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INTENZIONI E FRUTTI DEL SANTO ROSARIO

MEDITAZIONI E PREGHIERE

 

 

GIORNO 18

 

Indice

 

  

TERZO MISTERO LA NASCITA DI GESU' BAMBINO

 

 

18° GIORNO

 

La povertà di spirito 

 

CONSIDERAZIONE. Alla dimora splendida e doviziosa dei nostri progenitori nel paradiso terrestre, corrisponde, in questo mistero, l'oscura e povera dimora del Redentore in Betlem. All'esultanza della Vergine, novella Eva di salvezza, si congiunse subito il più straziante dolore morale, eco materna e profonda ai primi vagiti del neonato Messia. Era il freddo della notte, era l'oscurità della grotta, era la povertà estrema; erano le umiliazioni del Verbo Incarnato, che intenerivano ed addoloravano sensibilmente il Cuore della Vergine Madre. I panni, in cui la Madonna avvolse il Divin Bambinello, ci dicono la follia dell'amore alla santa povertà; una povertà, che riassume tutte le disposizioni abituali del Salvatore e della Madre sua. Disposizioni fondamentali per la riparazione del peccato e la riconciliazione dell'umanità con Dio. Disposizioni, perciò, indispensabili: la mortificazione, cioè, dei sensi, il distacco dalle creature, e l'umiltà. Esse sono l'antitesi delle tre concupiscenze, di cui parla l'Evangelista San Giovanni: « Tutto quello che è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi, e superbia della vita». La Redenzione, per la quale sarebbe crollato il vecchio mondo sensuale con le sue spietate concupiscenze, doveva appunto erigere la sua prima cattedra nella mangiatoia. 

 

* * *

 

La obbrobriosa culla del presepio fu il trono del nato Re Divino contro le regalità, spesso corrotte, della terra, di cui, a nove chilometri di distanza, era tipico esempio la sfarzosa ed empia corte di Erode. La deposizione di Gesù nella mangiatoia fu il preannunzio della sua deposizione sulla Croce, nel completo olocausto del Calvario. « Dal presepio alla Croce — disse Pio XII — corre e splende il sentiero battuto dal Redentore... Dietro il legno della mangiatoia s'innalza gigante il legno salutifero della Croce». Umiltà, sacrificio, povertà sono i tre colori del glorioso vessillo del piccolo grande Re; sopra di essi vi è una grande parola, che tutti li unisce, e n'è il segreto: la parola amore! A prostrarsi davanti al Divin Pargoletto, deposto dalla Madonna sul trono della povertà, accorsero subito i pastori. Non potevano convenire che quei cortigiani a coronamento immediato della scena di suprema umiliazione della mangiatoia: erano anime umili e semplici, ma rozze e all'infimo grado della gerarchia, che vivevano della steppa e nella steppa di Betlemme. La loro venuta non contrastò all'estrema povertà di quella Natività; « anzi sottolineò la divina volontà di rinnegamento dei falsi valori terreni». Essi erano stati particolarmente scelti dal Signore, con la meravigliosa rivelazione angelica: il Messia era dunque in particolar modo per loro, per gli umili, per i poveri, per i bisognosi, come la SS. Vergine aveva cantato nella casa di santa Elisabetta. « ...il Signore... ha esaltato gli umili, ha riempito di beni gli affamati.. .». Essi hanno trovato un Bambino in fasce e in una mangiatoia: la debolezza estrema e l'estrema povertà; ma ricevettero forza spirituale e dovizia di doni celesti. 

 

* * * 

 

Eva si lasciò abbagliare dalla luce esteriore del giardino di delizie; la Madonna, invece, fu solo attratta dalla luce interiore divina. A Lei il Padre Celeste inviò, con somma compiacenza, l'Arcangelo Gabriele, mentre si trovava ammantata di umilissima povertà ed infiammata della più fervorosa preghiera. Proprio così, come un giorno si compiacerà del suo Figliuolo diletto, mentre sarà coperto dell'umiliazione del Battesimo ed in profonda preghiera sulle sponde del fiume Giordano. La Vergine visse abitualmente nel totale distacco di tutte le cose, nel genuino spirito evangelico di povertà, praticando eroicamente quella beatitudine che il Divino Maestro avrebbe un giorno proclamato al mondo: « Beati i poveri di spirito, perchè di essi è il regno dei cieli». S. Paolo raccomanda lo spirito di povertà con insistenza, dicendo: Quando abbiamo gli alimenti e di che coprirci, stiamocene contenti; arricchiamoci, invece, dei beni eterni del Paradiso; poichè nulla abbiamo portato in questo mondo, e, senza dubbio, nulla potremo portarci dietro in punto di morte. Sia pur lunga la nostra vita terrena, ma verrà certamente un giorno, in cui dovremo confessare con Giobbe: « Il mio spirito si consuma, i miei giorni finiscono, e non mi resta altro che il sepolcro». Ecco perciò il ministro Francesco Borgia ed il corteggiato Francesco d'Assisi, che si votano eroicamente alla povertà e la chiamano sorella. Ecco l'esempio di tanti santi, che abbandonano ogni cosa, per seguire generosamente l'invito del Divino Maestro: « Va', vendi quanto hai, dàllo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi». Meditiamo queste consolanti parole di Gesù: « Non siate troppo solleciti per la vita vostra, di quel che mangerete, nè per il vostro corpo, di che vi vestirete. La vita non vale più del cibo, e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli dell'aria: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il vostro Padre Celeste li nutre. Or non valete voi più di loro?... Guardate come crescono i gigli del campo: non faticano, nè filano; eppure vi assicuro che nemmeno Salomone, con tutta la sua gloria, fu mai vestito come uno di loro. Or se Dio riveste in questa maniera l'erba del campo, che oggi è e domani vien gettata nel forno, quanto più vestirà voi, gente di poca fede? E non vogliate angustiarvi dicendo: Che mangeremo, che berremo, di che ci vestiremo? ...il Padre vostro sa che avete bisogno di tutto questo. Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saran date per giunta». 

 

FIORETTO. Viviamo col cuore distaccato dalle cose di quaggiù, e confidiamo nella Divina Provvidenza. 

 

GIACULATORIA. Madre del perpetuo soccorso, pregate per noi. 

 

ESEMPIO 
LA MADONNA DEI POVERI. A Banneux, uno dei paesi più poveri della diocesi di Liegi (Belgio), viveva nel 1933, in una piccola casa di legno, la numerosa famiglia dell'operaio metallurgico Giuliano Beco, sposato a Luisa Wegimont, dalla quale aveva avuto sette figliuoli. La primogenita, di nome Marietta, protagonista del nostro racconto, nata il 25 marzo 1921, era cresciuta senza ricevere un'educazione veramente cristiana. Il padre, travolto dalle correnti socialiste, aveva abbandonato da tempo i doveri religiosi e aveva coperto con un velo l'immagine del Crocifisso, appeso ad una parete della casa. La Madre doveva attendere alle necessità corporali dei figliuoli, e non aveva tempo di pensare alla loro anima. Marietta aveva raggiunto i dodici anni, e ancora non aveva fatto la Comunione. Triste la casa, ove non splende il raggio beatificante della religione cristiana! All'inizio del 1933, anno del giubileo della Redenzione, spuntò l'alba della grazia divina nella famiglia di Giuliano Beco. La sera del 15 gennaio, verso le ore 19, Marietta stava appoggiata alla finestra della cucina, attendendo il ritorno del fratello Giuliano. Le ombre della sera avevano nascosto ogni cosa. Fuori non si vedeva più nulla. La fanciulla continuava a fissare le pupille nel buio. A un tratto gridò: — Oh! mamma, c'è una donna nel giardino. Marietta aveva scorto nel cortiletto davanti alla casa, a pochi passi dalla strada, sollevata trenta centimetri da terra, la figura luminosa d'una giovane Signora, immobile, con la testa un po' china verso sinistra, le mani giunte, leggermente volte verso il basso, che la guardava sorridente. Chi era a quell'ora? La fanciulla pensò, contro l'incredulità della mamma, alla Madonna, e prendendo la corona del Rosario « recitò sei decine di Ave Maria, con l'occhio che non sapeva staccarsi da Colei, che illuminava la sua povera mente». Tentò di uscire di casa, per avvicinarsi alla Signora che la invitava, ma ne fu impedita dalla madre. Quando tornò alla finestra, la visione era scomparsa. Qualche giorno dopo, verso le sette di sera, Marietta, spinta da forza misteriosa, uscì all'aperto, si fermò al limite del viottolo che conduceva al cancello sulla strada, e, inginocchiata, cominciò a pregare. Giuliano Beco aveva seguito i movimenti della figlia, commosso e meravigliato del suo atteggiamento estatico. Cercò di richiamarla alla realtà. Inutilmente! Corse alla canonica, per avvisare il Parroco, ma non lo trovò. Chiamò allora un amico, e, mentre i due uomini si avvicinavano alla casa, Marietta si alzò, dirigendosi verso la strada provinciale. Alla domanda del padre, rispose con dolcezza: — Essa mi chiama — e, seguendo l'invito della bella Signora, vestita di luce, percorse lentamente la strada, fermandosi ed inginocchiandosi tre volte, per recitare alcune « Ave Maria». Finalmente sostò ai margini della strada, presso una piccola sorgente. La Signora parlò: — Questa sorgente è riservata per Me. Affonda le mani. La fanciulla ubbidì prontamente e immerse le mani fino ai polsi nella sorgente ghiacciata, mentre la Signora le diceva in tono materno: — Buona sera, arrivederci! Marietta ripetè macchinalmente le parole, ritornò in sè e, accompagnata dal babbo, in preda alla più viva commozione, rientrò in casa. Quella sera stessa l'immagine del Crocifisso fu liberata dal greve panno che la nascondeva agli occhi della famiglia Beco. Il capo di casa compiva un atto di riparazione, inizio del suo ritorno alla fede cristiana. L'apparizione si ripetè, quasi nelle identiche circostanze, il 19 e il 20 gennaio, e nelle sere dell'11, 15, 20 febbraio, tra un discreto numero di testimoni. Nell'apparizione del 19 gennaio Marietta domandò: Chi siete, Signora? La risposta non si fece attendere: — Io sono la Vergine dei Poveri! Ecco un nuovo titolo, che suscita nel cuore degli umili, dei diseredati dall'umana fortuna e dai beni della grazia divina, un sentimento d'illimitata fiducia in Colei, che il popolo cristiano invoca: Consolatrice degli afflitti, Rifugio dei peccatori, prega per noi! 

 

(Tratto dal libretto "LE INTENZIONI E I FRUTTI DEL SANTO ROSARIO" - Sac. A.Monticone - 1952)

 

 

 

 

 

 

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