Gesù Cristo ed eredi del Paradiso». Grande dono, dunque, la grazia: soprannaturale per la sua origine, per la sua natura e per i suoi effetti. Vale più un'oncia di questo dono che il mondo intero! Eppure si può perdere in un istante, con un solo peccato mortale! Il Divino Maestro ha detto: « lo sono la vite, voi i tralci; se uno rimane in me ed io in lui questi porta molto frutto». se ci separiamo da Lui, diventiamo sterili come dei miserabili sarmenti, destinati alle fiamme eterne. « Come il tralcio non può da sè dare frutto — aggiunse Gesù — se non rimane unito alla vite, così nemmeno voi se non rimanete in me». Il Redentore venne cercato nel sepolcro, dov'era stato deposto; ma non c'era più. Così il peccatore convertito, risuscitato in Cristo e per Cristo, non si deve più trovare nella tomba del peccato, dove l'avevano piombato le sue funeste abitudini e le inveterate passioni. Gesù è asceso al Cielo, e mai più la morte avrà su di Lui alcun potere. Anche l'anima, sinceramente convertita, non deve più morire alla grazia divina col peccato, ma purificata da tutte le sue brutture, sciolta dal laccio delle ingorde concupiscenze, deve costantemente salire il monte della santità, accumulando tesori per il Cielo. Siamo apostoli nella lotta contro il male; combattiamo le sante battaglie dello spirito contro il demonio, il mondo e la carne, ed avremo l'immarcescibile corona del Paradiso. Coloro che avranno zelato gl'interessi di Cristo ed avranno procurato la salvezza alle anime, risplenderanno come stelle per tutta l'eternità. 

 

FIORETTO. Se abbiamo offeso Iddio, chiediamogli sinceramente perdono, promettendo di morire piuttosto che ancora peccare. Viviamo in grazia e valorizziamo questo inestimabile dono, che « sulla terra giustifica, tra le pene del Purgatorio letifica, in Cielo glorifica» (Pio XII). 

 

GIACULATORIA. Mater divinae gratiae, ora pro nobis. 

 

ESEMPIO 
UNA PERICOLOSA ASCENSIONE SUL CERVINO. Nel mese di Agosto del 1946, una giovane escursionista di Vercelli richiese l'ufficio di guida alpina al sottoscritto, per tentare l'ascensione del Cervino (metri 4478). Accettai, dopo di averle fatto però fare per alcuni giorni il dovuto allenamento ed essermi assicurato della buona riuscita delle prove, tanto fisiche, quanto tecniche. Stabilito il giorno dell'ascensione, partimmo, convenientemente equipaggiati, dalla Conca del Breuil (Cervinia, metri 2004), dirigendoci, come prima mèta, al Rifugio Luigi Amedeo (metri 3840), dove avremmo dovuto pernottare al fine di proseguire l'indomani per l'ultima restante scalata. Dico subito che sono sempre stato devoto di Maria Ausiliatrice, alla quale sono solito raccomandarmi nelle mie imprese. Così feci quella volta e con me la signorina. Salimmo dunque lungo il versante del Vallone del Torrente, sino alla Casa Batsè (metri 2172); ma qui, a poca distanza dal punto di partenza, essa cominciò accusare una palpitazione anormale di cuore. — Temo che non riuscirò ad andare molto in su — affermava con disappunto; — è una cosa che non mi è capitata mai e che non riesco davvero a spiegare. Coraggio! signorina — io le risposi — forse si tratta di cattiva digestione. — Infatti, sento pure della nausea. — Passerà camminando. — E questa notte ho riposato poco. — Tutto quindi si spiega. Andiamo avanti. Fattasi perciò coraggio, procedemmo abbastanza bene, per il Crot de Palet, fino all'alpe dell'Eura, giungendo poi, ma con stento, all'alberghetto dell'Oriondé (metri 2802). Qui prescrissi alla signorina un po' di riposo assoluto, sperando che l'inconveniente passasse. Nel frattempo io mi fermai sul piazzaletto antistante il Rifugio a chiacchierare con altre guide turistiche. Ero lì da una mezz'ora, quando mi sento chiamare e vedo affacciata alla finestrella della sua stanza la giovane escursionista. — Ebbene come va? — domandai. — Mi sento ottimamente — esclamò essa con gioia. — Rimettiamoci in cammino. Voglio arrivare al Rifugio Luigi Amedeo prima di sera. Lieto anch'io, l'accontentai. Ripartimmo di là con la massima calma, salendo adagio adagio fra le rocce e i ghiacci dello sperone. La mia cliente si sentiva bene, ma ecco che ad un tratto il cuore le ricomincia a battere veloce. Essa si fa forza e prosegue, ma i palpiti si fanno velocissimi e sembrano dirle con insistenza nel loro misterioso linguaggio: « Fermati, fermati! non andare più innanzi». Ci dovemmo fermare. Eravamo allora alla Croce Carrel (metri 2920), Croce che ricorda la morte di questa guida nella prima ascensione al Cervino. — Riposiamoci un poco — essa disse — e poi continuiamo. — No! replicai decisamente. — La prudenza m'impone di non dover acconsentire. La sua capacità di resistenza, signorina, è troppo diminuita, il suo cuore non regge; l'altezza a cui ci troviamo, è notevole. Di qui in su vi sono rocce cattive, con ghiaccio e sporgenze pericolose sopra gli abissi. E allora devo rinunziare? — mormorò con lacrime agli occhi. — Io voglio dire di essere arrivata lassù. — È necessario rinunziare — risposi, senza lasciarmi commuovere. — La cosa migliore che si può fare è tornarcene subito indietro. lo mi fermerò all'Oriondé, ma lei bisogna che cerchi di arrivare al Breuil, prima di sera. Così stabilito, facemmo dietro front e pigliammo a scendere. Come s'era convenuto, io mi fermai all'alberghetto, in attesa di un altro cliente che voleva salire il Cervino, e la signorina continuò la discesa, procedendo pian piano sul sentiero verso la Conca verde del Breuil. Stavo guardandola dall'alto, osservando se tutto andasse bene e salutandola col fazzoletto, quand'ella si voltava verso di me, allorquando alle mie spalle sento un rumore infernale, come di mille carri pieni di pietre che si rovesciassero in un istante. Mi volto, alzo lo sguardo e vedo che tutta la vedetta della Testa del Leone (metri 3718), proprio là dove è obbligatorio il passaggio all'arrampicata, è battuta in pieno da una tremenda slavina, con grandine di pietre e macigni, alcuni dei quali grossi come botti. Se io e la mia cliente avessimo continuato a salire dalla Croce Carrel, in quel momento ci saremmo appunto trovati sotto la frana di pietre, soggiacendo ad una certissima morte. Chi ci aveva salvati, se non la materna protezione dell'Ausiliatrice, da noi invocata? Riguardai a valle e scorsi sul sentiero, in lontananza, la giovane alpinista, scampata a tanto pericolo: la vidi, piccola come una formica, che scendeva sempre. Ma come se il mio sguardo la richiamasse, si fermò ad un tratto: si volse verso di me e, col braccio alzato, accennò il Cielo. Anch'essa ringraziava Iddio e la Vergine SS.ma. 

 

(Tratto dal libretto "LE INTENZIONI E I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO" - Sac. A.Monticone - 1952)

 

 

 

 

 

 

FIORETTO DEL GIORNO:

 

scrivi il tuo nome se oggi hai fatto un fioretto:

 

 

 

 

Indice delle meditazioni

 

 

 

 

 

Privacy Policy e Cookie

PARTECIPA anche tu alla cordata di preghiera: UNITI per le FAMIGLIE e i GIOVANI

 

 

"le forze deboli quando sono unite diventano forti" (don Bosco)

abbiamo bisogno anche di te

www.preghiereperlafamiglia.it/UNITI.htm

 

 

  

  

 

CAPPELLINA

    Entra per accendere una candela

e per conoscere le preghiere e le devozioni del giorno